“Tendono all’infinito senza raggiungerlo mai”: non sembra essere un male se si guarda alla parabola ascendente degli Scisma, storico gruppo anni ’90, tornato a riempire i club di tutta Italia per l’uscita di “Mr. Newman”, EP appena sfornato dalla Woodworm label.
I vertici della formazione sono sempre gli stessi: Paolo Benvegnù, Sara Mazo, Giovanni Ferrario, Michela Manfroi, Bepe Mondini e Giorgia Poli. Fin dalle prime note con “Good Morning” gli Scisma dimostrano una “simmetria” mai sbiadita, segno distintivo delle band di alta classe o d’altri tempi se si vuole adottare un registro nostalgico, anche se di nostalgico c’è nulla durante tutto il live. Il pubblico è quello affezionato, incuriosito e appassionato delle grandi occasioni per un club come il Monk che si conferma tra i migliori della Capitale in fatto di acustica.
Non c’è spazio per i monologhi o per captatio benevolentiae per artisti che si appropriano sin da subito del palco sprigionando energia pura ma allo stesso tempo voglia di intimità, di tornare a casa, di dare sfogo a quel senso di appartenenza di persone prima che di artisti, più maturi, completi e pronti a raccogliere nuove sfide.
Si susseguono così uno dopo l’altro brani storici della band come “Troppo poco intelligente”, “Tungsteno”, “L’equilibrio” o “Rosemary Plexyglass” fino ad arrivare al fatidico ma non scontato bis finale che saluta il pubblico con “Simmetrie” e “L’universo”.
Due voci agli antipodi quelle di Benvegnù e Mazo, ma totalmente asservite al principio di compensazione: dove si vola su note leggere si mette il punto con tonalità più “reali” ma ugualmente sensuali. Ogni brano si propaga su un tessuto musicale creato su misura da basso, chitarre, tastiera e batteria che si dimostrano sarti eccezionali e complici.
Che gli Scisma abbiano ancora molto da dire o meno, hanno avuto il merito di ricordare al panorama “indie” contemporaneo che in Italia il rock è esistito: in tempi non troppo remoti, dove l’unica legge in vigore era quella della sperimentazione e della passione.
Francesca Ceccarelli
Si ringrazia per le foto Danilo D’auria: www.danilodauria.it