I limoni sono un agrume, sono dei baci particolarmente intensi, sono il titolo di una poesia di Montale, e sono anche il nome d’arte di un cantautore ferrarese che ha da poco pubblicato il suo ultimo singolo dal titolo Brucia la stanza. Limoni scrive e tiene concerti sin dall’età di 13 anni. Ha una formazione classica, ha militato in diverse band della scena alternative, e a partire dal 2017 si è convertito all’indie. Brucia la stanza è stato pubblicato per Visory Indie con la produzione di Sugar Teddy e il management di Kovoò Agency. Ne abbiamo parlato con Limoni:
Ciao e grazie per averci concesso questa intervista. Limoni: come un agrume, come una famosa poesia di Montale… perché hai scelto proprio i limoni per rappresentare la tua identità artistica?
Ciao e grazie a voi! Giustissima osservazione: come Montale con I Limoni voleva prendere le distanze da una poesia che sublimava esasperatamente il suo oggetto, ho scelto un nome che mi potesse far sentire più vicino alla realtà che canto e di cui scrivo. Limoni perché è innanzitutto una parola su cui si può giocare molto: i limoni sono un bacio intenso, sono un agrume acido, che tendenzialmente ci procura smorfie di disgusto, ma che diventa valore aggiunto se utilizzato nel modo corretto e nella giusta ricetta. Un po’ come la vita che, nonostante le sue sfumature più acide e buie, se privata di queste sfaccettature forse non varrebbe nemmeno la pena di essere vissuta.
Ci hai raccontato che dall’alternative ti sei convertito all’indie. Come è avvenuta questa transizione e in che modo ti rappresentano questi due mondi?
Ho sempre ascoltato molta musica inglese e americana sin da bambino e mi sono calato in quel mondo, che con il passare del tempo però sentivo appartenere ad un altro universo. Perciò ho cominciato a ricercare qualcosa che potessi sentire più mio, che mi permettesse di raggiungere una maggiore espressività: ho preso la decisione di rivoluzionare me stesso dal punto di vista artistico. In questa scelta un ruolo primario è stato svolto da Alice, un’amica molto speciale che anni fa ha cominciato letteralmente a bombardarmi con musica indie e mi ha fatto innamorare di questo mondo. All’inizio non la sopportavo, ricordo che in macchina mi tappavo le orecchie e le urlavo “Spegni sta roba!”, ma la perseveranza alla fine ripaga! Devo tantissimo a lei.
Quanto c’è di personale in “Brucia la stanza”?
Tanto, direi tutto. In tutto quello che scrivo è costante la componente autobiografica: certe cose per essere scritte necessitano di essere vissute. “Brucia la stanza” è stata scritta per una ragazza con cui ho avuto un rapporto molto complicato, paradossalmente direi quasi esilarante. È nata come una canzone che descrive l’amalgama di amore-odio che scaturisce da relazioni di questo tipo, quando le emozioni sono così intense che si finisce per farsi del male. L’ho scritta nel bel mezzo della tempesta in cui ci trovavamo e alla fine la storia è andata esattamente come previsto dalla canzone!
Qual è secondo te la situazione ideale per ascoltare questo tuo pezzo? Da soli di notte in una stanza, in compagnia in riva al mare, riflettendo bloccati in mezzo al traffico…
Non penso esista una situazione ideale per ascoltare una canzone: il bello penso sia che pur essendo sempre uguale a sé stesso, un brano infonde emozioni differenti per ogni persona e in diversi contesti. Ci sono momenti in cui sono giù, la ascolto e cado ancora più a fondo e altri in cui mi infonde la sensazione di avere una sorta di nucleo luminoso dentro al petto. Certo, spero di aver fornito una buona arma a chiunque voglia dichiararsi ad una bella ragazza in riva al mare! L’unica vera raccomandazione che mi sento di dare è di provare a godersela in compagnia di un buon vino rosso!
Abbiamo saputo che i tuoi produttori ti definiscono “un incubo” a causa della maniacalità con cui affronti il tuo processo creativo. Hai voglia di raccontarci un aneddoto a riguardo?
Sì, in studio mi ritrovo in uno stato di ipervigilanza verso ogni minimo dettaglio che mi rende veramente insopportabile! Una volta, durante le registrazioni di un brano in studio con Sugar Teddy, gli ho fatto sistemare una frase per un’ora dopo che si incideva dal mattino e quando tutto sembrava perfetto gli ho detto “No Enri, continua a non piacermi ‘sta frase. Ma in realtà non mi piace come ho cantato in generale: ri-registriamo tutto”. Lui è stato immobile per cinque secondi, poi ha preso la bottiglia d’acqua che aveva di fianco alla postazione, me l’ha tirata ed è uscito! Ovviamente poi è rientrato ma gli è toccato registrare tutto daccapo!
Quali sono i tuoi progetti futuri e come speri di continuare a crescere?
Ho parecchi singoli pronti da rilasciare nei prossimi mesi e sono canzoni che mi piacciono molto, sono soddisfatto del lavoro svolto da quando il progetto ha preso forma. Mi auguro di continuare a crescere come artista in tutti i sensi, ma soprattutto di riuscire sempre a rinnovarmi, a dare sempre qualcosa di nuovo e di diverso in ogni brano. Spero anche di poter presto cantare a squarciagola tutti insieme dal vivo: ne abbiamo bisogno!