– di Angelo Andrea Vegliante –
Mentre scrivo la recensione di “Magmamemoria”, il nuovo disco di Levante, il mio stato d’animo sta amalgamando due considerazioni agli antipodi tra loro: la prima di totale ironia, mentre la seconda è rivolta a un’introspezione professionale. Il caso ‘ilare’ è abbastanza semplice, si basa tutto su un lapsus: sono giorni che confondo il titolo del nuovo disco di Levante, e millanto in giro che “sto per buttare giù due righe sul nuovo lavoro di Levante intitolato magnamemoria”. So’ romano, abbiate pazienza. Da questa situazione tragicomica, però, potrei averne tratto qualcosa di pertinente. Perché, di fatto, il quarto album di Claudia Lagona è un imponente fiume di coscienza che si ciba dei propri ricordi, un po’ per passione un po’ per malinconia.
L’altro aspetto, invece, quello più caustico, è nato a seguito di una discussione avuta con un amico sulla musica, divisa tra un punto di vista artistico e sociologico. Un dibattito durato praticamente una mattinata che mi ha donato svariati spunti di riflessione, fagocitati ed elaborati, e che vorrei provare ad applicare alla nuova opera di Levante. Cominciamo.
Innanzitutto, il mio magnamemoria è un fraintendimento da idioti che nasconde un fondo di verità. “Magmamemoria” è un ricco percorso di ricordi by Claudia, più che by Levante. Abbandonato completamente il velo del pop che negli ultimi anni circondava alcune delle sue hit, l’artista siciliana scommette sulla propria capacità di scrittura, confluendo nella dinamica del cantautore tipico, realizzando così melodie e accordi più dolci e meno frenetici, con il chiaro intento di riaprire la propria enorme scatola dei ricordi. Una scelta condivisibile e apprezzabile, soprattutto perché i 13 inediti sono particolarmente empatici e capaci di creare un filo d’interazione con l’ascoltatore.
Sicuramente, la malinconia è la chiave di volta che sorregge l’architettura del disco. Ma tale connotazione è costellata di numerosi dettagli che Levante non ha timore di esporre e mettere a nudo. Il leitmotiv sull’amore c’è, è presente prepotentemente in “Reali”, “Questa è l’ultima volta che ti dimentico” e “Rancore”. Titoli che, nel loro ordine d’apparizione, ricordano un po’ un cammino di accettazione personale, fatto di sbagli, scelte, vittorie e sensibilità. Un modo di prendere coscienza tipicamente umano, grazie al quale la propria memoria – tanto cara e trattenuta per lungo tempo – viene liberata, a volte anche attraverso una leggera esplosione (“Lo stretto necessario”).
Tuttavia, c’è dell’altro a dare corposità all’opera. “Magmamemoria” contiene brani capaci di esistere di vita propria, senza troppo legarsi agli altri inediti. “Bravi tutti voi” è apprezzabile per il noto e pregevole gioco d’ironia dell’artista, ad esempio. In “Andrà tutto bene”, invece, ritroviamo quello spirito ardente che la stessa Levante ha espresso più volte in altre produzioni. “Hai perso il desiderio della rivoluzione”, tra l’altro, è una frase densa, semplice e fottutamente chiara da colpirti dritto nella testa e nel cuore – in ogni livello possibile insomma.
La versione Claudia Lagona di Levante ci piace e ci convince. Siamo a contatto con un disco dalle geometrie artistiche e musicali incredibili, che puntano verso la direzione più umana dell’espressione musicale. Riuscire a far collidere questi due aspetti, sfruttando le metriche del cantautorato – non proprio semplici da giostrare e produrre di questi tempi – è ormai un compito arduo, ma Levante supera quest’esame a pieni voti. Complimenti.
Ps: “Arcano 13” è una meraviglia di brano: è reale, concreto, intimo ed emozionante. Ascoltatelo, non ci sono altri consigli da consegnare in merito.