Esce venerdì 7 maggio 2021 “Saturday Night”, il nuovo singolo del progetto solista di Luigi Segnana [lessness], che ci avvicina sempre di più alla pubblicazione del suo nuovo album, dal titolo Void, in uscita a settembre. Un nuovo mondo che sarà presto svelato, e già anticipato dal recente EP V. [to the hearts that ache], nato durante il complicato periodo del lockdown, nel corso del quale Luigi Segnana, in mancanza del suo basso (fatalmente in manutenzione), ha sperimentato nuove sonorità minimaliste indirizzandosi verso l’uso di strumenti acustici (chitarra acustica, violoncello, pianoforte).
«Il tema della canzone riguarda quanto, a volte, ci sia assoluta perfezione in un momento. Una totale sublimazione emotiva che avviene in un momento perfetto in un posto perfetto e con la persona perfetta. Un istante sublime: se davvero si dovesse morire tanto varrebbe farlo all’apice di quel preciso istante di totale perfezione.» (Luigi Segnana)
Ecco cosa ci ha raccontato!
Da cosa deriva questo cambio di sonorità?
Il cambio di sonorità deriva in buona parte dalla casualità. Una casualità ragionata in bilico tra l’amore per il superfluo e la paranoia del necessario. Dopo l’uscita del disco Never Was But Grey mi è stato di chiesto di fare qualche live acustico. L’ho fatto senza troppe riflessioni e mi sono divertito. Da questo semplice fatto casuale, ho riscoperto un modo di fare musica che, a posteriori, ho capito che mi mancava. L’utilizzo di strumentazione acustica, classica e spogliare le canzoni da tutto il superfluo è stata una bella epifania. Successivamente, complice il lockdown ho cominciato a lavorare ad un Ep con una rivisitazione di alcuni pezzi in chiave acustica e mentre ero impegnato nelle registrazioni sono cominciate ad uscire così, dal nulla, una serie di nuove canzoni che esigevano un arraggiamento acustico, leggero. Minimalista.
Il lockdown ti ha dato modo di ricominciare? E cosa?
Sì ho ricominciato a suonare con strumentazione acustica e classica ridisegnando gli arrangiamenti di vecchie canzoni e minimizzando quelli delle canzoni nuove. Una sorta di rinascita.
Cosa ti hanno lasciato dietro le tue formazioni precedenti?
L’amore per la sambuca un fegato esausto e tante belle esperienze di “campo”. Ogni concerto fatto, ogni canzone registrata, ogni viaggio sono stati fondamentali per la mia formazione artistica, culturale, umana. Non posso che esser grato per le persone che ho conosciuto, che ho amato, odiato, dimenticato, evitato e abbracciato.
Quando hai capito che avresti dovuto iniziare un nuovo percorso solista?
Quando ho capito che non avevo niente di meglio da fare. Cerco di spiegare meglio: non ho mai programmato lo scrivere canzoni o la registrazione di un disco. Come in molte delle cose che mi succedono o che sono successe, tutto nasce dall’essere aperto a nuove esperienze e dal puro e semplice caso. In questo ambito, quello musicale, pensavo di aver chiuso il mio percorso con la fine della mia esperienza con Casa del Mirto, invece dopo un periodo di pausa la voglia di suonare è tornata e anche la voglia di registrare. Penso si possa dire che sono state le canzoni a chiamarmi di nuovo in causa, io non ero alla ricerca di niente ma qualcosa ho trovato.
Per spiegare meglio questo concetto riporto un racconto breve (un po’ di buona letteratura male non fa), la cui ultima riga è quella che spiega la mia personalità in questo campo: lascio che le cose mi succedano attorno e ne sono parte attiva solo relativamente. Da Viaggi, di Julio Cortázar:
I famas fanno un viaggio, le loro abitudini, quando si fermano a dormire in una città, sono le seguenti: un fama va all’hotel e prudentemente vuol sapere il prezzo della camera, rendersi conto di persona della qualità delle lenzuola e del colore dei tappeti. Il secondo va al commissariato e stila una dichiarazione sui beni mobili e immobili dei tre, e fa anche l’elenco del contenuto delle loro valigie. Il terzo fama va all’ospedale e prende nota dei medici di turno, nonché delle loro specializzazioni. Finite queste incombenze, i tre viaggiatori si riuniscono nella piazza principale della città, si comunicano le rispettive osservazioni, ed entrano in un bar a prendere un aperitivo. Prima però si prendono per mano e fanno un girotondo. Questa danza è detta «allegria dei famas». Quando i cronopios fanno un viaggio, trovano tutti gli alberghi al completo, i treni partiti, piove come Dio la manda e i taxi non li vogliono far salire a meno che non siano pronti a farsi spellare vivi. I cronopios non si scoraggiano perché credono fermamente che queste cose capitino a tutti, e prima di andare a dormire si dicono l’un l’altro: «Ma che bella città, una città proprio bella». E sognano tutta la notte che la città è in festa e che loro sono invitati a tutti i ricevimenti. Il giorno dopo si alzano allegri, ed è così che viaggiano i cronopios. Le speranze, sedentarie, si lasciano viaggiare dalle cose e dagli uomini, e sono come le statue che bisogna fare un viaggio per vederle perché loro non si disturbano.
Qual è il tuo perfetto sabato sera?
Qualche drink, un tramonto su uno specchio d’acqua qualsiasi, un concerto dei Cigarettes After Sex e tanto amore.
E adesso?
Tanto amore.