Leonardo Mucciante autore e compositore classe 1995, studente di Ottica e Optometria alla Milano Bicocca. il nuovo singolo si chiama “Sabato Nebbia”, uscito per la Manager e tutti giù parterre.
“Sabato Nebbia” è la confusione, quasi nauseante, durante il primo sabato passato dopo una visita a Roma: “La sensazione – dice Leonardo – è sempre stata quella di ritrovarmi a galleggiare in un oceano, con il mare mosso e il cielo totalmente grigio. La canzone prende forma proprio da questo”.
Abbiamo parlato con lui di questo viaggio in cui l’artista si ritrova a fare i conti con se stesso e in balia di una tempesta di emozioni e malinconia.
Ciao Leonardo, presentati brevemente ai nostri lettori
Ciao! Il mio percorso musicale nasce da ragazzino, circa 14 anni fa, con la prima lezione di canto. Da lì non ho più smesso di studiare e cantare. Con la mia associazione culturale ho suonato per circa 6 anni in vari locali. Questo mi ha permesso, oltre a suonare con la mia vecchia band personale (con cui avevo creato anche degli inediti), di fare una gavetta che mi ha dato modo di migliorare, capire le dinamiche del palco e di capire come gestire le emozioni, così da non rimanere fregato rischiando di cantare male. Da circa 3 anni ora scrivo canzoni per il mio progetto solista, continuo a studiare chitarra e pianoforte.
Ti va di farci un excursus sul tuo pezzo “Sabato Nebbia”?
“Sabato Nebbia” nasce 5 anni fa dopo una visita a Roma, in cui una persona che pensavo di conoscere tutta d’un tratto è cambiata drasticamente.
Ascoltando il pezzo si può dire che si riferisce chiaramente a tutta una scena synth-pop. Ci parli della produzione musicale? Com’è nato il brano?
Il brano è nato con l’idea degli anni ‘80. In quel momento ascoltavo tantissima musica di quegli anni, infatti ho preso come riferimento proprio “Streets of Philadelphia” (che anche se è uscita nei primi anni ‘90 ha forti richiami agli anni ‘80) di Bruce Springsteen e “I’m still standing” di Elton John, in questo caso invece per la dinamica del brano. In seguito è venuta la produzione in cui ha collaborato un mio amico e bassista degli ormai ex I Geometri.
Cosa pensi ti contraddistingua dai tanti artisti in scena? Quali sono i tuoi punti di forza?
Non saprei dirlo da solo. Dal canto mio apprezzo e ascolto tantissima musica, di qualsiasi genere. E forse la mia sensibilità, che è solo mia. Ma questo vale per tutti. Quindi sta alle persone che possono paragonarsi a me. Tutte sono ben volute, a braccia aperte.
Quali invece i punti di debolezza su cui sei consapevole di dover lavorare?
Sicuramente devo migliorare sulla capacità di scrivere testi. Fino ad adesso sono stati tutti viscerali, presi dal momento. Devo riuscire a convogliare questi pensieri con respiri più lunghi, in maniera tale da dare più senso al tutto rendendo così giustizia ad ogni cosa che dico e suono.
Oggi si lavora più con i singoli che con i dischi, che parere hai a riguardo?
Io apprezzo molto il fare solo singoli. Permette di dare il giusto tempo ad ogni lavoro, la giusta fatica. Ma il disco è importante, infatti dà la possibilità di racchiudere tutto quello che si vuole dire, come se fosse un piccolo libro di poesie. In questo caso però in musica.
Differenze tra “Vieni con Me” e “Sabato Nebbia”?
il genere sicuramente è la prima differenza, infatti per “Vieni con me” ho scelto di fare una ballad, in grado di raccontare fotogrammi con la calma adatta, mentre per “Sabato Nebbia” vediamo una musica elettronica, costruita su synth e chitarre funky, in grado di dare ritmo al brano e rendere ballabile anche un testo come Sabato Nebbia. MI piaceva molto l’idea di questa contrapposizione.