• Di Giacomo Daneluzzo
L’entrata di Cristo a Bruxelles è un trio formato dai gemelli Eros e Marco Lisci, sardi d’origine e veneti d’adozione, cantante-chitarrista e bassista, e Claudio Ganassin, batterista. A novembre hanno pubblicato il loro primo disco, che porta il loro stesso nome, ispirato al capolavoro dell’espressionista James Ensor.
Registrato in casa a Rossano Veneto, affidato poi alle sapienti mani di Andrea Torretta, chitarrista dei Meganoidi, per il mix, l’album si rivela una delle uscite più interessanti della scena emergente. Le dieci tracce che lo compongono sembrano dar sfogo a un’energia incontenibile, che si esprime in un rock da un lato tecnico, quasi una continua prova di bravura, dall’altro aggressivo, martellante, incontrollato. E, accanto, dei testi piuttosto pessimisti, ma anche ironici e brillanti, con frequenti accenni alla storia dell’arte (si vedano le tracce L’entrata di Cristo a Bruxelles e Gaudí, dedicata al maestro del modernismo catalano), scanditi da una voce sofferente che anche all’interno della stessa traccia riesce ad adattarsi alle numerose variazioni (sgolandosi anche un bel po’, in certi punti) come si sente, ad esempio, in L’amaro, forse il pezzo più sperimentale del disco.
L’album è un esordio che incuriosisce per via delle molte contaminazioni, saldate dall’energia dirompente del gruppo, e che convince per la sicurezza di scrittura e composizione.