– di Assunta Urbano –
Il Monk torna al centro dei riflettori. L’occasione è Manifesto, il festival dedicato non solo al mondo dell’elettronica, dei suoni e della sperimentazione, ma anche a quello delle arti visive. Un evento di due giorni, il 26 e il 27 novembre, in cui si sono incontrati e mescolati linguaggi diversi.
Tanti gli artisti che si sono dati il cambio sul palco del Teatro, ovvero la sala più grande dello storico locale romano. I due appuntamenti hanno attirato numerosi fan in via Giuseppe Mirri. Rispetto alle precedenti edizioni, la capienza è stata adattata alle norme vigenti, ma il pubblico ha permesso alla manifestazione di segnalare sulla carta in entrambi i casi sold out.
Abbiamo partecipato alla seconda serata di Manifesto e vi raccontiamo cosa abbiamo visto con i nostri occhi, sentito con le nostre orecchie e vissuto con la nostra anima.
QUELLO CHE CI SIAMO PERSI VENERDÌ 26 NOVEMBRE
Tre i live che hanno colorato la Capitale nella serata di Manifesto di venerdì 26 novembre. Tra gli artisti c’è Nava, che si è fatta conoscere dal pubblico televisivo alle ultime auditions di X Factor. Nel corso della sua esibizione, l’iraniana ha presentato il suo concept EP “Bloom”.
In programma, c’è poi Jolly Mare, insaziabile ricercatore musicale, con il racconto del nuovo lavoro “Epsilon” e con il suo ritmo cosmico.
Senza dubbio, l’ospite più atteso della serata è stato Alessandro Adriani, insieme al suo progetto audiovisivo Ignes Fatui. Il direttore della Mannequin Records e tra i resident dj del leggendario Berghain di Berlino è stato accompagnato dai visuals curati dall’artista Imaginaria (aka Paulina Greta).
[a partire da sinistra in alto: Go Dugong, Nava, Populous, Whitemary]
QUELLO CHE ABBIAMO VISSUTO SABATO 27 NOVEMBRE
Se venerdì abbiamo perso la serata più sperimentale, sabato abbiamo recuperato con una piacevole riscoperta.
Il pubblico sembra essere stato interessato soprattutto all’esibizione di Populous, in conclusione del festival. Il producer, orgoglio salentino, ha travolto i presenti con la sua energia. Tra i brani, c’è stata anche “Tom Ford”, targata European Vampire.
Riscoperta, dicevamo. La prima a salire sul palco è stata Whitemary, presentando al suo pubblico alcuni nuovi brani che usciranno presto dalla sua casa 42 Records. L’artista, più degli altri, ha cercato di stabilire un contatto con gli spettatori. Alle sue spalle abbiamo rivisto i colori protagonisti delle sue copertine.
È il produttore e compositore Go Dugong, quello che abbiamo preferito sabato sera. La sua performance non è stato un semplice spettacolo, una qualunque esibizione, ma un vero e proprio viaggio. Ci siamo sentiti presi per mano e trasportati in un universo parallelo.
In questa speciale occasione, l’artista ci ha fatto conoscere il suo ultimo album “Meridies”, in cui ha rielaborato le tradizioni musicali della sua terra natale, Taranto. Al suo fianco Julie Ant ha trasformato perfettamente in immagini quei suoni.
Torniamo a casa, un po’ stanchi, felici di aver assistito allo show e sempre “randagi”. Come nel singolo di Go Dugong e Mai Mai Mai.
“MANIFESTO”, L’ELETTRONICA CHE ESISTE E RESISTE
L’elettronica è certamente la branca che più ha risentito dello stop causato dalla pandemia. Si tratta di una realtà, più che di una scena, che va necessariamente vissuta e compresa dal vivo.
Gli ultimi due anni, però, non hanno fermato né gli artisti né gli ascoltatori. Si è avuto tempo per riflettere sulla vera qualità della musica e il ritorno è stato ancora più interessante.
Parlare di elettronica in Italia è difficile, perché non c’è una diffusa cultura del clubbing, come avviene in altre nazioni europee. Sarebbe bello, invece, che se ne discutesse di più, che si potesse dare una nuova luce ad un panorama schiacciato dai tradizionalismi obsoleti a cui è legato il nostro Paese.
Dovrebbe essere ritenuto indispensabile costruire e ricercare spazi in cui questa realtà possa respirare e risplendere, sia nelle città più grandi che nei posti più piccoli.
Tornare dopo due anni è stato importante per riscoprire, ancora una volta, che anche qui, molto più di altri generi musicali e mode temporanee: l’elettronica esiste e resiste. Accade in maggior parte perché pone alla sua base la sperimentazione e la capacità di adattamento ai climi più ostili. E tutto questo e altro, Manifesto ce l’ha dimostrato.