– di Luca Boetti –
Il panorama indie italiano si è arricchito di un sacco di volti giovani e promettenti negli ultimi anni. Dopo che artisti come Calcutta, Lo Stato Sociale e i Thegiornalisti hanno avviato un processo di evoluzione (e conseguente selezione naturale) del panorama nostrano, sono spuntati come funghi una valanga di giovani artisti promettenti ed interessanti, che hanno dato vita ad una sorte di “fase 2” dell’indie italiano.
Nell’ormai vastissimo panorama indie spuntano quindi i Legno, una coppia di ragazzi toscani che tengono davvero molto alla loro privacy (eufemismo per dire che nessuno sa chi siano veramente, i due artisti si presentano sempre con i volti inscatolati in due forme di cartone). Cantano pezzi accattivanti, dai testi spensierati e adolescenziali, sempre accompagnati dalle immancabili melodie folk orecchiabili che contraddistinguono tantissimi artisti italiani nati dopo che si è abbattuta la meteora Calcutta. I Legno hanno totalizzato un botto di ascolti su spotify con molti dei loro brani più famosi, sono entrati in diverse playlist indie molto importanti e hanno chiuso anche delle collaborazioni interessanti. Dopo l’uscita di “Lato A”, loro ultimo disco, pubblicano “Lato B”, logica continuazione della loro precedente fatica.
Se siete fan dei Legno penso che “Lato B” vi soddisferà. Non si discosta da quanto finora il duo toscano ci ha fatto ascoltare, le atmosfere scanzonate e melodiche non mancano, così come i giochi di parole accattivanti nei testi. Il disco suona bene, ha dei ritornelli orecchiabili e si sente molto l’influenza generale del panorama indie attuale. Certo, non c’è nulla di troppo sperimentale o che magari strizzi l’occhio ad altri generi, però il duo ha provato ad allontanarsi un po’ dalla sua immagine di ragazzi impacciati e ha chiuso alcune tracce in modo piacevole, mettendosi molto più a nudo rispetto al passato.
Se, invece, avete superato i 19 anni e svegliarvi dopo una sbronza comincia a essere qualcosa di fisicamente insostenibile, forse questo album non è il prodotto più giusto per voi. Il disco mi ha dato un generale senso di omogeneità, senza avere dei brani che mi abbiano particolarmente colpito. Più che una logica continuazione di “Lato A”, “Lato B” sembra una sua scossa d’assestamento: i Legno sono ormai un gruppo maturo, con una fanbase parecchio consolidata, e si trovano pertanto nelle perfette condizioni per iniziare a sperimentare. Il flato evolutivo sembra però mancare, e se l’idea di base era semplicemente quella di splittare in due album un unico lavoro concepito in modo organico, sinceramente non capisco come questa potesse sembrare una grande trovata.
Venendo ai contenuti del disco, “Lato B” è un album che gira attorno ai temi dell’amore, delle relazioni, della convivenza, dei litigi, dello sfiorarsi sotto le coperte e in generale degli sbattimenti di coppia e della terribile condanna del “diventare grandi”. Posso capire che siano temi cruciali per degli ascoltatori di una certa fascia d’età, però il tutto banalizza il disco e lo rende facilmente dimenticabile, obliandolo fra le migliaia di produzioni artistiche che strizzano l’occhio alle nuove generazioni (ho peraltro il sospetto che i riferimenti ad un paio di serie tv molto popolari all’interno dell’album siano un blandimento strategico piuttosto che un genuino tributo artistico). Fa eccezione a questo discorso la traccia “Cose da fare”, secondo me la più riuscita e sentita di tutte. Molto bello il testo, con una profondità che quasi stona con gli altri pezzi, e che mostra coraggio nell’inserire in un album indie delle sonorità melodiche e orchestrali.
Come già detto, ai Legno è mancato il coraggio di evolversi e di lasciarsi alle spalle l’esperienza di “Lato A”, con l’idea di farne un seguito che all’inizio poteva sembrare vincente, ma che a conti fatti da più che altro una sensazione di stucchevolezza. Sperando che i Legno non saltino fuori, fra un annetto, con un “Lato C”, ma che invece decidano di dare una svolta creativa alla loro carriera artistica, attendo con ansia i loro futuri lavori.