– di Ilaria Coppola –
Le Cose Importanti è una band che nasce a Latina da Giada Sagnelli (voce) e Ylenia Procaccioli (chitarra), a cui si aggiungono poi Alfonso Roscigno (basso) e Massimiliano D’Alisera (batteria). Dopo il grunge, lo stoner e il post punk, in questo nuovo progetto si incontrano in una nuova forma di cantautorato, più fluido e avverso alle definizioni. Veleno è il lavoro discografico con cui Le Cose Importanti debuttano il 22 novembre per The Orchard, anticipato dai singoli Sillage, Rami e tempesta, Quello che manca e la title track Veleno.
Veleno è il vostro primo album: che sensazioni avete in vista di questo debutto?
Io e i ragazzi siamo molto agitati ed emozionati, sia perché ci abbiamo impiegato molto tempo, per portare a termine il lavoro, sia perché speriamo possa essere ascoltato da più persone possibile, soprattutto visto che oggi è molto complicato arrivare a tante persone da soli. Diciamo che c’è fermento e agitazione nell’aria.
Che cos’è il Veleno a cui fa riferimento il titolo?
L’album prende il nome di Veleno in quanto si tratta di un contenitore di malessere, di tante sensazioni “pesanti”, di depressione e di disforia. Tutto ciò che ho vissuto negli ultimi anni è racchiuso in questo disco. Abbiamo deciso di chiamarlo così proprio perché il veleno ti intossica e ti porta a stare male e a morire, nel peggiore dei casi. È un concentrato di sensazioni negative. Come un mandala, abbiamo lavorato tanto per crearlo e facendolo uscire è come se ce ne liberassimo. È come se ci liberassimo di un peso.
C’è un modo per non farsi avvelenare completamente?
Affrontandolo e vivendolo finché non si raggiunge il fondo, da cui puoi solo trovare la forza per spingere e risalire. Il dolore secondo me va affrontato, per poi ritornare a vivere in modo diverso.
Quale fattore, secondo te, dovrebbe motivare le persone a “risalire”? E qual è stato, nel tuo caso?
Nel mio caso è stato rendermi conto che, nel momento in cui ho toccato completamente il fondo, molte persone avevano bisogno di me ma io non c’ero più. Quindi ho pensato: «Perché devo privare loro della mia presenza? E perché privarmi io di cercare bellezza dove ora vedo solo negatività?». È stato un percorso molto lento, che mi ha portato a vedere del buono in qualsiasi cosa. Per gli altri non posso parlare, è un qualcosa che ognuno deve vivere per uscirne nel modo più giusto per se stesso. Ognuno, alla fine, affronta il dolore in modo diverso.
Però, ascoltando le tracce, mi sembra che in qualche modo un consiglio venga dato: è come se si volesse incitare chi ascolta a lottare per la propria felicità. Sbaglio?
Si, in realtà è così. Bisogna lottare per le proprie battaglie, sicuramente.
In questo disco si parla della disforia di genere e del rapporto con il proprio corpo: perché è importante parlarne?
Secondo me parlarne è importantissimo perché si tratta di una cosa vicina a tutti noi. Ci sono tante persone che vivono queste situazioni e che non ne parlano, non sanno come affrontarle. Ed è giusto che anche chi non le vive si avvicini a questo tipo di argomento per aiutare chi ha intorno, anche solo semplicemente per capire se una persona si trova in difficoltà. Sicuramente rispetto a prima se ne parla molto di più e questo è positivo: è per questo motivo che anch’io ho avuto la possibilità di capire che cosa stessi effettivamente vivendo. Se non se ne fosse parlato forse non avrei mai compreso quello che stavo vivendo, né come affrontarlo.
Che tipo di reazioni emotive vi aspettate di suscitare con questo album?
Questa è sempre una grande incognita! Mi piace pensare che, non basandosi solo su ciò che il disco racconta, ogni persona possa ritrovarsi nelle nostre canzoni nel modo che preferisce. Chi lo ascolta magari non sa di cosa parla nello specifico e magari ci si ritrova nonostante tutto, per un amore o per un momento della vita particolare. Quindi direi: sensazioni ed emozioni – spero – positive, ma laddove dovessero esserci quelle negative è anche giusto che sia così, perché vuol dire che siamo andati a “stuzzicare” qualcosa o qualcuno. È giusto creare movimento e discussione, perché si tratta di un argomento di cui è necessario parlare.
Avete avuto già dei feedback da parte di persone che hanno ascoltato il lavoro?
Si, soprattutto dalle persone più vicine a noi, quelle che conoscono il progetto e fanno parte delle nostre vite. È piaciuto a tutti, per ora, nessuno si aspettava questo genere di lavoro perché è un sound completamente diverso da quello iniziale.