Una conclusione coi fiocchi per quello che verrà ricordato sicuramente come uno degli eventi di punta dell’estate ciociara e non solo, il LazioWave Festival, che dal 25 giugno al 4 luglio ha proposto quotidianamente concerti di altissima qualità all’interno della Villa Comunale di Frosinone.
ExitWell ha seguito per voi le 3 date conclusive della kermesse, con nomi del calibro di Morgan, Marlene Kuntz e Alessandro Mannarino.
2 Luglio: La solitudine dell’artista anarchico, il teatro musica di Morgan
Che sia una sorta di timore reverenziale o vera paura dell’inaspettato, quando c’è sul palco Marco Castoldi, in arte Morgan, non si è mai tranquilli. Il cantante milanese, frontman degli ormai leggendari Bluvertigo racchiude in sé un’arte ormai quasi scomparsa, quella di spiazzare. Anche nella tappa Frusinate per il LazioWave non è da meno. Inizia tutto con due ore di ritardo colmate da un Djset elettronico affidato a Megaherzt: tra tributi ai Kraftwerk e sonorità techno si attenua la tensione per un’attesa un po’ troppo “accademica”.
Ma poi finalmente arriva, con grande piacere del pubblico e distensione della stessa band, basso e fagotto di Marco Santoro, chiamata a sorvegliare e accompagnare Morgan in una performance che si presenta sin da subito come un semplice concerto. Il racconto della propria vita a partire dall’infanzia e invettive contro i protagonisti dello showbiz, passando per il talent X-Factor che tanto ha dato all’artista ma tanto ha tolto alla persona come lo stesso Morgan conferma.
È uno spettacolo narrativo dunque, in cui il personaggio vissuto si unisce alla persona creando un’osmosi con il pubblico in cui Morgan si mette a nudo e riesce a conquistare la simpatia del pubblico non solo grazie a interventi pittoreschi ma calzanti, ma soprattutto grazie alla sua musica che avrebbe forse dovuto fare capolino più spesso durante l’esibizione.
“Anarcoide e proletaristico”, Morgan si autodefinisce “un genio” e a sentirlo suonare non si può negare questa affermazione: seppur con i suoi difetti (che lo rendono unico) riesce a trasmettere tale enfasi e trasporto in quello che canta che passa in secondo piano la stonatura o la digressione fuori luogo. Tra le parentesi musicali le più coinvolgenti “Destino cattivo”, la hit dei Bluvertigo “Sovrappensiero” e un accenno di cover omaggio ai Duran Duran, Notorius, suonata con l’organo.
Alla fine quello che si aspetta arriva: il mattatore, l’estroverso, l’indefinibile Morgan c’è. Lui vola, non vive: non è questo quello che fanno i grandi sognatori? Perdonargli qualche gaffe diventa allora più facile. “Sovrappensiero è arrivata una primavera, si va a un concerto e ci si perde”.
3 Luglio: Marlene Kuntz, unici si diventa
Il LazioWave decide di fare un grande regalo al pubblico ciociaro segnalando nella line up uno dei gruppi più influenti del rock in Italia dagli anni Novanta a oggi: i Marlene Kuntz. Una grande occasione che non è stata giocata però al meglio lasciando il pubblico inizialmente interdetto: per fortuna a sanare le perdite c’era il talento unico di Cristiano Godano e compagni, animali da palcoscenico e soprattutto gran professionisti visto che hanno lasciato la parola agli organizzatori per giustificare un inaspettato ritardo di ben tre ore sulla scaletta.
Il trio di Cuneo nato ormai nel lontano 1987 sale sul palco dopo la mezzanotte, cercando di riguadagnare l’attenzione dei fan, basta poco: poche note e la “festa del cazzo” si trasforma in una meravigliosa “Festa mesta”. Protagonista assoluto della scaletta è l’album storico della band “Catartica”, uscito il 13 maggio 1994 con grande successo di critica e pubblico, complice anche la produzione indipendente di nomi del calibro di Maroccolo e Ferretti.
Un rock alternativo così vicino al noise, nuovo e sempre attuale, tanto da rappresentare ancora oggi uno degli esempi di band di successo nel panorama italiano.
Nella tappa Frusinate Godano non si abbandona a troppi convenevoli ma decide di rispondere al pubblico inferocito dall’attesa come sa fare meglio, con la musica. E allora comincia la cavalcata sulle note di “Catartica”, accompagnato dalla chitarra con cui non solo suona ma sembra fare l’amore, in un amplesso che coinvolge il pubblico per più di due ore. Passano gli anni ma non l’energia, non la passione con cui i Marlene suonano: perfetti, calibrati e potenti, anche se l’impianto acustico è stato forse al di sopra della sopportazione in diversi punti del live. I Marlene suonano bene, non hanno bisogno di essere dopati dagli amplificatori.
“Festa mesta”, “Sonica”, “Lieve”, “Trasudamerica”, “Merry Xmas”, “Gioia (che mi do)”, “Mala mela”: una hit dopo l’altra scandisce la prima parte del concerto. A chiudere l’orgasmo rockettaro alcuni degli ultimi pezzi prodotti dalla band che congeda il pubblico con un simbolico brindisi, come a dire: “io e me siamo il meglio che c’è”.
4 Luglio: Gran finale con Mannarino: le “corde” della rivoluzione
Per un cartellone d’eccezione come quello del LazioWave 2015, non poteva che essere un nome del calibro di Alessandro Mannarino a chiudere le danze e congedare il pubblico ciociaro in questi giorni protagonista della kermesse ospitata nella Villa Comunale della città.
Il cantautore romano reduce ormai da anni di tour di grandi successi, ha scelto Frosinone come prima tappa del prossimo tour “Corde”, nato nel 2013, che girerà per tutta l’estate in tutta Italia.
Si tratta di uno spettacolo totalmente rinnovato in cui i brani più amati del repertorio del “Manna” vengono rivisitati dandogli delle vesti musicale totalmente rinnovate. “Quello che cercherò di fare – racconta Mannarino – sarà soprattutto far risuonare le corde profonde degli spettatori, attraverso quei suoni organici e vivi che escono fuori dalle vibrazioni dei legni e di chi li suona. Uno strumento biologico, come una chitarra, un tamburo o un violino, somiglia molto a un corpo umano, teme il freddo e il caldo, parla piano e urla forte, sa cantare a piena voce e sa anche sussurrare. Questi pezzi di legno, pelle, corde si incastrano bene con gli esseri umani e sono strumenti in grado di tradurre meglio di altri l’anima in suono”.
E quello di Frosinone è un inizio che non smentisce le aspettative: un sold out annunciato. Fin dal pomeriggio frotte di fan si accalcano sotto il palco per guadagnarsi il posto migliore: alle 22 lo show inizia ed è subito festa. Un impianto scenico da vecchia locanda che crea un’atmosfera intima ma intensa in cui pubblico e musicisti sembrano unirsi in un atto d’amore unico, quello per la musica.
Dai brani dell’ultimo album “Al monte” come “Deija” a quelli ormai entrati nel repertorio dell’artista come “Bar della rabbia” e “Serenata lacrimosa”: tutti interpretati con nuovi accorgimenti e sfumature inaspettate, tanto che a volte si spazia dal reggae alla techno senza scomporsi, senza avvertire alcuno stridore.
I musicisti sono al top, con il valore aggiunto di Lavinia Mancusi, violinista, tamburo e voce femminile che sembra cucirsi perfettamente con quella di Mannarino in una tela perfetta. Non è stato un concerto ma un atto di liberazione: un manifesto che promette un’altra grande rivoluzione firmata Manna & company.
Francesca Ceccarelli