– di Assunta Urbano –
Dopo il buon seguito che ha registrato la prima edizione (seicento iscrizioni per un totale di 1.250 artisti e cinque eventi dal vivo nel territorio regionale), torna LAZIOSound per una nuova storia da raccontare. Il contest si pone vari obiettivi e punta a sostenere la produzione, promozione, distribuzione e l’internazionalizzazione dei giovani musicisti under 35.
I concorrenti che avranno superato la prima fase si ritroveranno suddivisi in cinque categorie, differenti a seconda del genere musicale. Si spazia, infatti, da pop, fino all’urban, al jazz, all’elettronica e alla musica classica.
Il compito di giudicare le opere selezionate e inserirle tra i primi cinquanta finalisti, invece, spetterà ad una giuria d’eccezione, di cui fanno parte alcuni personaggi noti del nostro panorama musicale. Ad esempio, per la musica jazz ci sarà Mario Ciampà, direttore artistico del Roma Jazz Festival, oppure, per la musica elettronica è stato scelto Claudio Coccoluto, padrino del clubbing italiano.
Dopo questo primo step, sarà il pubblico tramite i voti online che potrà decretare invece chi saranno i dieci artisti più meritevoli. Il vincitore assoluto conquisterà la produzione professionale di un intero album.
Ma le sorprese non finiscono qui. Con lo scopo di valorizzare i giovani talenti musicali del territorio, gli artisti avranno la possibilità di esibirsi dal vivo nei programmi di festival importanti come il MEI (Meeting degli Indipendenti) di Faenza, Dominio Pubblico e format quali Spaghetti Unplugged e Smash.
Insomma, per LAZIOSound sembra essere tutto pronto e a riguardo abbiamo parlato con Davide Dose, founder di Spaghetti Unplugged e direttore artistico di LAZIOSound Scouting.
Prima di tutto, ci racconteresti cos’è LAZIOSound e che cosa rappresenta questa opportunità per i giovani artisti under 35 residenti nella Regione Lazio?
LAZIOSound è un programma della Regione Lazio che vuole sostenere e promuovere la musica degli under 35. La prima azione lanciata è quella di LAZIOSound Scouting, il contest scaduto il 25 novembre, e che vuole essere una grande call aperta a tutti i giovani musicisti della Regione, per tutti i generi musicali, dal pop all’indie, dal jazz alla classica, dal rap all’elettronica. Sono molto onorato di esserne Direttore Artistico: più che mai in questo momento c’è bisogno di supportare il talento artistico e creativo, offrire, a chi ha qualcosa da dire, occasioni concrete di promozione e valorizzazione.
LAZIOSound Scouting è una grande selezione che vuole scovare i migliori talenti ancora inespressi e fornirgli strumenti concreti di supporto e di promozione per la loro carriera.
Gli artisti verranno selezionati in una prima fase da una giuria di qualità d’eccezione (da Claudio Coccoluto ad Ainè, da Andrea Lucchesini ad Ice One), in una seconda fase dal pubblico, e a fine gennaio 2021 si terrà una finalissima live streaming dove tre finalisti per ogni categoria si contenderanno i premi finali.
Abbiamo fatto un lavoro incredibile insieme ad Andrea Lai ed Enrico Capuano (membri del comitato promotore), nonché a Lorenzo Sciarretta (delegato del Presidente alle Politiche Giovanili della Regione) e Luca Fornari (a.d. di ATCL), nel creare una rete di partner di assoluta autorevolezza per LAZIOSound e nel definire i premi del contest. Al contrario di come spesso accade, infatti, le premialità sono tutte attività concrete e durature a sostegno degli artisti, di grande qualità, e che forniranno vero sostegno e slancio ai vincitori nel loro percorso creativo e professionale.
Realizzeremo il disco del vincitore assoluto, e tutti i vincitori di categoria avranno un singolo prodotto in studio e un video; il lancio di questi lavori avverrà poi con il supporto di consulenti affermati lato stampa, media e comunicazione, con particolare attenzione al mondo digitale. Ci sarà spazio anche per una esperienza importante di formazione (LAZIOSound Campus), nonché per la diffusione internazionale della musica dei giovani artisti premiati.
Insomma ce l’abbiamo messa tutta, con passione e grande attenzione verso gli artisti, per definire un progetto che premi davvero il loro talento.
In questa realtà, si intrecciano varie scene capitoline divenute ormai “cult”. Tra queste c’è anche Spaghetti Unplugged, di cui sei uno dei fondatori. Che ruolo svolge un format come il vostro in una città come Roma?
Come dicevo, c’è un insieme di partner di eccezione che rappresentano esperienze di eccellenza a Roma e nel Lazio nei diversi generi musicali (la prestigiosa Accademia Filarmonica Romana, duecento anni di storia, per la musica classica, Roma Jazz Festival, quarantaquattro edizioni alle spalle, per il jazz, Spring Attitude, per l’elettronica e Smash, per il mondo urban, rap e trap).
Ci fa molto piacere come Spaghetti di farne parte, e in qualche modo in questo progetto rappresentiamo il mondo variegato del songwriting: dal cantautorato più classico, alla scena indie che abbiamo visto nascere ed evolversi, dal folk al rock, a tutti i modi di scrivere canzoni. I giudici della sezione Songwriting Heroes saranno Gianmarco Dottori, tra i promotori di Spaghetti Unplugged, e il grande Roberto Angelini che con le sue poliedriche esperienze saprà certamente cogliere il meglio tra le numerose proposte.
Spaghetti è stato e sarà un punto di ritrovo: uno spazio dove ascoltare nuova musica, dove provarla. Hanno scritto che Spaghetti è stata la “palestra della nuova scena romana”. Ecco credo che avere delle occasioni per provare, sbagliare, conoscere, confrontarsi, sia fondamentale per crescere, nella musica, come nella vita.
Spaghetti cerca di essere una possibilità di allenamento e scoperta, di divertimento ma anche di supporto per i giovani artisti. Il tutto con uno spirito allegro e inclusivo. Quando abbiamo iniziato nel 2013, si diceva che nessuno ascoltasse la musica dal vivo originale. Abbiamo dimostrato che centinaia di persone ogni domenica possono ritrovarsi con la voglia di scoprire e supportare anche artisti sconosciuti.
I luoghi fisici, gli incontri dal vivo tra le persone, sono motore delle città e dello sviluppo umano e artistico: soprattutto in questo momento così assurdo ci rendiamo conto di quanto siano importanti e di quanto ci manchino.
Sono state definite cinque categorie relative ognuna ad un genere musicale di riferimento, ovvero: jazz, musica classica, indie/folk/rock/pop, elettronica e rap/hip hop/urban. Per quale motivo avete deciso di creare questa divisione?
Di generi musicali se ne possono definire mille ma anche nessuno. Non amo le etichette e i paletti, soprattutto nelle cose artistiche.
Allo stesso tempo è indiscutibile che un giovane pianista che ama Mozart ha un approccio alla musica molto diverso da un producer che cerca di trovare il beat migliore, oppure un rapper, re delle rime, studia e lavora tutti i giorni su qualcosa di molto diverso da un sassofonista, che improvvisa su basi nu-soul.
Quindi con queste 5 categorie abbiamo cercato il miglior compromesso possibile per dare spazio a tutti e a nostro avviso per lanciare due messaggi.
Il primo è che tutta la musica ha pari dignità, e ogni genere musicale, se fatto con qualità e autenticità, va rispettato ed è portatore – seppure in modi diversi – di bellezza. È davvero apprezzabile che la Regione Lazio abbia voluto seguire questo approccio.
Dall’altro lato, il contest è una gara vera: e quindi è giusto dividere e fare le dovute differenze di stili musicali, in modo da poter confrontare le varie proposte, con cognizione, con il massimo rigore e competenza possibile.
Si è conclusa la prima fase di selezioni del contest. Cosa dobbiamo aspettarci dai concorrenti?
Te lo sapremo dire meglio dopo che abbiamo ascoltato tutto: ma sono certo che rimarremo sorpresi. In questi anni ho imparato ad aspettarmi cose incredibili da chi meno te lo aspetti.
Non sarà facile per le nostre giurie di qualità che avranno davvero un gran daffare: sono già arrivate tantissime proposte.
Un grande successo per la call, che ci lancia un bel segnale di voglia di esserci e di dire la propria da parte dei giovani musicisti della Regione.
Una domanda rivolta forse non solo agli organizzatori, ma anche agli artisti che entreranno presto ufficialmente in gara: è ancora importante oggi in Italia lavorare nel mondo della cultura e dell’arte?
Sono convinto che fare l’artista non sia solo un lavoro, ma anche un modo di stare al mondo, una identità.
Questo però non vuol dire che non bisogna dare dignità e tutela lavorativa a tutti coloro che a vario titolo si occupano di arte e cultura. Al contrario, oggi più che mai bisogna ricordare che occuparsi di arte e cultura è un lavoro serio e fondamentale.
È dimostrato che il “settore culturale e creativo” (così lo definisce il più importante studio fatto a riguardo dalla Commissione Europea) ha un impatto decisivo sui sistemi economici molto più di quanto immaginiamo.
Ed aggiungo: oltre all’economia, ha primariamente un impatto fondamentale e imprescindibile sul nostro modo di pensare, di pensarci, di parlare, di stare insieme, di essere… umani. Credo che l’arte sia la più alta forma di espressione della creatività e della capacità comunicativa dell’uomo.
È doveroso sostenere questo settore, è doveroso che a tutela di queste attività lo Stato intervenga dove il mercato da solo non ce la fa, ed è doveroso a mio avviso in Italia riformare il sistema normativo che lo regola: è antiquato e su molti aspetti incoerente.
Agli artisti e a chi vuole lavorarci mi sento di dire che sono settori complessi, e spesso difficili dove trovare spazio e successo lavorativo: ci vogliono tante idee, competenze eclettiche, stare al passo con i tempi e non smettere mai di imparare, tanta tanta tenacia, e certamente anche un po’ di fortuna. Un mix molto impegnativo, in effetti!
Ma io credo che sia una missione necessaria.