Laurino è un giovane cantautore e produttore originario di Verona, a soli 18 anni lascia la scuola e decidere di dedicare la sua vita alla musica. Le sue canzoni sono caratterizzate da una perfetta alchimia tra la sua forte personalità vocale e l’immediatezza dei suoni che ad ogni brano stupiscono e lasciano spiazzato l’ascoltatore.
A inizio 2020 pubblica Volume, il primo di una serie di singoli che lo porterà alla pubblicazione di un nuovo disco in autunno. Il 3 aprile è uscito il secondo singolo Buddha, marchiato XO La Factory, un brano con sonorità down-tempo e innesti elettronici, come il synth o l’hi-hat della drum machine. Il nuovo tassello di questo puzzle si chiama Funerale, in uscita il 29 maggio ed ecco cosa ci ha raccontato…
Come inizia il tuo rapporto con la musica e come è cambiato negli anni?
È iniziato a casa, ascoltavo i dischi e le musicassette che c’erano, da lì mi sono appassionato ai Talking Head, Pino Daniele e Lucio Battisti. Mi catturava il loro sound, avrò avuto quattro anni la prima volta che li ho ascoltati quindi non ci capivo molto a livello testuale, specie se in inglese. C’era qualcosa però che catturava tantissimo la mia attenzione e cioè il suono, le canzoni mi hanno tracciato una mappa (e ancora lo fanno) da questo punto di vista. Ho preso lezioni di batteria e chitarra a sei anni ma non studiavo una mazza così ho un po’ lasciato lì le cose della musica, le ho riprese in mano spontaneamente verso i tredic’anni e da lì ho cominciato a scrivere alcune cosette con la chitarra.
E niente, sto ancora scrivendo cosette con la chitarra!
Nonostante la giovane età, hai già avuto diverse esperienze nel settore, quali di queste è stata più significativa per il tuo percorso artistico?
Ti direi le audizioni di Sanremo Giovani. Ero nella lista dei selezionati con un pezzo che avevo fatto uscire con Universal al tempo, poi non passai. In realtà poco male, penso ora. Non mi piaceva molto la produzione del pezzo, era una cosa alla TheGiornalisti tipo e io la demo invece l’avevo prodotta come un pezzo che usciva dagli anni 70, sono entrambe su Spotify fra l’altro. E poi non mi vivevo bene la musica, era tutto iper costruito, non c’era spazio per sperimentare qualcosa di diverso. Questa cosa mi ha insegnato molto su quello che non voglio assolutamente dalla musica.
C’è stato un momento in cui sei stato deluso? Se sì, come hai reagito?
Sì ed è stato proprio il periodo in cui avevo un produttore ed ero sotto Universal. Ho reagito chiudendo i rapporti come meglio potevo e imboccando una strada che fosse più mia. Non mi interessa avere successo ad ogni costo, mi interessa scrivere canzoni che mi piacciono davvero.
“Funerale” è il tuo nuovo singolo, un viaggio introspettivo che sicuramente non deve essere stato facile per te. In che modo ti è servito ad analizzare e affrontare il rapporto con tuo padre?
Secondo me quando scrivi una canzone ti fai un po’ di terapia, sei in un flusso di coscienza che il quotidiano non ti permette. Nel caso di “Funerale” ho fatto un paio di versioni del testo ed è curioso perché non mi era mai successo. Nella prima versione ero molto incazzato, poi man mano che capivo cose e mi staccavo per guardare un po’ più dall’alto la cosa cambiavano le parole, cambiavano le frasi. Ed era tutto più allineato, non so come spiegartelo. Alla fine credo che come tanti sto solamente cercando un po’ di pace interiore. Scrivere canzoni (quando ne ho veramente bisogno) mi aiuta molto.
Che concetto hai della famiglia? Che ruolo ha nella tua vita?
La famiglia è una grande opportunità di amore e allo stesso tempo il luogo della catastrofe come diceva Carmelo Bene, anche se per lui era il luogo della catastrofe e basta. Nella mia vita la mia famiglia è mia madre, lo è sempre stata.
“Buddha” è il tuo precedente singolo, in questo caso hai usato l’espediente “spirituale” per parlare di una storia d’amore. Raccontaci come è nata questa canzone…
È nata in un momento di consapevolezza, ero stato lasciato dalla mia ragazza dopo tre anni di relazione e quando ho scritto “Buddha” ero nella fase di realizzazione del fatto che non potevo cancellare nulla e che avevamo combinato un disastro. Solo che non c’è tristezza nella canzone, c’è malinconia ma è quella buona, c’è molto più un senso di accettazione della cosa.
Dopo l’estate dobbiamo aspettarci da te un EP o continuerai con la pubblicazione di singoli brani?
Probabilmente pubblicherò un EP con un po’ di pezzi nuovi. Vorrei dargli un senso però, non vorrei una compilation di singoli. Sto scavando molto in questo periodo perché vorrei davvero provare a fare qualcosa di bello.