– di Lucia Tamburello –
“La canzone può e deve continuare a essere un potente strumento di indagine e chirurgia dell’animo umano, nonché un rinnovarsi di pulsioni affamate capaci di trascendere il ritmo debole del quotidiano”: quando si tenta di plasmare il suono basandosi sul modello delle emozioni possono succedere delle cose assurde come la realizzazione di un disco con una vistosa parte elettronica, ma paradossalmente acustico al tempo stesso.
Ibisco, con il nuovo album “LANGUORE”, asseconda solo parzialmente le attuali tendenze industrial del panorama musicale nazionale dando vita a sonorità nuove che si legano perfettamente alla sua poetica. Se “Seduci”, il singolo pubblicato il 5 maggio anticipando l’uscita del nuovo album, ha orientato le aspettative dei fan verso l’idea di un lavoro EDM, l’arrivo del disco ha spazzato via qualsiasi fantasia al riguardo. L’artista bolognese adotta un approccio totalmente nuovo alla scrittura viaggiando da un estremo realismo ad atmosfere oniriche. Si scrolla di dosso un bel po’ di synth da “Darkside Emilia” e “Nowhere Emilia” abbandonandosi parzialmente ai classicismi melodici italiani. Scompone gli elementi tradizionali del cantautorato per creare un modello sonoro inedito e moderno. L’unica pecca riguarda la linea vocale un po’ troppo comune a tutte le tracce che tende ad appiattire un lavoro complesso ed eclettico.
La traccia “Dentro, me” è un prologo azzeccato, l’esempio perfetto del dualismo che caratterizza “LANGUORE”: verboso, inizia piano e voce arricchendosi pian piano di archi e synth. Rimane sulla stessa linea anche il brano “Albanera” che strizza l’occhio al pop con un ritornello più energico e orecchiabile. La title track consiste una via di mezzo tra i due pezzi: pur seguendo lo stesso schema, rimane molto più morbida e distesa. “Vera” e l’ultima parte dell’album con “Dopah!” e “Jane finisce” si avvicinano alla vecchia guardia dark wave in modo originale evitando scimmiottamenti di band storiche.
Anche i testi confermano come Ibisco sia uno tra personaggi più interessanti della discografia contemporanea: sfrutta le storie di singoli personaggi per fare un quadro tutt’altro che banale del presente. Non si limita alle emozioni che muovono la scrittura dei suoi colleghi e/o predecessori, ma fa un’analisi accurata delle nuove paure dell’uomo moderno. Oltre che per la composizione e per la stesura dei versi, adotta una prospettiva innovativa anche per la loro stessa ispirazione. Ad arricchire ulteriormente questa caratteristica ci pensano immagini e parole semplici, ma raffinate, che non osano cedere il passo ad una retorica ampollosa. Crudo e ricco di critica sociale, va dritto al punto evitando slogan o argomenti già ampiamente affrontati. I pezzi un po’ più rumorosi come “Alcolixbenzina”, “K.O.E.” o la stessa “Seduci” si fanno leggermente più ermetici per lasciare spazio a dei suoni un po’ più egocentrici.
“LANGUORE” è un album che, attingendo da ambienti diversi, riesce a far compiere un passo in avanti all’intero ambiente pop italiano. Non abbandonandosi all’idolatria e seguendo una propria prospettiva sul mondo e sulla composizione, appare totalmente futurista. Parlare di avanguardia non appare più così astruso, se ci si sofferma su artisti come Ibisco, capaci di creare nuovi percorsi sonori sperimentali.