Siamo fiumi in piena, ma anche esperienze, anche modi di essere… siamo liquidi dentro questa terra malata, com’è l’acqua nel video di “Gaia”. Il titolo di questo esordio vuol dire molto e a molto lo relaziono, come al fiume di video che i Laboa hanno realizzato dal 2020 (oltre 170) per testimoniare che cosa significa essere davvero indie. Dalla loro un primo disco: “Fiumi”, autoproduzione che vede la luce lo scorso 24 novembre. Dalla loro un suono pop troppo italiano e indie per spiccare quel salto internazionale a cui le chitarre elettriche cercano ispirazione.
C’è una manteca inglese che fa da apripista ma per la verità è solo un verso a tanto altro che avrebbero certamente meritato e che forse potevano impegnarsi un poco di più per raggiungerlo: lo vedo quello step di bellezza, lo vedo ad un passo… È li e va solo preso. “Fiumi” in fondo è un Ep con queste voci soffuse, opache, emozionali. È un progetto che dalla sua non aggiunge e niente toglie a mille mila dischi italiani in bilico tra futuro e classicismo. Il decadimento non è solo ambientale ma spirituale… un disco che testimonia un tempo di transizione e di trasformazione personale.