“Preghiera violenta”, prodotto da Beta Produzioni, è il primo LP dei NOVAGORICA: un progetto alt-rock romano. Le dieci tracce che presentano la band parlano di amore e taedium vitae, temi che vengono accompagnati da sonorità che avvicinano il rock al pop, alle ballate d’amore e all’indie.
– di Martina Antinoro –
Come spesso accade, sarebbe riduttivo legare i primi album degli artisti ad un unico genere, soprattutto perché nelle fasi iniziali di ogni progetto musicale la sperimentazione è importante. “Preghiera violenta” è l’ennesima dimostrazione di ciò: anche se la maggior parte delle tracce contiene sonorità rock, sono presenti molti brani che hanno influenze pop, come “Cenere” e “L’ultima festa”, indie, come “Chimera”, oppure si avvicinano a ballate d’amore, come “Eloisa”. Il tutto accompagnato da un atteggiamento che definirei sfrontato (non nel senso negativo del termine), nella voce e nei testi. Proprio a partire da ciò, penso sia interessante porsi una nuova domanda sulla musica odierna: abbiamo ancora bisogno di classificare la musica in generi? Per quanto riguarda gli ascoltatori sicuramente questo è un ottimo modo per selezionare quali album o brani ascoltare, ma, in casi come quello dei NOVAGORICA, la categorizzazione “rock” rischia di ridurre la possibilità di arrivare ad un pubblico pop/indie che troverebbe interessante il loro disco.
“Preghiera violenta” non è un progetto interessante solo per le sue sonorità, ma è in grado di catturare l’ascoltatore anche attraverso i testi che, oltre ad essere costruiti bene, sono molto interessanti. I due brani che hanno anticipato l’album rispecchiano reciprocamente i due temi principali trattati dai NOVAGORICA: “Cenere” parla di amore, mentre “Fiocco nero” di taedium vitae, ovvero di malessere generale. Mentre il primo tema è e sarà sempre un evergreen, attraverso il secondo la band romana è riuscita a dipingere i tratti caratteristici della società di oggi: sin dalla prima traccia, “Nova Gorica”, siamo persi, confusi, per poi sottolineare in “Fiocco nero”, anche attraverso il videoclip, che non ci sentiamo abbastanza e ci fingiamo così, finendo insoddisfatti e ansiosi. Sicuramente l’album non è una “Preghiera violenta”, quanto piuttosto romantica e realistica.
“Preghiera violenta” ci ha dato la possibilità di riflettere sui generi musicali, sul taedium vitae e su quanto sia importante la sperimentazione per gli artisti emergenti: è grazie a questi nuovi talenti che la musica può ampliarsi ed offrire una maggiore offerta di proposte agli ascoltatori. Nel complesso, anche se nasce automaticamente il paragone con altre band italiane, come, per esempio, i Negramaro, questo nuovo progetto è molto interessante ed innovativo.