– di Naomi Roccamo –
Fiori che fioriscono da un’altra parte,
Leggi il mio destino, sì, fra queste carte.
Non ho più paura di vederti,
Non ho più il coraggio di di toccarti.
C’è voluto veramente poco per far sì che io mi innamorassi di NOTTE, album di esordio di BLUEM pubblicato per peermusic il 28 maggio 2021. Forse son bastate queste poche parole riportate quassù, che sicuramente fanno parte di quelle cose estremamente dettagliate ma comunque universali.
BLUEM è il progetto musicale di Chiara Floris, classe 1995, nata, cresciuta e vissuta (a quanto pare in maniera assolutamente profonda) in Sardegna. Ora i suoi giorni appartengono a Londra, dove si è trasferita, ma le sue origini le son rimaste incollate addosso.
NOTTE è breve come la notte, ma altrettanto intenso. Forse è per questo che i brani che lo compongono si chiamano come i giorni che formano una settimana intera. Il tempo è dilatato e sospeso durante l’ascolto di questo disco e ho provato a dosarlo riservando l’ascolto di ogni brano al rispettivo giorno corrispondente.
Alla fine l’album mi piaceva troppo e ho ceduto, ascoltandolo tutto d’un fiato. Comunque ne ho parlato con Chiara.
Ciao, Chiara, è un piacere poter avere questa conversazione. Cosa fai in questi giorni?
Piacere mio. In questi giorni sono impegnata con il lavoro e anche con tante cose che riguardano il mio progetto.
Eri così conscia di creare qualcosa di così di impatto sulla musica italiana mentre trascorreva la NOTTE?
No, non lo ero per niente. NOTTE è nato da un’esigenza di dare vita a qualcosa dopo anni di confusione, creativamente e umanamente parlando. Si spera sempre, poi, che un progetto venga recepito bene e mi ritengo molto soddisfatta.
La Sardegna rivive potentemente in ogni singolo particolare delle foto legate al disco. Com’è ricordarsi qualcosa lontano dagli occhi quando si è altrove nel mondo?
Ripercorrendo i passi della propria crescita, almeno così è stato per me. Ho disegnato le foto una ad una mentre ero ancora a Londra, il che limitava la narrazione unicamente a posti ed elementi della cultura sarda che mi sono sempre appartenuti. Potrei parlare per ore di ogni singolo scatto.
“VENERDÌ” non è un weekend in discoteca ma è interamente vissuto dalla voce di quella che sembra essere una nonna. Potremo mai più essere donne con quella forza semplice?
Certo che sì. I tempi cambiano ma quando si ha come punto di riferimento quel tipo di forza e di valori li si porta sempre con sé, adattandoli alle proprie circostanze.
A nonna, se di lei si tratta, non hai dedicato “DOMENICA”, la giornata delle nonne per eccellenza. Anche “SABATO”, come “VENERDÌ”, dura 1 minuto e 40, meno rispetto alle altre tracce. Il weekend è sopravvalutato ormai?
Non saprei. “SABATO” è così breve in realtà perché è il primissimo demo che ho realizzato in italiano e ho voluto conservarlo com’era. “VENERDÌ” ha quella durata perché non serve che sia più lunga, le parole di mia nonna hanno lo spazio che si meritano e penso che cercare di fare di più le avrebbe in qualche modo schiacciate.
“MARTEDÌ” credo sia la mia preferita. È il frutto di sensazioni e sguardi casuali o c’è una storia dietro?
Io parto sempre da un’esperienza personale, “MARTEDÌ” in particolare è un’analisi molto accurata di un periodo difficile che ho vissuto. «Fiori che fioriscono da un’altra parte», però, è una frase che mi è quasi caduta dal cielo, non so da che parte di me sia arrivata.
Tra le tue passioni c’è la pole dance. È qualcosa in cui uno dei protagonisti è il ritmo. Ha influenzato in qualche modo la tua musica?
Penso che mi influenzi costantemente, sì. Ballo sempre un certo tipo di musica che poi mi rendo conto essere la stessa da cui prendo spunto quando produco i miei brani.
Alcuni testi in italiano delle tue canzoni sono intervallati da espressioni in inglese. Credo sia inevitabile visto che vivi in Inghilterra. Ti capitare di sognare in inglese? E cosa rappresentano questi due modi di esprimersi per te, se rappresentano qualcosa?
Non mi capita spesso di sognare in inglese, in realtà mi capita proprio poco spesso di sognare delle conversazioni, in genere sogno solo delle immagini molto forti. Per me rappresentano la mia doppia natura, sono venuta qua a Londra a diciotto anni e ho scritto la mia prima canzone a venti, però l’italiano è la mia lingua madre e penso rimanga quella in cui riesco ad esprimermi con più profondità.
Spero di sentirti live presto!
Un vero piacere! Lo spero anche io. Un abbraccio.