– di Michela Moramarco-
La municipàl è quella realtà musicale che può non piacere al primo ascolto. Ma nel caso contrario rischia addirittura di diventare quella colonna sonora imprescindibile per viaggi e percorsi, onirici o no che siano.
La municipàl torna a sorprendere, ancora una volta: “Per resistere al tuo fianco” è l’album che conclude il percorso “Per resistere alle mode” consistente nella pubblicazione di doppi singoli, in vinile da 45 giri a tiratura limitata e in digitale. Con tre nuove tracce, di cui la prima squisitamente strumentale, “Per resistere al tuo fianco” è un’alternanza di emozioni, dalle tonalità più cupe a sfumature più solari.
“Resistere” è un’espressione che è diventata sempre più d’uso quotidiano, specie a causa della circostanza pandemica. Ma l’album “Per resistere al tuo fianco” restituisce un significato inedito all’idea di resistenza, un significato tutto da ascoltare e da interpretare.
La municipàl trasmette immediatezza con una certa trasparenza e autenticità comunicative. Con brani legati tra loro da un filo rosso semantico, sonoro e narrativo, il nuovo album dei musicisti pugliesi segna un’ indiscutibile evoluzione artistica.
Ne abbiamo parlato con Carmine Tundo, mente e volto del progetto La municipàl.
Il nuovo album de La municipàl si intitola “Per resistere al tuo fianco”. Perché si parla proprio di “resistere”? Il termine lascia pensare a due forze che si oppongono.
Sì, è stato un momento difficile per tutti e credo che nei momenti difficili ognuno capisca quali siano le persone importanti per sé. la musica è stata un modo per essere meno solo.
Il brano omonimo è una traccia strumentale che segue un crescendo sia nei suoni che dal punto di vista emotivo. cosa vuoi trasmettere con questa traccia?
In realtà io amo realizzare delle tracce strumentali che introducano all’ascolto o che proiettino nel mondo che voglio raccontare. È come se si partisse piano, in un abbraccio o in una sorta di carezza; poi con il crescendo è come se si volesse raggiungere il culmine, con un urlo di gioia, un urlo forte. È questo quello che ho cercato di riprodurre.
“Per resistere alle mode” è un brano catartico, che rende sicuramente bene nella dimensione live. Partendo da questo presupposto, si può dire che l’intero album sia pensato dall’inizio per essere suonabile dal vivo?
Sì, è proprio quello che ho cercato di fare con questo album: avvicinare il suono quanto più possibile al nostro modo di suonare, per essere quanto più sinceri possibili anche dal punto di vista del sound. Infatti è il nostro album che suona più compatto e anche più potente, come sonorità. Diciamo che sono partito proprio dalle parti di batteria e di basso, quindi dalla sezione ritmica. È proprio quella che realizziamo nei live, mentre in precedenza ri-arrangiavamo quasi tutti i brani. Ecco, questo è sicuramente l’album che si esprime meglio in live.
Nell’album si alternano tracce tendenti quasi alla luminosità, come “per resistere al tuo fianco”, “l’orsa maggiore” e tracce più cupe. È una scelta ben ponderata, o un’alternanza naturale?
È una scelta voluta, che fa parte chiaramente del percorso precedente, ovvero della pubblicazione di vinili in 45 giri, per cui mi sono divertito a creare un certo dualismo tra i lati A e i lati B: nel lato A c’è una parte più solare, luminosa quasi, come si è detto; nel lato B emerge un po’ più di oscurità. Ho cercato di realizzare questo flusso all’interno dell’album. Spesso i brani sono collegati fra di loro, come tonalità e anche come temi musicali che si ripercorrono. È una sorta di concept album pop.
Ponendoci ora da un punto di vista più emotivo, suppongo che ti sorga comunque spontaneo trasporre le tue sensazioni in musica. Ma in un periodo difficile come quello che tutti abbiamo trascorso, come è andata la creazione dei brani? È stato difficile riversarvi i tuoi sentimenti?
Sicuramente si è trattato di un percorso liberatorio, che poi mi ha anche aiutato a tirar fuori tanta roba che avevo dentro. Inoltre, il fatto di pubblicare singoli a non così tanta distanza di tempo, mi ha aiutato a far passare il tempo. Ho avuto modo di immergermi totalmente, brano per brano. Di solito quando si scrive un disco bisogna correre per concludere tutti i brani contemporaneamente; questa volta invece personalmente sono riuscito a immergermi completamente nelle storie che stavo raccontando.
Si può dire che anche “Per resistere al tuo fianco” abbia un po’ di “Bellissimi difetti”?
Sì, sicuramente. Si tratta comunque di un figlio dell’album precedente, quindi di “Bellissimi difetti”, che prosegue quel percorso di accettazione di se stessi e di sincerità. Ho voluto esprimere questi concetti non solo nei testi, ma anche nel sound.
Domanda da ascoltatrice assidua: come è possibile aver bisogno di sentirsi tristi?
Credo sia qualcosa di caratteriale. Sono sempre stato un po’ contorto con il mio carattere, quindi molto spesso mi sento più a mio agio in un determinato mood. Sicuramente mi fa essere più creativo, mi fa stare meglio nello stare peggio. Lo so, è molto contorto.