È un viaggio strano quello de Lanimante dei La Metralli: qualche tinta fosca, tendente all’oscuro, e grandi ritmiche sversate tenute insieme da un collante caldo di vocalizzi e parole ben pesate. Sentire quest’album tutto d’un fiato ti porta per mano in una realtà morbida e dissonante, poetica ma con la faccia immersa nei temi sociali; eppure avviene in modo delicato, graduale, mai fuori dagli schemi che i La Metralli hanno saputo tracciare. Fin dai primi brani, questo secondo lavoro lascia intendere che il nodo centrale di Lanimante sia la linea armonica, dissestata e poco canonica, di progressioni dall’inclinazione jazzy, ma tuttavia digeribile anche dai digiuni del genere, con una voce in equilibrio sul lamento senza mai cadere o sbilanciarsi, sdoppiandosi per poi ricongiungersi ad archi o arpeggi di chitarra in stile Floydiano. Il sistema di pieni e vuoti della sezione ritmica è un saliscendi tortuoso e suadente, il solo che potesse sostenere questo tango urbano un po’ elettronico e un po’ acustico, che sarebbe bello ritrovare in molte produzioni “alternative”.
Edoardo Biocco