– di Martina Antinoro –
“Fiesta”, l’album d’esordio dei Leatherette, è uscito il 14 ottobre 2022 per Bronson Recordings. Il disco, realizzato da cinque ragazzi che si sono conosciuti online grazie alla passione per la musica, riesce perfettamente ad attualizzare brani modern post-punk, parlando di amore ed accettazione di sé.
“Fiesta” non è la prima pubblicazione dei Leatherette: l’EP Mixed Waste è stato pubblicato dal gruppo durante la pandemia, anche se le canzoni dell’album appena uscito sono antecedenti. Difatti, “Fiesta” è anche la storia di un disco che era pronto ad uscire prima del Covid, ma si è preferito aspettare. D’altro canto, questi anni hanno dato la possibilità ai cinque ragazzi di migliorare i brani che avrebbero fatto parte del loro primo effettivo album.
Il tocco di originalità in questo nuovo album viene sicuramente da Jacopo e il suo sassofono: allontanandosi dal Jazz, riesce ad inserire questo strumento in un album modern post-punk. D’altronde, musica vuol dire anche sperimentare. Il sassofono, unito alla libertà di cinque artisti emergenti, ha contribuito alla creazione di un album d’esordio in grado di dar sfogo alla rabbia che tutti i giovani provano affrontando le sfide quotidiane.
Un tema ricorrente è sicuramente l’amore, quello che finisce ed è difficile accettare. Possiamo trovare questo sentimento in brani come “So Long”, in cui, anche attraverso la voce, si percepisce il dolore nell’affermare che non c’è la volontà di tornare nella relazione passata; oppure in “No way”, brano più pop rispetto agli altri, dove l’amore che rendeva forte il protagonista di questa relazione, non può trovare corrispondenza in lei per mancanza di fiducia. “Play”, invece, tira fuori la paura dell’innamorato: aprendosi subito con la voce del front-man e non nascondendo influenze di musica elettronica, il brano invita la ragazza in questione a non giocare con i sentimenti dell’amante. Sempre su questo cammino tortuoso d’amore, si trova “Fiesta”, il brano che dà il titolo all’album: la traccia si apre e si chiude con il sassofono, ma, anche se ci si trova di fronte ad un brano molto cupo che parla di un amore che fa male alla salute (“I love you because you’re bad for my health”), si arriva con il ritornello ad una sorta di festa malinconica.
Essere giovani significa anche affrontare un processo di accettazione di se stessi: in “Cut” si può cogliere la disperazione che si prova nell’uscire per gli altri, anche contro la propria volontà, mentre “Fly Solo”, brano più aggressivo, fa percepire il dolore che si prova quando ci si rende conto dei meccanismi di autodistruzione che si mettono in atto. In chiusura dell’album si trova “Sunbathing”, traccia che parte subito con molta energia: è proprio questa forza che riesce a sottrarre l’amante dalla mera volontà di soddisfare i bisogni dell’amata, aiutandolo ad urlare “I wanna” per se stesso, per le sue necessità e per la sua tranquillità interiore.
“Fiesta” è anche un album di testi costruiti con giochi di parole interessanti, come “alienating daydreams what d’you see there?” in “So Long” oppure la costruzione finale di “Thin Ice” che gioca intorno alle parole “night” and “right”. L’album è sicuramente un concentrato di energia, che, unito alla necessità di cinque ragazzi giovani di fare musica, senza la paura di sperimentare, e quindi mettendo insieme le diverse influenze con cui sono cresciuti, ha portato alla realizzazione di un disco vincente. Bisogna ascoltare “Fiesta”, prima che i Leatherette, come fanno in “Thin Ice”, ci urlino “I thought you knew these rhymes”.