Esce venerdì 19 marzo 2021 Alda Merinos, primo album della Croce Atroce, anima del Toilet di Milano e drag fuori dagli schemi. Un disco decisamente atipico che si impone di non rispettare nessun dettame o logica di mercato: un album lunghissimo, più di venti tracce, nessun singolo ad anticipare il progetto, senza regole; prendere o lasciare. Alda Merinos è un album che ci introduce quindi in un nuovo straniante mondo, incredibilmente sfacciato, un “audiolibro di filastrocche elettroniche”, un frizzante sottosopra la cui mission principale è quella di restituire una rappresentazione sincera e onesta di tutte le sfumature della bandiera rainbow.
Ne abbiamo parlato con La Croce Atroce, ed ecco cosa ci ha raccontato!
Quando avete deciso che bisogna fare un disco?
Il tutto è nato a Capodanno, o meglio, durante la cena di Capodanno, scambiandoci qualche battuta su quanto sarebbe stato bello fare un disco insieme. Ci siamo trovati in occasione della live streaming di Vodkaiconic, la nostra trasmissione sulla webradio Radio Stonata e lì ne abbiamo parlato. Poi non è che abbiamo deciso: la Croce nei giorni successivi ha iniziato a scrivere dei testi che, dopo un primo confronto, sono diventati canzoni nel tempo di qualche serata e weekend spesi insieme davanti a Garage Band. La nostra fortuna è che siamo congiunti e vicini di casa, nonché colleghi, e questo ci ha permesso di lavorare a stretto contatto anche in questo periodo assurdo.
In che modo aver pubblicato un album completa il ruolo di drag?
Credo che non lo completi, o meglio, ogni persona che fa drag sceglie per sé le modalità migliori per lo sviluppo del proprio personaggio. Nel mio caso (è la Croce che parla adesso) ero più che altro annoiata di mettermi in drag a casa solo per qualche live Instagram e qualche scatto fotografico con destinazione social. L’esperienza Vodkaiconic mi ha insegnato che la parola può davvero aiutare a descrivere un immaginario, pertanto ho pensato che sarebbe stato interessante esplorare la cosa.
Perché secondo voi manca una rappresentazione musicale della scena queer?
Non è che manca, esiste ma non è mainstream. Primo perché la scena queer è troppo raffinata per diventare mainstream, secondo perché il Queer Pop (o qualsiasi altro genere che sia) in realtà è “musica politica”, difficile da fare bene e complicata da sostenere a livello mediatico. Per quanto ci piaccia crogiolare nella nostra community, pensiamo sia arrivato il momento di esporci seriamente. “Alda Merinos” non si pone come rivoluzione anzi, è un divertissement partito come fine a se stesso ma che vuole diventare collettivo e inclusivo a tutti gli effetti.
Avete seguito l’ultimo Sanremo? Qualche commento?
Sì l’abbiamo seguito e tutti concordiamo che sia stata una buona idea affidare gran parte delle canzoni in gara alla quota giovane (anche se Dio benedica Orietta Berti). Abbiamo invece pareri differenti per quanto riguarda la quota rainbow. Se Erik e Zelmo applaudono i quadri di Lauro, la Croce invece durante le sue performance ha preferito dedicarsi al cane o ha sfruttato l’occasione per andarsene in bagno. Detto questo siamo felicissimi tutti per aver potuto applaudire Madame, La Rappresentante e i Coma_Cose come alternativa ad Al Bano.
Come Toilet, cosa avete combinato durante il periodo del Covid?
Nel chiuso delle nostre case abbiamo ragionato a come mantenere vivo il nome cercando modalità di intrattenimento alternative e digitali, come chiunque faccia il nostro mestiere. Oltre ad aver cominciato con la radio, di cui abbiamo parlato prima, ci siamo dedicati a talk su Instagram dedicati ai nostri amici collaboratori e ad amici guest che potessero contribuire, con le loro storie, a rappresentare la nostra community da facenti parte o alleati. Poi è arrivato il disco e presto altre novità (vi giuro che non sappiamo esattamente di cosa stiamo parlando ma arriveranno, ne siamo certi).
Come state in questo momento?
Bene direi, frustrati e sovrappeso, ma i problemi veri sono altri. Non sappiamo se ce ne siamo fatti una ragione di quello che tutto il mondo sta vivendo oggigiorno, noi compresi. Ci manca la nightlife, la musica ad alto volume, la gente e le chiacchiere in liberta urlandoci nell’orecchio. La pandemia ci ha fatto fare cose che non avremmo mai pensato di fare, detto questo vogliamo tornare alla nostra straordinaria normalità, che è la nostra ragion d’essere.