I kuTso al Primavera Sound, ma anche i quindici anni di Aiutatemi al Casilino Sky Park: il racconto di Matteo Gabbianelli di come gli arrivi siano spesso nuovi punti da cui partire.
– di Roberto Callipari –
La scena romana è costellata di band e nomi che hanno fatto la storia di quel genere-non-genere che è stato l’indie in Italia. «È stato» perché ora è tutto cambiato, perché i protagonisti sono cambiati, a seguito di rivoluzioni artistico-commerciali che hanno mutato completamente ogni aspetto del fare musica nel nostro paese. Fra i protagonisti, una band che ha contribuito in maniera importante al cambiamento della concezione della scena e di quello che era “underground”, non possiamo non parlare dei kuTso che, capitanati da Matteo Gabbianelli, rappresentano uno dei primi cavalieri dell’indie che fu, una delle prime band di epoca moderna ad arrivare a Sanremo nel 2015 con il brano Elisa, con la quale si presentano, tanto testimoni quanto alfieri, a raccontare di un movimento nuovo, che si preparava ad esplodere di lì a poco. I kuTso, però, non sono solo i tempi andati, ma anche una band che ha saputo mantenersi sempre attiva, viva e presente in una scena che ha sposato ogni posa e ogni moda, nella quale non si sono mai persi e il pubblico ha sempre saputo riconoscerli per quello che valgono, accogliendoli, ogni volta, con grande trasporto e grande affetto. Raggiungiamo Matteo, il cantante, per farci raccontare l’ultimo periodo della band romana che, a quindici anni dalla pubblicazione del videoclip di Aiutatemi (uno dei loro pezzi più rappresentativi), si prepara a due date molto importanti nell’ennesimo tour infinito di una carriera che li ha visti calcare qualunque tipo di palco: il 27 maggio al Primavera Sound di Barcellona e il 29 giugno al Casilino Sky Park di Roma.
Cosa si prova quando arriva la notizia della partecipazione al Primavera Sound?
Mi arriva lo screenshot della risposta del direttore artistico del Primavera Sound al nostro agente di booking, che è Vincenzo de Francesco, con una proposta che ovviamente implicava una nostra reale partecipazione, e quando lo vedo l’unica risposta che riesco a scrivere è: «Ma che, davero?», anche se era un po’ che mi diceva che ci stava provando, che cercava di rendere la cosa possibile. Ma è comunque difficile crederci! In ogni caso è una grande cosa, della quale siamo molto felici, anche perché all’estero, ancora, sembra esserci più spazio per più cose diverse, quindi non vediamo l’ora di starci. Questa data va ad aggiungersi a un tour già bello denso – anche se in realtà non ci siamo mai fermati – e lo rende sempre più europeo.
Al di là dello stupore, cos’è successo nella testa dei kuTso?
Come sempre nella mia carriera, quando succede qualcosa di interessante, ho pensato che fosse il caso di farsi trovare pronti, di capitalizzare. Quindi siamo partiti con delle prove molto intense, per mettere su un grande show, per lasciare tutti a bocca aperta col tempo che abbiamo a disposizione. Voglio andare lì e fare qualcosa che rimanga. E poi vogliamo prendere quest’occasione, e non perderci solo nella bella esperienza.
Come vi state preparando per l’evento, ma anche per il tour?
Noi le prove le facciamo in pratica esclusivamente per il Primavera, anche perché lo spettacolo è rodato e, facendo tante date, le prove sono i concerti. Comunque non sarà solo il Primavera Sound, in realtà stiamo preparando anche un’altra cosa, diversa ma altrettanto interessante, per il 29 giugno al Casilino Sky Park, che sarà l’unica data romana di questo tour, in un posto pazzesco, e quindi sarà una bella festa alla quale siete tutti invitati. In realtà sarà un mese intenso fra Primavera e Casilino, per due motivi diversi: sicuramente il festival a Barcellona è una cosa molto importante, ma per noi la data di Roma sarà altrettanto importante perché ci darà modo di celebrare i quindici anni di Aiutatemi, e per l’occasione stiamo preparando anche qualche sorpresa…
I kuTso hanno sempre suonato su qualunque palco, hanno sempre onorato qualunque palco, indipendentemente dalla grandezza del posto o da dove si trovasse. Io stesso ho avuto modo di assistere a vostri concerti nei luoghi più diversi, ma mi chiedo: come si coltiva questa cosa? Come si fa a vivere una serata, un concerto, come se fosse sempre l’Olimpico (dove avete suonato, tra l’altro)?
La risposta è articolata. Quando sto sul palco sento di dover fare qualcosa della quale le persone, anche se sono solo due, avranno un bel ricordo e della quale avranno voglia di parlare agli altri come di qualcosa di mai visto. La prima cosa che cerco di fare, quindi, è creare una connessione fra noi e il pubblico. Non è un caso, in tal senso, l’intro improvvisata che propongo all’inizio di ogni concerto, nel quale canto della serata, di quello che c’è e che succede. È importante cercare una risposta, perché il concerto, per me, è una festa condivisa: la facciamo tutti insieme. Con questa attitudine saliamo sempre su qualunque palco, perché abbiamo suonato davanti a ogni tipo di pubblico, e non sempre va bene, quindi la devi costruire, ti devi impegnare affinché tutti la possano vivere nel migliore dei modi. Quando la vita mi dà cento prendo cento, quando la vita mi dà cinque prendo cinque, però la mia mente è sempre proiettata verso il miglioramento, verso la crescita. Poi se pensiamo che, a differenza di tanti altri artisti, noi non abbiamo uno staff ampio alle nostre spalle, con booking ed etichetta, ad esempio, ci sta andando alla grande!
Hai pensato a come gestire la barriera linguistica a Barcellona?
Per fortuna io ho fatto il liceo linguistico, quindi lo spagnolo lo so! Infatti il nostro intro improvvisato per l’occasione sarà in spagnolo. Ovviamente ho preparato delle cosine, dei modi per far capire di cosa parlano i nostri brani, perché, come dicevo prima, ho voglia che il pubblico dica che gli siamo arrivati anche se non hanno capito le parole dei brani, che ci hanno capiti.
Lo show sarà il solito folle show dei kuTso, ma ci regali qualche chicca su quello che succederà a Barcellona?
L’intro è sicuramente la cosa più eclatante, però ti dico anche che, per l’occasione, abbiamo rispolverato brani che era tanto che non facevamo, come Compro una TV, e stiamo preparando delle cose simili anche per il Casilino. E poi ti dico che sto facendo molta palestra per arrivare lì figo, che nel caso mi faccio il concerto senza maglietta! [Ride, nda]
Ci sono anche dei singoli fuori [Luce e gas, C’è già gente, è No è, Eros mi segue, ndr]: arriverà un album?
L’album c’è ed è pronto da tempo. I singoli erano un gioco e una prova con me stesso. Sono un gioco anche con le logiche e i tempi social, sempre più compressi, risicati, ma io mi ci trovo bene perché sono una persona estremamente sintetica.
E qual è la necessità di lanciare brani di questo tipo, che hanno avuto anche una diffusione virale?
Sicuramente la necessità è di esistere. La necessità di dire che sono una persona che ha sempre e ancora voglia di fare una cosa assurda. I singoli usciti sono pezzi folli, compressi sì, ma sono sempre i kuTso. Per esempio se ascolti Luce e gas ti rendi conto che sono cose che nessuno ha mai trattato, con parole mai utilizzato: ti sfido a trovare qualcuno che ha usato la parola “voltura” in una canzone! C’è già gente nasce dal titolo, perché quest’allitterazione così strana mi faceva ridere. Eros mi segue era per flexare il follow (come si dice ora) di Eros Ramazzotti su Instagram; ovviamente lo si fa per non prendersi mai troppo sul serio. è No è, invece, è tratto da un passo della Bibbia che parla della maledizione dei Cananei, e nasce dal fato che sto leggendo un po’ la Bibbia e ci sono delle chicche pazzesche, ché ci potresti scrivere un altro libro. Abbinato a questi brani ho sempre prodotto un video verticale, pensato apposta per i social, con un sistema di camere che ho installato nel mio studio e che controllo con un keypad, quindi mi faccio la regia in diretta mentre canto, facendo anche gli stacchi di camera e gli zoom.
Chiuderete il tour con date importanti come Primavera Sound e Casilino Sky Park: che significato ha un tour così dopo tanti anni di carriera?
Guarda, la verità è che noi di cose belle e importanti, in Italia ma anche all’estero, ne abbiamo fatte tante: l’Olimpico, l’Alcatraz, ma anche il tour in America con Caparezza, sono stati tasselli molto importanti ed esperienze molto belle. Il Primavera Sound oggi ha un sapore particolare per il momento in cui arriva, un momento in cui sembra inaspettato, e lo è, ma abbiamo lavorato molto per arrivarci e ne siamo fieri. E poi sono contento che si colleghi ai quindici anni del progetto e sia nello stesso tour in cui facciamo una data per noi così bella e così importante come quella del Casilino Sky Park. Saranno due belle feste, nella speranza che sia un inizio, perché il prossimo anno sarà il momento dell’album.
Ma sul Casilino ci puoi dare spoiler?
Visto che saranno i quindici anni di Aiutatemi abbiamo chiesto ad alcuni amici di tornare sul palco con noi e di fare cose con noi. Più di questo non ti posso proprio dire, sennò che sorpresa è? Però c’è il rischio di vedere persone che hanno collaborato con noi in quel periodo. E comunque è l’unica data romana del 2024, quindi a Roma ci vediamo solo là fino a fine anno.
Una riflessione: sarete fra i pochi artisti italiani a mettere sul petto le medaglie della partecipazione al Primavera Sound e Sanremo. Come ci si sente?
Non le ho ancora accomunate, ma è una figata. Noi abbiamo avuto diversi momenti importanti in carriera, come l’entrata in classifica con Musica per persone sensibili, per non parlare solo di tour o date. La cosa che mi incuriosisce è sapere cosa succederà dopo, a questo punto!