di Riccardo Magni
foto Mattia La Torre
Con un’esibizione un po’ concerto ed un po’ recital, Lorenzo Kruger ha tenuto banco per due sere di fila a Na Cosetta, deliziando un pubblico romano che ha mostrato di gradire lo spettacolo, riempiendo il locale di via Giovenale 54 al Pigneto sia il giovedì che il venerdì.
Annunciato come un concerto piano e voce, lo spettacolo di Kruger va ben oltre, con monologhi, riflessioni, ed un coinvolgimento del pubblico certamente emotivo, che diventa anche fisico quando il leader dei Nobraino inizia ad aggirarsi tra i tavoli continuando il suo show anche senza microfono.
Ovviamente le canzoni dei Nobraino ci sono e rappresentano l’asse portante dell’esibizione, dalle più ironiche, che già fresche di loro assumono una freschezza ancora diversa sulle note del pianoforte, alle ballad che per certi versi risultano ancora più intime e toccanti. Proprio come “Michè” ad esempio, il pezzo ispirato da “La ballata del Michè” di De Andrè, che spogliato di chitarra, basso e batteria, e rivestito con il bianco e nero dei tasti del piano, si riempie di poetica struggente e malinconia.
E come detto, i momenti di recital non sono certo da meno di quelli musicali.
Kruger in pochissimi istanti si impossessa dello spazio attorno a sé, gli spettatori per quanto seduti e con il cibo in tavola, sembrano tutti suoi ospiti. Chi si aspettava un pianobar (nessuno spero) può solo esserne travolto.
Intrattiene il pubblico con ironia, introduce “Constatazione amorevole” con un lungo discorso sulla donna alla guida: “Mi sono infilato in un argomento pericolosissimo…” da cui poi esce comunque alla grande. Enuncia pensieri filosofici sull’evoluzione umana ispirati dalla cacca del figlioletto.
Racconta aneddoti sulla mamma, sulla famiglia, e su una ipotetica genesi dubbia per introdurre “Tradimentunz”.
“Decanta” Cesenatico, recitando il testo di quella che sarà una nuova canzone sui vecchi amanti, che dovrà, forse, chiamarsi “Bagni Wanda”, che è poi gancio naturale per la canzone inno alla figura del bagnino, “Bademeister”.
E poi sempre padrone dello spazio e della scena, si alza, va in bagno, esce e torna al palco, sempre cantando, sempre come se tutto fosse incluso nel suo personalissimo canovaccio. Da vero teatrante si avvia alla conclusione della performance aggirandosi tra i tavoli (e salendoci), ovviamente con “Io non sono pazzo” e poi, dopo aver travolto tutti, torna al piano e chiude la serata spaccando i cuori con “Film muto”, cantata senza remore da parecchi tavoli anche lontani dal palco.
Una sorpresa insomma? No, affatto. Almeno per chi, anche un minimo, conosce la storia dei Nobraino e/o di Lorenzo Kruger. Uno dei frontman più eccentrici ed istrionici del panorama italiano, un artista che fonde così tanto e bene l’uomo con il personaggio, che non si può definire dove finisca uno o inizi l’altro. In una parola, un grande.