Un esordio che ci trasporta nel mondo onirico di Kolé, atipica cantautrice romana classe 1993, che si lascia influenzare da Radiohead e Portishead, Moltheni e Afterhours, ma anche da Quantic Soul Orchestra e Fela Kuti. Un mix unico che ci porta nel territorio inesplorato all’interno di un esperimento sussurrato ed elegantissimo tra trip hop, funk e nu soul. “Your Mouth” è il primo capitolo di un EP di cinque pezzi di prossima uscita. Per l’occasione le abbiamo fatto qualche domanda.
Come si concilia la tua passione per la filosofia medievale con la musica?
Sono due passioni che coesistono da sempre, non c’è stato un esatto momento in cui ho prediletto l’una per l’altra materia, sicuramente la filosofia l’ho affrontata con maggiore serietà, se per serietà intendiamo il conseguimento di una laurea, tuttavia l’impegno e la dedizione sono da sempre gli stessi in entrambi gli ambiti. La filosofia in generale è l’amore per il sapere inteso come ricerca di senso e verità nelle cose e la musica non è che una delle modalità espressive dello spirito umano; così come ci sono le parole e i pensieri esistono i suoni e le melodie, è una forma d’espressione antichissima che non ha mai faticato a meritare la mia completa attenzione. Probabilmente se il mio approccio alle cose non fosse stato strutturato dalla pratica filosofica, il mio approccio alla musica sarebbe oggi differente.
Lo studio ti ha mai impedito o rallentato nel tuo dedicarti alla musica?
Sì, è capitato. Un anno in particolare mi si era presentata la possibilità di portare avanti lo studio della musica in modo più costante ed approfondito assieme con quello della filosofia ma non ho potuto conciliare le due cose, lavoravo anche in una biblioteca al tempo. Ho ugualmente portato avanti i miei studi musicali presso istituzioni che richiedessero un dispendio di energie dilazionato in un tempo più dilatato, di modo anche da evitare spiacevoli dispendi economici.
Cosa puoi anticiparci del disco di prossima uscita?
Questo: è un esperimento che cerca di tenere assieme due stili musicali, l’uno più riflessivo e meditativo, la parte elettronica e trip hop dell’EP a cui sono dedicati tre pezzi, e l’altro più dinamico ed energico, la parte funky, a cui rispondo due pezzi (uno dei quali è una cover di un pezzo dei Moonchild, “The List”, ai quali spero di non aver arrecato troppo danno).
Come nasce un brano di Kolé?
Sicuramente senza pianificazione o ricerca di ispirazione. Quando avverto l’esigenza di mettermi allo strumento è sempre per un particolare stato d’animo che di solito si presenta quando sono al picco della tristezza o dell’entusiasmo. Mi siedo e suono, poi quello che esce se non è finalizzato a nulla spesso è convincente.
Prossimi step del progetto?
Per il momento spero di poter vedere crescere questo progetto, di vederlo evolversi e trasformarsi fondendo magari le due anime, quella del trip hop e quella del funky, che per il momento emergeranno distinte nell’EP, dando vita ad un’interessante commistione di generi. Dopo l’EP è previsto un primo album sul quale sto lavorando in questo senso.