Rottura, interruzione, radicale chiusura.
– di Roberta Staffieri –
È questo il significato che sta alla base della parola KAPUT, nome d’arte di Antonio Caputo, cantautore pugliese eclettico dalle forti influenze soul e r’n’b. Il 17 marzo è uscito “BILOCALE 9/B“, il suo EP d’esordio, disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale, distribuito da ADA Music Italy.
Anticipato dai singoli “Caldo Abissale”, “Verticale (tempo)” e “Granata”, “BILOCALE 9/B” è il primo EP di KAPUT, un lavoro di cinque brani che vuole analizzare le diverse sfumature dell’affettività e della sessualità.
Spaziando da atmosfere R&B a scenari più tipicamente indie, con produzioni che strizzano l’occhio all’elettronica da club a farne da collante, “BILOCALE 9/B” indaga sulle incertezze e sul senso di inadeguatezza che si può provare in una relazione, sui diversi modi di vivere e considerare l’attrazione fisica, sul senso di inclusività nella vita di coppia. KAPUT ci parla anche (in “Panna e bignè”, scritto e interpretato con Galea) dell’esperienza di un primo rapporto, raccontato prima dal punto di vista di un ragazzo omosessuale e poi con la visione, diametralmente opposta, di una ragazza eterosessuale, confidando sempre in quei momenti che, romanticamente, regalano mood nuovi e inaspettati.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere meglio il suo progetto.
Comincio con una domanda scontatissima: com’è nato il tuo nome d’arte KAPUT?
“Kaputt” è una parola tedesca che significa principalmente “rompere”. Oltre a trovare personalmente attraente un suono duro come quello della sua pronuncia, mi piace da sempre l’idea di “rottura” che tramite testi o sound sto provando a portare avanti. Il raccontare in maniera schietta alcune tematiche ed utilizzare atmosfere sonore “dure” sintetizzano il perché io abbia scelto il nome KAPUT.
“Bilocale 9/B”, un EP che parla di amore vissuto nel concreto e nella quotidianità del rapporto. Da dove nasce l’esigenza di parlare di questi temi?
Ho deciso di analizzarmi e riflettere su cosa è cambiato effettivamente in me in questi ultimi anni con il mio trasferimento a Milano. Molti dei cambiamenti sono stati rilegati ad esperienze circa il mio lato affettivo e sessuale che trovavano sempre una dominante: il mio bilocale. Ho deciso quindi di realizzare un contenitore artistico, chiamato appunto “Bilocale 9/B” in cui raccogliere alcune mie esperienze e punti di vista.
Il tuo è un sound fresco, marcatamente soul, hip hop, r’n’b, tenuti insieme dalle atmosfere clubbing. Quali sono le tue radici artistiche?
I miei ascolti attuali sono abbastanza, misti ma una comune di sempre può essere l’Rnb anni ’90 e l’Hip hop di cui sono innamorato da troppo tempo. Non ho mai saputo suonare bene uno strumento in particolare ma il fatto di seguire con la voce canzoni che ascoltavo da piccolo mi ha di certo aiutato ad avvicinarmi a questi generi che appunto “sfruttano” la voce anche semplicemente per “giocare”.
“Panna e bignè”, singolo estratto dell’EP. Com’è stata la tua prima volta?
Come si evince dal testo di “Panna e bignè” non è stata un granchè e credo che sfatare il mito della “magia della prima volta” fosse una cosa interessante di cui parlare.
Com’è nata la collaborazione con Galea?
Galea è un’artista che ti porta nel suo mondo fatto di essenziale, di parole dolci e vita semplice. Ci siamo conosciuti diversi anni fa in un songwriting camp, desideravo da tempo la sua penna su un mio brano ma non avrei mai immaginato che avrebbe colto il suo spazio per mettersi a nudo su questa tematica. Quando le ho chiesto il featuring ne era entusiasta e ho deciso di lanciare il mio EP con lei. Ora siamo grandissimi amici e condividiamo tanto di noi ogni giorno, anche umanamente.
Il video di “Panna e bignè” trasmette intimità e complicità; secondo te quanto è importante la condivisione delle proprie esperienze per liberarsi un po’ di ciò che si è vissuto, soprattutto della parte agro dolce dei rapporti?
La vita e soprattutto le tante esperienze che la caratterizzano, non sono sempre estremamente felici ma non per questo i momenti tristi non meritano la stessa importanza. Raccontare anche di ciò che ci ha fatto male deve essere un processo naturale che ci rende umani, liberi di gioire e soffrire in ugual modo.
Questo singolo interrompe il mood dei singoli precedenti “Granata”, “Caldo abissale” e “Verticale (tempo)”. Da dove viene la scelta intenzionale di lasciarla nuda e cruda, minimale nella produzione?
“Panna e bignè” ha due protagonisti: il testo e l’utilizzo della voce. Gli RGB Prisma, che hanno prodotto il brano, hanno compreso fin da subito questa necessità decidendo di creare un letto comodo per farci divertire coerentemente a ciò che volevamo dire. Come ho detto prima, ci serviva una “rottura” e le rotture non sono solo rumore.