“LUCIANO” è il nuovo EP di KABO, rapper e cantautore della provincia milanese, in passato già al lavoro con Dj Myke, Big Fish e Marco Zangirolami. L’EP è stato prodotto interamente da alone.nowhere e distribuito da Stage One Music. Questo nuovo lavoro è composto da cinque brani, due dei quali, “Spettri” e “Modì”, sono usciti nei mesi precedenti ad anticipare quello che è il fil rouge di tutto l’EP: l’inadeguatezza, il sentirsi fuori posto. In ogni canzone lo sguardo di KABO si sofferma su qualcosa: dal capitalismo alla spiritualità, dagli spettri personali all’amore, dove al centro del racconto c’è l’uomo, con il suo ostinato tentativo di non farsi divorare da uno mondo sempre più cannibale.
Abbiamo parlato con lui di passato, diorami e anche di questo “Luciano”.
Come sono cambiate le cose per te dai tempi di “Diorami”?
Sono cambiate molto da un punto di vista di crescita e di esperienze personali, mentre non sono molto diverse da un punto di vista prettamente artistico. Ho conosciuto nuove persone, con cui ora lavoro. Ho viaggiato molto, ho letto tanto e ho provato ad entrare più in contatto, rispetto a prima, con le persone e con il circostante. Sono cresciuto, semplicemente. La mia attitudine alla scrittura, invece, è rimasta bene o male la stessa. Meno male, mi verrebbe da pensare.
Credi sia cambiato qualcosa anche dal punto di vista del mercato musicale e delle dinamiche di distribuzione? E se sì, cosa?
Credo sia tutto in continuo cambiamento. Io però non occupo di musica da un punto di vista rivolto al marketing, alle strategie di comunicazione o di diffusione, quindi posso dirvi poco riguardo questo tema. Sicuramente vedo che l’evoluzione del mercato porta tante nuove possibilità, sono fiducioso nel cambiamento. Forse l’unica nota a mio parere negativa, è l’estinzione quasi totale del supporto fisico, ho sempre amato possedere cd o vinili. Non che oggi non si trovino, sia chiaro. Ma questa progressiva e potente riduzione, mi rattrista un po’. Per il resto, ripeto, ho assolutamente fiducia nelle novità e nei cambiamenti.
Qual è il tuo legame con il mese di settembre, che ti ha spinto a scrivere un brano a riguardo?
Il mese di settembre emana sempre delle energie incredibili. È il mese degli addii, ma è anche il mese dei legami ritrovati. È il mese in cui si traggono bilanci e in cui spesso ci si cala in riflessioni profonde. È il mese della spiritualità, riassumendo. È anche il mese di nascita di mia madre. Tutto questo mi ha spinto a scrivere il brano in questione, anche se quel che racconto non è realmente avvenuto in settembre. Forse però la presa di consapevolezza è avvenuta proprio in questo mese molto particolare.
Il rap ha sempre fatto parte delle tue influenze musicali?
Assolutamente sì, io arrivo dal mondo Hip Hop più puro e cristallino. Il resto è venuto successivamente. Nasco con il rap e, nell’arco degli anni, ho sviluppato la passione per i testi e per la musica d’autore.
A 32 anni ti senti in competizione con i più giovani della scena rap?
Direi proprio di no. Al contrario sono sempre curioso di scoprire nuovi e giovani talenti che, talvolta, hanno molto da insegnare a noi che spesso ci illudiamo di essere più consapevoli e navigati.