– di Giacomo Daneluzzo –
“I don’t believe that there is any word that needs to be suppressed. There’s no scientific or realistic reason you should keep people from hearing certain words.” – “Non credo che ci siano parole che debbano essere celate. Non c’è alcuna ragione scientifica o realistica per cui si dovrebbe impedire alle persone di sentire certe parole.” (Frank Zappa)
È uscito il 28 febbraio 2020 Ricercato? No grazie di Junior Cally, un repack del suo secondo album Ricercato, pubblicato lo scorso anno, contenente, oltre alle dodici tracce del disco (stranamente disposte secondo un ordine diverso dall’originale), il brano sanremese No grazie e altri tre pezzi inediti.
Non credo che, in questo momento, si possa scrivere di Junior Cally senza considerare ciò che è recentemente successo a Sanremo. Mi riferisco, naturalmente, alle accuse di misoginia rivolte al rapper per i testi delle canzoni Strega (2017) e Si chiama Gioia (2018): potrei far notare che tra i “Big” di quest’anno figurava anche Marco Masini (dobbiamo davvero citare il tristemente celebre testo di Bella stronza?) e che invece a proposito dei suoi vecchi brani non è stata spesa nessuna polemica. Ma il punto è un altro: Junior Cally ha scritto dei testi misogini? Sì, come il 99% dei rapper e trapper – e qui potremmo parlare di quel vecchio legame tra hip hop e misoginia, ma sarebbe un discorso piuttosto articolato. Il fatto che li abbia scritti vuol dire che allora va censurato, denunciato e che lo si debba escludere dal Festival di Sanremo? Sembra che a molta gente, recentemente, siano cresciuti dei baffetti e se ne sia convinta, ma in realtà non è così, perché fortunatamente la libertà d’espressione, quantomeno in ambiti legati all’espressione artistica, è considerata generalmente un valore positivo nella nostra società. Se ti dà fastidio quello che dico, in sostanza, sentiti libero di non ascoltarmi. A queste persone risponderei con la sopracitata frase di Frank Zappa, grande difensore della libertà d’espressione nella musica. Per questo credo che se ne sia parlato fin troppo, lasciando da parte ciò che, in fondo, è la ragione per cui Junior Cally è arrivato dov’è: la sua musica.
Ed è qui che arriviamo a questo repack del secondo album del rapper di Genzano di Roma. Ricercato infatti è già un album di per sé piuttosto completo; forse non c’era davvero bisogno di una riedizione, ma d’altra parte chi è il folle che, dopo essere stato a Sanremo e aver avuto ulteriore visibilità extra per via delle polemiche sanremesi, non sfrutterebbe l’occasione per far uscire un nuovo disco, o meglio, per far uscire di nuovo un disco? La sfida è non uscire “cambiati” dall’esperienza televisiva, ma mantenere una coerenza artistica con quanto è stato detto fino a Sanremo. E penso che Junior Cally sia abbia superato questa prova.
Il rap è un genere che nasce dal disagio, che sia il disagio economico nel degrado sociale delle periferie urbane o che sia un grave problema di salute che ti ha privato della tua infanzia, costringendoti in una stanza d’ospedale per parecchio tempo. Antonio Signore (questo il vero nome del rapper proveniente da Genzano di Roma) ha vissuto entrambe le cose e in quel letto d’ospedale, afferma, ha creato Junior Cally, un alter ego “cattivo” di se stesso che può permettersi di dire tutto ciò che quel ragazzino fragile non si sarebbe neanche sognato.
Ricercato? No grazie nasce con due “anime” divise ma complementari: la prima, piuttosto aderente ai canoni del genere in cui s’inserisce l’autore, è quella più sbruffona, che pone l’accento su serate, eccessi, vita di strada, ostentazione dei traguardi raggiunti e argomenti del genere, perfettamente in linea con il Junior Cally delle origini; la seconda, invece, è decisamente più pacata e inaspettatamente rivela un’indole riflessiva e malinconica, facendo vedere che in fondo Antonio non è davvero un “cattivo ragazzo” – non dimentichiamoci che questo è anche l’album con cui Junior Cally si toglie la maschera per la prima volta, mettendosi a nudo e rivelando lati di sé inediti al suo pubblico. Ascoltando il disco è facile capire quale sia l’“anima” di ogni traccia, anche per via della parte musicale che oscilla tra beat aggressivi, “che pompano” sonorità a volte più hardcore rap, a volte più latin-trap, e beat invece più melodici, tranquilli e a tratti pop.
Le nuove tracce s’inseriscono abbastanza bene in questo solco bipolare dell’album originale, ma i testi appaiono un po’ più elaborati, anche grazie all’apporto di Jacopo Et, ghostwriter bolognese (Benji e Fede, Annalisa, Shade…) che compare come coautore dei testi dei quattro brani aggiunti in questa nuova edizione dell’album. Forse è anche merito di un ambiente musicale – diamo a Cesare quel che è di Cesare – tutto sommato piuttosto aperto, generoso con il rap, nonostante i signori con i baffetti di cui sopra: un Junior Cally, anche con i suoi testi, forse è stato radiofonico fin dai primordi, nell’ambiente discografico di questo particolare periodo storico e con una fanbase solida da qualche anno. E forse è per questo che, almeno da queste nuove tracce, sembrerebbe che l’esperienza sanremese non l’abbia portato a cambiare percorso, a “commercializzarsi”, per così dire.
Le produzioni (metà delle quali di Jeremy Buxton) sono di ottima fattura, capaci di seguire ed evidenziare i diversi “mood” e immaginari evocati dai testi, e rendono Ricercato? No grazie un album che si lascia ascoltare molto volentieri, ma anche piuttosto distante dall’ombra oscura del polverone con cui Cally si è presentato al grande pubblico andando a Sanremo. È un disco senza dubbio riuscito, fatto per divertire, ballare, urlare al mondo la propria rivalsa, ma anche, nelle sue sfumature più pop, per far riflettere ed emozionare. Junior Cally probabilmente ha ancora molta strada da fare, ma si può comunque dire che dal capitolo precedente sia, artisticamente, cresciuto molto.