Sono sempre curioso di vedere dove si va a parare con l’ennesimo disco di canzone d’autore… ormai i cliché sono troppi, ormai tutto è stato davvero tanto scritto e cantato. Ormai si cerca la novità solo dentro estremi finti e falsamente trasgressivi. Ormai tutto è un ormai. E dentro questo scenario che oserei definire apocalittico l’ascolto di un nuovo disco deve farsi non pretenzioso ma evocativo, deve essere qualcosa che conduce dentro sensazioni personali piuttosto che la ricerca di chissà quale didattica. Il piemontese Jacopo Perosino ci regala un terzo lavoro, un Ep dal titolo interessante: “Estramenia” ovvero quell’evasione, quell’evadere, quel tanto altro che esiste oltre la personale confort zone che ognuno si costruisce. Perché ognuno se la costruisce. Come Fa lui quando nella chiusa affidata a “Canzone da Muri” immagina uno sfogo socialmente utile da rivolgere al suo “direttore”, pescando a piena mani dalla gaberiana “Io non mi sento italiano” alla eterna “Iron Sky” di Nutini (in questo inciso affidato alla voce femminile di Lu Renè). Ironia, critica sociale ovviamente, una scusa buona la prende dall’ispirazione di quel “Colapesce” di Nicola da Messina e da qui evade fino dentro i giorni nostri, di una Sicilia assai distante per un piemontese. Porta in scena anche una voce che recita e fa il verso alle barre di un rapper come dentro la title track che apre l’ascolto. E che bella la Francia che appare dentro “Garofani Rossi”, questa milonga che batte nel fondo delle cose… un disco breve per Perosino, un disco di parole poco impegnate nella forma ma molto nei contenuti. Un disco privo di tempo visto che in questo tempo non c’è spazio per ragionare sulle parole… e che peccato, e quanta bellezza stiamo facendo scivolare indisturbata.