Titolo stimolante ma decisamente ricco di spunti. Ci sono regioni di mezzo che spesso restano fuori dai grandi giochi e non se ne parla poi tanto. Per quanto ci siano energie capaci di contaminare il resto del paese con carattere ed efficacia. Penso ai FASK che provengono da una “anonima” Perugia… e ora parliamo dei Lebowski, marchigiani, con un nuovo disco che assolutamente vi consiglio per l’estrema ispirazione di intenti, di avanguardia e di figure retoriche. Un indie di controcultura, un punk di questi giorni ricco di idee, di melodie che prendono, di soluzioni che realizzano lo scopo. La distorsione delle chitarre non è il solo viatico per la rabbia: con i Lebowski c’è il gusto del dettaglio e delle piccole cose. Un disco di rabbia che propone una “Cura Violenta” a questo incedere da omologati.
Titolo della conversazione: “L’indie secondo i Lebowski”. Sviluppo…
[Nicola] – Ti diciamo la verità, a noi la definizione indie non è mai piaciuta! Ci sa davvero di qualcosa che ambisce ad essere alternativo al mainstream ma che, nei fatti, cerca di inseguirne i successi, spesso ad ogni costo… A noi piace più parlare di musica al di là di certe etichette e soprattutto delle mode, pur sapendo che delle coordinate di genere bisogna darsele per intendersi verbalmente. Di conseguenza, non sappiamo neanche darti una nostra opinione sulla cosiddetta “scena indie italiana” di oggi perché siamo completamente fuori dal tempo e dallo hype!
Quello che possiamo dirti è solamente qual’è il nostro modo di vivere la musica: siamo, o siamo stati negli anni, molto interessati a certe sonorità di matrice rock (in fondo la nostra sensibilità musicale si è formata negli anni ’90 a suon di distorsioni pesanti made in USA), ma che hanno quel qualcosa di particolare e di ricercato che le fanno distinguere dall’omologazione, vuoi per uno strumento particolare o un modo particolare di suonarne uno convenzionale, una voce o un’interpretazione caratteristica, che magari abbia derive psichedeliche, blues o elettroniche. Quindi non ci offendiamo, per usare un eufemismo, se nei nostri pezzi qualcuno ci sente frammenti di Pere Ubu, James Chances & The Contortions, Sonic Youth, Talking Heads, Morphine, Brian Eno, ecc.
Avanguardia. Spesso si cita questa parola e a dirla tutto l’ho vista usata anche con voi. Cosa ne pensate?
[Riccardo guitar] – È una parola che viene spesso utilizzata in contesti differenti e ogni volta ha un significato differente. La nostra idea non è quella di fare musica d’avanguardia. Da anni stiamo ricercando e proponendo un modo di scrivere musica che sia il più possibile personale. Cerchiamo di sfruttare la nostra diversità come persone, musicisti e ascoltatori compulsivi (che vi assicuro non è poca) e di metterla in musica. A volte vengono delle “cagate pazzesche”, altre volte invece ci scappa l’idea che ci convince e sulla quale lavoriamo per farla diventare una canzone.
Forse più che utilizzare “avanguardia” utilizzerei “identità” che per alcuni effettivamente potrebbe essere un concetto avanguardistico.
Che poi fare della musica che esca dagli schemi del santo pop, non pensiate sia una responsabilità artistica e culturale? Come vi ponete in questo senso?
[Simone e Riccardo drum] – In ogni contesto, sia esso lavorativo, creativo o familiare, in cui ognuno di noi si cimenta si assume inevitabilmente delle responsabilità rispetto al proprio operato. Noi ci siamo sempre approcciati alla musica in modo sincero ed il più possibile professionale. Pensiamo che i nostri album siano il risultato di una continua evoluzione artistica, professionale ed emozionale. Questo è il nostro modo di fare e ce ne assumiamo con orgoglio la responsabilità del risultato.
In genere nella vita, come nell’espressione, ci vuole una “Cura violenta”? Come a dire: terapia d’urto?
[Simone e Riccardo drum] – Come direbbe Tognazzi nel capolavoro di Monicelli ci vorrebbe una “terapia tapioco”…. Nel senso che non siamo in grado di dare una risposta definita e giusta a questa domanda. Crediamo che di base la cosa importante è avere un’idea qualunque essa sia. L’importante è coltivarla e proporla in modo coerente ed onesto. Poi se in modo violento o meno….per tornare alla domanda di prima, ognuno si assume la responsabilità delle proprie azioni.
Chiudiamo citando la “Guernica”. Un po’ come “Vomit song”. Un po’ come la rivoluzione che ha distrutto il passato…
[Simone e Riccardo drum] – Senza scomodare eventi o opere del passato crediamo che, anche nel nostro piccolo, possiamo arrivare ad un cambiamento e rivoluzionare il nostro modo di pensare ed agire. A volte poi è veramente necessario dare un taglio con il passato….Comunque ci fa piacere che hai citato la “Guernica” che sicuramente ha ispirato Marco Mancini (il nostro bassista) nella creazione della copertina.