È innegabile il rapporto che c’è tra la musica e la nostra mente. Un legame così forte da farci associare, quasi in automatico, una canzone a uno stato d’animo. I cantautori che ascoltiamo diventano, senza volerlo, dei confidenti e dei terapisti dell’anima.
Romeo Lippi, meglio conosciuto come “Lo psicologo del rock”, con il suo gruppo di SONGTHERAPY vuole far capire che attraverso la musica che più amiamo, possiamo entrare in contatto con le parti più profonde di noi stessi e diventarne più consapevoli. Fermamente convinta di questo grande potere da parte della musica, ho intervistato Romeo Lippi e mi sono fatta spiegare cosa succede dentro di noi quando ascoltiamo una canzone che ci fa emozionare.
Come hai deciso di integrare la musica con la psicoanalisi?
Da un suggerimento del mio maestro di psicoterapia Edoardo Giusti. Mi lamentavo che lavorando tanto avessi poco tempo per la musica: lui mi suggerì di unire passione e professione. Aveva colto nel segno; a livello inconscio era la risposta alla mia domanda fondamentale: come posso fare le attività che amo (la psicologia e la musica) rendendomi felice e aiutando anche gli altri? Bisogna trovare un proprio Viaggio nella vita, altrimenti tutto perde significato. Per ora il progetto “Lo Psicologo del Rock” è il mio Viaggio. Devo precisarti che io non sono uno psicanalista doc, sono uno psicoterapeuta integrato, ciò che significa che prendo il meglio delle varie scuole di psicoterapia (tra cui la psicanalisi); è questa formazione eclettica che mi ha permesso di integrare nel mio modo di curare anche le canzoni: quello che chiamo la Songtherapy. Ne “Lo Psicologo del Rock” confluisce anche la mia parte artistica, il mio emisfero destro, come cantautore: nel video qui sotto potete vedere me in veste di psicoterapeuta e in sottofondo sentire una mia traccia (il mio gruppo si chiama Le Ferite).
La tua mission è: vivere meglio grazie all’uso “terapeutico” della musica. In che modo la musica riesce a farci stare meglio?
Molti studi scientifici hanno dimostrato che l’ascolto e la produzione di musica sono connessi all’incremento nel nostro cervello della dopamina, la sostanza che è la protagonista della sensazione del piacere. Allora perché non usare una attività che produce piacere per aumentare il nostro benessere e raggiungere i nostri obiettivi? Ascoltiamo tantissima musica durante le nostre giornate, ma non è solo intrattenimento: incontro tantissime persone che dichiarano di usare le canzoni come una forma di “auto-cura”. La musicoterapia ormai da molti anni usa il suono come elemento benefico. Il mio approccio, la Songtherapy, è diverso: usiamo specificatamente le canzoni come stimolo per conoscersi, risolvere i propri problemi e raggiungere i propri obiettivi. In ultima analisi è una modo per essere felici usando elementi che incontriamo tutti i giorni e che amiamo: le tracce delle nostre playlist.
Il gruppo di Songtherapy com’è nato?
Come ti dicevo la Songtherapy è un approccio che mescola canzoni e psicologia per stare meglio. Lo uso sia in sedute individuali che in gruppo. Il gruppo nasce perché lo stare insieme è un ulteriore fattore terapeutico. Si forma un clima di supporto reciproco, di complicità di scambio molto potente. Persone che non si conoscono si commuovono ascoltando una canzone insieme o facendoci un lavoro sopra. La terapia individuale ti porta a certi livelli di consapevolezza, il gruppo ti fa sentire potente, accettato, in diritto di esprimerti e le canzoni rendono questo processo ancora più bello sintetico e profondo.
Rispetto alla letteratura e al cinema, la musica ha un impatto emotivo molto forte sulle persone. Le emozioni che proviamo, i ricordi che abbiamo li leghiamo quasi automaticamente alla musica. Ti sei fatto un’idea di come sia possibile un’empatia del genere?
Nel nostro cervello, tutto ciò che è emotivo ha a che fare con il sistema limbico: quando ascoltiamo la musica si “accende” questa area. Lo stesso succede quando vediamo una scena forte o pensiamo con nostalgia al passato. In sintesi: Quando vedo una persona che amo, ricordo un momento importante, ascolto una traccia che mi piace il sistema limbico è attivo. Credo che le emozioni e la musica siano delle scorciatoie che la natura ci ha dato per adattarci meglio al mondo che ci circonda. La musica non è solo un fenomeno estetico, altrimenti non sarebbe così diffusa in ogni tribù e in ogni epoca. Molti momenti sociali con un impatto emotivo forte hanno una soundtrack: feste, guerra, raccolti, matrimoni, funerali sono da sempre stati celebrati con la musica. La musica ricopre quindi un ruolo per il nostro piacere ma anche il funzionamento sociale: una festa senza musica non è una festa; Imagine di John Lennon rafforza il sentimento di connessione e il ricordo delle vittime delle stragi di Parigi. De André (che celebreremo con un incontro/concerto a Roma) diceva: “ho sempre pensato che la musica debba avere un significato catartico: gli stregoni, gli sciamani di tutti i popoli usavano il canto come medicina”.
Alessandra Pompa