L’intelligenza artificiale sta modificando il nostro stile di vita: è già nella musica con i suoi algoritmi che spingono i prodotti più “giusti” per noi, cambiando i nostri ascolti. Ma non è tutto qui.
– di Michela Moramarco –
Forse non tutti sanno che spesso queste tecnologie sono più “invadenti” di quello che si possa pensare. Di fatti, sono capaci di acquisire le informazioni base da cui trarre risultati da contenuti protetti da copyright, senza chiederne il consenso né fornire compensi a coloro che effettivamente producono e possiedono questo materiale di base indispensabile.
Con input derivati da milioni di immagini l’intelligenza artificiale più avanzata può ora generare un output derivato che riesce a imitare similmente i diversi stili dei creatori originali.
In alcuni casi si producono addirittura dei falsi che determinano il diluirsi del mercato, una maggiore difficoltà a trovare le opere originali e la violazione dei diritti legali degli artisti in rapporto al compenso per il loro lavoro.
Secondo gli esperti della Silicon Valley, la corsa frenetica all’intelligenza artificiale non è del tutto benefica: così afferma – di Michael Nash, Vicepresidente esecutivo e Chief Digital Officer di Universal Music Group: “è facile che questa aspirazione si trasformi in una calamità per gli artisti” e continua con un parallelismo quantomeno azzeccato:
“È abbastanza comprensibile, quindi, che questi sviluppi abbiano portato a profonde preoccupazioni nel nostro settore, con somiglianze tra l’ascesa dell’IA e l’ascesa di Napster e la condivisione di musica senza licenza oltre vent’anni fa. A quel tempo, era la legge sul copyright a salvare la situazione, garantendo la protezione di artisti ed etichette”
Qual è la via di mezzo?
È vero, l’industria tecnologica e musicale ha fatto molti passi avanti da Napster in poi e attualmente l’intelligenza artificiale non può scaricare legalmente brani o copiare da servizi di streaming poiché ciò violerebbe sia il copyright, che consente ai titolari dei diritti di negare il permesso di addestrare un’intelligenza artificiale, sia i termini di servizio della piattaforma.
“Siamo entusiasti dei modi in cui gli sviluppatori di intelligenza artificiale innovativi nel rispetto dell’arte possono far progredire la nostra cultura e il nostro settore e accogliamo con favore le conversazioni con coloro che abbracciano i diritti dei creatori e la legge sul copyright. In effetti, in diversi casi, stiamo già vedendo che l’intelligenza artificiale può e aiuterà gli artisti a tutti i livelli a migliorare la qualità del loro lavoro estendendo i principi dell’autenticità artistica” – continua Michael Nash.
Fin ora il dibattito si è focalizzato sull’uso dell’IA per la creazione di contenuti ma si sta già assistendo allo sviluppo di molte altre applicazioni che possono aiutare a guidare il successo degli artisti. Ad esempio, può essere utilizzata per aiutare gli artisti a identificare il pubblico in diversi mercati in tutto il mondo, ottimizzare gli aspetti tecnici della produzione audio e migliorare la qualità delle esperienze musicali coinvolgenti per le opere più vecchie.
“A meno che i creatori non siano adeguatamente ricompensati per dare informazioni all’intelligenza artificiale, su di loro ricadranno danni diffusi e duraturi. Coloro che dicono che gli interessi degli artisti non vengono prima dello slancio all’innovazione stanno leggendo male il corso della storia”.
In Universal si stanno intraprendendo usi innovativi dell’AI e detengono infatti tre brevetti AI incentrati non sulla creazione di musica, ma invece sulla trasformazione del modo in cui gli artisti raggiungono nuovi fan e sostengono gli ascoltatori nell’odierna economia del coinvolgimento. Afferma Nash:
“la promozione degli interessi degli artisti è fondamentale. Al centro di questa filosofia c’è la nostra convinzione che, a meno che i creatori non vengano rispettati e giustamente ricompensati quando le loro opere vengono sfruttate per addestrare l’IA, i creatori del mondo subiranno danni diffusi e duraturi. Va considerato che l’arte e la tecnologia abbiano goduto di un’integrazione trasformativa attraverso la convergenza media/tecnologia, promuovendo un vibrante ecosistema creativo e un’economia multimiliardaria, alimentata dal riconoscimento del valore e dei diritti della comunità creativa”.
Per aiutare a catalizzare e accelerare la protezione della classe creativa in questa era emergente dell’IA, Universal Music Group, collaborando con le principali controparti delle industrie artistiche e creative, nonché con studiosi legali, funzionari pubblici e rappresentanti della stessa industria dell’IA, continuerà a esplorare i modi per garantire che l’IA generativa ricompensi adeguatamente le persone la cui proprietà intellettuale costituisce il materiale che contribuisce in modo critico ad alimentare la produzione e gli interessi finanziari dell’IA.
In questo contesto, i responsabili politici dovrebbero affrontare lo sviluppo di qualsiasi proposta di politica pubblica che riguardi l’intelligenza artificiale in modo ponderato e attento, in modo che queste iniziative rafforzino il diritto d’autore e promuovano l’innovazione, sostenendo gli imprenditori tecnologici senza danneggiare gli artisti e i loro diritti.
Ci auguriamo che l’intera comunità creativa possa supportare la visione di opportunità e di collaborazione nel campo della tecnologia AI si unisca in questo sforzo per garantire che i creatori di tutto il mondo raccolgano i frutti del loro lavoro e che il potere delle nuove e straordinarie capacità dell’IA siano adeguatamente imbrigliati per il bene comune.