– di Roberta Matticola –
«Tutto nasce da quel battibecco da bambini, quando nella gara “a chi dice il numero più grande”, a chi diceva “Infinito”, tu rispondevi con “Infinito +1” e vincevi la partita»: Fulminacci descrive così in un post Instagram il suo terzo album di inediti Infinito +1, prodotto da okgiorgio.
Questo disco rappresenta la costante e verticale crescita musicale del cantautore – già vincitore della Targa Tenco per la miglior opera prima con La vita veramente (2019) – che riesce a mescolare perfettamente le sue due anime (una sentimentale, l’altra fortemente ironica), qui rappresentate anche da due collaborazioni: il carattere più pop collabora con i Pinguini Tattici Nucleari in Puoi (brano smaccatamente radiofonico) mentre quello più autoriale trova voce in Occhi grigi scritta e cantata con Giovanni Truppi, uno dei pezzi più intimi e profondi dell’album. Quello che si percepisce ad un ascolto completo di questo lavoro, è la ricercatezza lessicale che caratterizza da sempre la scrittura del giovane cantautore romano.
La tracklist di Infinito +1 sembra creare una sinusoide musicale in cui i brani irriverenti cedono il passo a quelli più sentimentali. È così che dopo un brano introduttivo potente, urlato, allegro e ritmicamente incalzante come Spacca (che evidenzia l’incredibile capacità del cantante di scegliere argutamente le tracce di apertura dei suoi dischi), ne segue uno più leggero come Puoi che, a sua volta, dà il cambio all’energica e coinvolgente Ragù che cela una profonda critica sociale. Nella malinconica e (a tratti) triste La siepe – con il suo bellissimo assolo finale di kazoo – racchiude la vera essenza cantautoriale di Fulminacci: il brano ha un lato introspettivo e sa lasciare con l’amaro in bocca, chiedendosi cosa ne sarà dei giorni futuri.
Infinito +1 è un disco che gioca con i generi e le parole, un album che ti lascia sospeso tra il sogno e la realtà. Se da «giovane da un po’» Fulminacci è diventato un «giovane vecchio», possiamo semplicemente dire che è un giovane senza età che si pone le stesse domande dei suoi coetanei (e non solo). Nelle dieci tracce dell’album, troviamo nascosti degli spunti di riflessione per questi interrogativi: forse non troveremo risposte ma almeno ascolteremo un po’ di buona musica, quella di qualità, che sembra sempre più difficile trovare, prodotta da un artista a cui l’attributo di “cantautore” sembra calzare alla perfezione. Insomma, «cosa è meglio di così», Fulminacci?