– di Michela Moramarco –
Origami è il disco d’esordio di Immune, artista piemontese dalla cifra stilistica versatile.
Non lasciatevi ingannare dal nome, perché Immune è un cantautore che si lascia contaminare da varie influenze musicali e da vari immaginari di pensiero.
Il titolo del suo primo disco è un titolo parlante, uno spoiler sfacciato e sfaccettato del contenuto emotivo dell’album stesso. La parola “origami”, infatti, designa l’arte di piegare fogli di carta e ottenere figure di oggetti e, perché no, di persone.
Ovviamente parliamo di analogie. Mi spiego meglio: come un origami rimanda all’idea che si ha di qualcosa, a un concetto, a un’atmosfera, ogni brano di questo album è capace di evocare questo qualcosa “ideale”. Che sia quindi un pensiero, un oggetto, una persona, del passato o del presente, Origami è un aggancio della memoria. Con tutte le pieghe che ne derivano.
Origami è un album che contiene dieci tracce. La prima, dal titolo “WA”, è un’intro quasi del tutto strumentale che accompagna l’ascoltatore verso quell’immaginario onirico che sarà spiegato più ampiamente con i brani successivi.
Non a caso, segue il brano omonimo al disco, indiscutibilmente orecchiabile, specie nel ritornello. Le sonorità sono elettroniche ma la melodia tende al cantautorato. Dunque, “Origami” è il brano che si pone come manifesto dell’album, non solo per il titolo. Si tratta di una combinazione di parole e suoni che rendono tangibile la fragilità dell’essere umano, che può risultare “pieghevole” come un foglio di carta.
E questa fragilità si percepisce anche nel brano “Chiuso in un barattolo”. In termini di sonorità forse è un po’ più psichedelico, ma il testo tradisce una certa sensibilità artistica e perché no, anche emotiva.
“Un mondo fragile dento ad un barattolo” canta Immune, quasi a voler delineare un atomo opaco del male 2.0 fatto di fumo passivo e di noia, come viene espresso conseguentemente nel brano “Prima di te”. Questa traccia è alquanto ballabile, dato il beat incalzante, che rende il progetto ancora più eclettico e personale.
Origami è un album valido poiché i brani seguono una certa linea, coerente nei suoni e nei testi. Il sistema funziona poiché ogni singola traccia, seppur connessa con l’altra, mantiene una certa riconoscibilità. I suoni tendenzialmente rimanderebbero allo stile dei Subsonica, i testi invece sono dei veri e propri piccoli ritagli di anima del cantautore.
Non mancano note effettivamente più introspettive, come nel brano “Invisibile”. Un accenno defilato ai Radiohead e una voce sussurrata. Niente male insomma.
Dieci tracce, dieci sfaccettature, dieci capitoli di una storia che, si spera, possa essere letta in ordine, senza saltare i righi, senza “Evadere” dall’ascolto.
Origami è un album rivolto a chi vorrebbe essere capace di stropicciare i ricordi, accartocciarli e gettarli nel cestino. Origami è però anche quell’album che porta a riprendere quel foglio e a dargli una spiegazione migliore.