Non sono poi tanti gli artisti musicali che possono fregiarsi di una “carica”, una definizione che condensi la loro essenza in poche parole, a beneficio di chi non li conosce. Per alcuni è un vero e proprio titolo nobiliare (“Il Re del pop“), mentre per altri può essere una condanna o una limitazione (“Il Bob Dylan britannico“). Ma per tutti, anche per chi viene considerato “la grande truffa del rock and roll“, si tratta del riconoscimento di un successo, la prova che si è riusciti a emergere da un calderone di mestieranti per conquistarsi un proprio spazio al sole.
Immanuel Casto è “Il principe del Porn Groove”, e anche se la carica è autoattribuita, è difficile non riconoscere al musicista lombardo la paternità del genere: una commistione tra testi di stampo esplicitamente erotico e dance-pop fortemente venato di elettronica.
Quest’ultimo lavoro prosegue il discorso già intrapreso con il precedente Adult Music, che anche grazie alla distribuzione della Universal aveva contribuito a rendere familiare la figura del Casto Divo, altro nickname “approvato dalla produzione”.
Dei nove brani presenti, tre erano già usciti come singolo. “Zero Carboidrati” affronta il problema dell’attenzione patologica alla linea, un’ossessione per la quale non di rado ci si affida alle dita di un chirurgo, se non direttamente alle proprie, che affondano nella gola cercando di epurare il cibo appena ingerito.
“Tropicanal” si proponeva come tormentone estivo, in un tripudio di doppi sensi balneari, mentre nella title track i sensi sono tutti unici, e tra una fellatio in autogrill ed un’altra sul sedile di una Lamborghini, si scopre che non basta tutto il denaro del mondo per cancellare il degrado che si ha dentro di sé.
Il Porn Groove domina altri due brani del lotto. “Sexual Navigator” riprende l’approccio della fortunata “Crash”, sostituendo alle suggestioni informatiche un immaginario “on the road”, mentre “AnusMouthHand” galleggia tra l’erotismo fetish e le modificazioni da incubo di “The Human Centipede”.
Gli ultimi tre brani (“Redemption” è un breve pezzo strumentale) restituiscono un Casto leggermente diverso. “Sognando Cracovia” è una sorta di techno-ballad in cui duetta con Romina Falconi, ideale badante polacca col sogno di sistemarsi sposando il suo anziano assistito. “Comunione e Liberazione”, a dispetto del titolo, non è l’ennesimo brano di attacco chiesa cattolica, bensì una vera e propria canzone d’amore, à “La Cura” di Battiato.
“Da quando sono morto”, il brano che chiude l’album, è forse il tentativo cantautoriale più riuscito dell’artista. Tra i suoni sintetici affiorano quelli malinconici della chitarra e del pianoforte, in un’elegia della morte, unica solutrice dei conflitti, compresi quelli interiori.
Freak & Chic, nonostante l’esigua durata, accontenterà certamente i fan del Casto Divo, che a trent’anni appena compiuti deve decidere se continuare con la formula che l’ha reso celebre, o se proseguire sulla strada della contaminazione di stili e contenuti, col rischio di perdere la sua originalità.
Luigi De Stefano