Da qualche anno, il quartiere Montesacro a Roma, soprattutto nei dintorni di Piazza Sempione, sta avendo un discreto sviluppo dal punto di vista della vita notturna: locali, pub e ristoranti sono apparsi dal nulla insieme a ondate di persone nel weekend stipate sui marciapiedi o pienamente in mezzo alla strada. Montesacro però è un quartiere fortemente impegnato politicamente, ed all’interno dello stesso sono numerose le iniziative promosse dai collettivi e dai centri sociali; l’iFest è sicuramente una delle iniziative più interessanti nel quartiere durante l’estate! Un festival autofinanziato ed indipendente, che ospita al suo interno numerosi stand di organizzazioni umanitarie, ONLUS o autoproduzioni di abbigliamento, editoria e gastronomia. Oltre a questo, sul palco del festival si alternano ospiti speciali e artisti di chiaro impegno politico e sociale. Nell’edizione di quest’anno, durata dal 29 giugno fino al 3 luglio, per l’evento di chiusura è stato chiamato sul palco Immanuel Casto, recentemente in tour assieme a Lo Stato Sociale.
C’è però da fare una riflessione prima di incominciare il report: non era il posto giusto per questa esibizione. Non che l’esibizione abbia risentito della location, né del palco o dell’acustica, quanto più l’ambiente che era percettibilmente molto diverso da chi era stato chiamato a suonare. Neanche qualche ora prima sul palco dell’iFest era salito Zerocalcare e il giorno prima avevano suonato i 99Posse e gli Assalti Frontali. Fondamentalmente il Castodivo e Lo Stato Sociale, che già di per sé è stata un’accoppiata che ha fatto discutere molto i fan di ambo le parti, non rispecchiano quell’ambiente, il primo perché appartiene ad una estetica più glamour ed i secondi perché ormai si sono alienati un determinato pubblico. Per non parlare dei Verano, che sono risultati essere i veri pesci fuor d’acqua della serata. È sicuramente bello quanto interessante permettere la coesione di più ambienti in un unico posto, ma spesso il risultato finale può essere straniante. Ad ogni modo, l’esibizione di nessuno dei musicisti ha risentito di questo elemento!
Prima dell’inizio della serata il palco è stato usato come passerella per una sfilata di “moda indipendente”; seppur eccentrica come trovata, è stata innegabilmente interessante, proprio nel suo esulare dal contesto dell’iFest e nel riabilitare qualcosa di screditato in questi ambienti come il mondo della moda.
I primi a salire sono i Verano; come apertura al live non si può dire che siano entusiasmanti. A differenza del Castodivo che punta molto sulla coreografia e sull’esibizione (a volte anche troppo), Anna Viganò e compagnia risulta un po’ troppo legata sul palco e l’esibizione risulta abbastanza sotto tono e melensa. Per fortuna il pubblico sottopalco non manca, ed è positivo che, nonostante un sound completamente diverso da Immanuel Casto, siano riusciti ad emergere nel corso dell’esibizione.
Immanuel Casto non si fa aspettare troppo e sulle note di Discodildo esordisce subito sul palco accompagnato dalle fedeli Beatgirls. Il Pink Album è un disco molto interessante, soprattutto per le collaborazioni di artisti come Tying Tiffany, Soviet Soviet, e la stessa Romina Falconi, recentemente autrice assieme al Castodivo della canzone Who is Afraid of Gender e la scaletta dell’artista, che ormai vanta quattro album e numerosi singoli, si è fatta decisamente sostanziosa.
Ma in tutto questo non appare chiaro in cosa consista la collaborazione con Lo Stato Sociale in questo tour, visto che sul palco oltre ad una batteria e l’immancabile postazione di Keen, non c’è un supporto tecnico da parte della band bolognese al concerto. A malincuore per tutti, fan del gruppo e non, ma per motivi diversi, l’esibizione consiste unicamente in due brani, uno proprio, Magari non è Gay ma è Aperto, e Pubbliche Dimostazioni d’Odio insieme ad Immanuel Casto. Per quanto l’entusiasmo della band fosse genuino e percepibile, due brani in un live non sono niente più che una breve apparizione e il loro contributo alla performance è stato pressoché inesistente in un concerto di circa un’ora e mezza. C’è da riportare uno stage diving decisamente imbarazzante, finito con uno schianto a terra, che nessuno spettatore dovrebbe permettere a prescindere da qualsiasi opinione nei confronti del gruppo che sta suonando; per fortuna nessuna polemica da parte dei ragazzi, solo un certo stupore nei confronti della mancata presa. Chi ha veramente accusato il colpo di questa breve comparsata sono stati i fan de Lo Stato Sociale venuti unicamente per la loro esibizione; questo ha significato che una buona fetta del pubblico è uscita assieme a loro.
Per quanto riguarda i fan del Castodivo invece, niente di cui lamentarsi. Il cantante bergamasco dimostra di essere decisamente migliorato nell’esibizione live; anche se leggermente affaticato in alcuni momenti, come nella cover degli Einstürzende Neubauten rinominata Rosso Oro e Nero, il resto dell’esibizione è pulita ed estremamente valida. Contribuisce molto, come sempre, la presenza scenica del Castodivo che tiene sempre magistralmente il palco anche con intermezzi e siparietti dallo humor piccante. Il resto della scaletta è una valida unione tra vecchie e nuove glorie, mantenendo i tormentoni dei vecchi lavori, come l’immancabile Come è Bella la Capella, Escort 25, Tropicanal ed ovviamente nuovi brani come Social Queen, Rosico e Alphabet of Love.
Sull’esibizione di Immanuel Casto solo note positive quindi, ma sull’insieme bisogna dire che come giornata di chiusura si è voluta mettere troppa carne alla brace per l’ultima serata di un’iniziativa culturale e ludica estremamente valida nel quartiere.
Davide Cuccurugnani
Foto: Luisa Ricci