– Di Giacomo Daneluzzo –
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Palude è il nome della seconda fatica degli Zagreb, uscita per Alka Record Label nel 2018. La band padovana, attiva dal 2014, s’inserisce nel solco del rock cantautoriale all’italiana, dandone un’interpretazione nuova, più sotto l’aspetto contenutistico che quello prettamente musicale. Infatti quest’ultimo, per quanto dal punto di vista tecnico sia estremamente ben costruito ed equilibrato, non si discosta troppo dai canoni per così dire “classici” del rock nostrano, vale a dire chitarre elettriche in primo piano, capolino saltuario di synth, sezione ritmica molto presente e “rock” e voce graffiante, al fianco di melodie che tendono, a tratti, a un pop sporcato di residui punk.
Risaltano i testi, costruiti perlopiù per immagini e metafore e legati da un’idea di fondo che si potrebbe descrivere come una demistificazione delle illusioni proposte da una realtà, che può anche vendersi bene, ma, scavando, si rivela bassa, povera, ipocrita e infelice; questo concetto si manifesta, per esempio, nella difficoltà nel costruire relazioni “vere” (Problema sociale), nella rabbia nei confronti della società (Nel buio, che musicalmente è la più pop del disco) e nel vuoto conformismo (Cerebrale).
Emerge un nichilismo che in realtà non è altro che un’espressione della tendenza alla disillusione della società odierna e che trova in Palude un’espressione ben esposta e più che dignitosa.