– di Giacomo Daneluzzo –
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Di Trentatré sappiamo davvero poco. Sappiamo che viene dai dintorni di Venezia, che è un giovane rapper ma anche un grande amante del jazz e infine che ha pubblicato nel 2019 un EP autoprodotto a mio parere molto interessante che si chiama Titoli di coda.
La scelta di usare basi tendenti al jazz risulta particolarmente appropriata per lo stile di scrittura di Trentatré: un genere basato sull’improvvisazione come il jazz è infatti del tutto coerente con il flusso di pensieri proposto dall’artista nel suo rap “fuori dagli schemi”.
Unica pecca, forse, è costituita da alcuni dettagli tecnici della registrazione e del missaggio, per i quali la voce risulta spesso coperta dalle basi, ma per il resto Titoli di coda risulta un ottimo esordio, in cui l’autore (che, almeno dalla sua attività social, sembra essere un tipo decisamente schivo) in cinque tracce si apre a riflessioni profonde di tipo esistenziale e scrivendo si confronta con il mondo a lui circostante, caotico ma anche affascinante, nella solitudine poetica di un’insonne notte di mezzaluna, come descritto in Insomnia.
Un EP raffinato, che affianca egregiamente due generi come il rap e il jazz, molto distanti ma anche con possibili punti d’incontro: non è infatti la prima volta che li vediamo intersecati tra loro e il risultato, come dimostra il lavoro di Trentatré, può essere molto apprezzabile.