• Di Giacomo Daneluzzo
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Questa settimana vi presentiamo il primo, freschissimo full lenght della ska band pavese Collywobbles: Satelliti fuori orbita. I Collywobbles, con vari cambi di formazione, in realtà esistono dal lontano 2004 e hanno all’attivo tre EP pubblicati tra il 2009 e il 2014; ma il meglio doveva ancora venire, ed ecco che è arrivato in quest’autentico gioiello dell’attuale scena in levare nostrana, registrato al Cronosound Studio (Vimodrone) con Gianluca Amendolara (Punkreas e Rumjacks) e Maurizio Cardullo (Folkstone).
Le sonorità sono quelle che gli amanti del levare conoscono bene, ovvero (in estrema sintesi): un grande spazio lasciato ai fiati, organi, improvvisazione delle linee di basso (thanks to jazz) e la caratteristica chitarra ritmica in levare rispetto al battere delle percussioni; ma quest’album sembra declinare gli “ingredienti tradizionali” in forme piuttosto nuove, attraverso il costante duetto armonizzato delle due voci e alcune trovate musicali che risultano, senza tradire i canoni del genere, tutt’altro che banali. Senza dubbio resta un album ska, ma all’interno s’intravede dell’altro, per esempio si possono trovare tracce rocksteady (Una sera d’estate) e tendenti al jazz manouche (Tracce).
In questo scenario i Collywobbles raccontano storie, immagini, sentimenti, quotidiani e immediati, spesso posti con modalità apparentemente divertenti e leggere, ma alla spensieratezza formale tipica del bluebeat contrappongono dei testi che arrivano dritti al punto, come avviene con il ritornello “canticchiabile” di Tempi moderni, traccia che però cela un’aspra critica al mondo lavorativo e alla sua frenesia, molto più “seria” di come (forse) vorrebbe apparire, analogamente alla bonus track Libero sfogo (uscita nel 2015 come singolo), il pezzo più fortunato del gruppo: lo sfogo consiste nel mandare a quel paese qualcuno che ci ha fatto soffrire, cosa che forse tutti dovremmo fare, qualche volta. Emerge un atteggiamento positivo, il che non significa che il mondo cantato dai Collywobbles sia tutto rose e fiori, tutt’altro: ciò che la band sembra suggerire è di, in questa vita difficile sotto vari aspetti, fare buon viso a cattivo gioco, sfogarsi, divertirsi, trovare il modo di superare i momenti peggiori, cogliendo il lato bello, poetico, ma anche divertente, spensierato, dell’esistenza.
Un disco ballabile (ska!) ma non solo, costituito da un susseguirsi di ottime idee in quanto a composizione e scrittura: uscendo con cautela dal genere di provenienza, i Collywobbles realizzano un album coraggioso, tanto ben costruito e fruibile che, forse, può sperare di aprire al “mondo esterno” le porte di quella nicchia travolgente, divertente, interessante e, spero, immortale che è lo ska.