Il tour di Kintsugi passa per Roma: come i Voina rovesciano il Wishlist.
– di Roberto Callipari, foto di Giorgia Bronzini –
Il 23 marzo siamo andati al Wishlist a Roma per vedere il live dei Voina, band di Lanciano ormai culto nella scena indie rock italiana, che in una carriera decennale ha visto passare fasi e mode ma è rimasta sempre fedele a se stessa.
Dopo aver approfondito proprio con Ivo Bucci, voce della band, il loro ultimo album (qui l’intervista), e dopo averne parlato ampiamente (qui il nostro punto di vista), eravamo molto curiosi di sapere quale fosse la resa di Kintsugi dal vivo.
Il Wishlist già mezzo pieno al nostro arrivo creava sicuramente un’aspettativa. I Voina sono una di quelle band che ama i volumi sparati, le chitarre picchiate e il pogo sottopalco, e pensare che ci fosse già tutto quel pubblico pronto all’evento ci ha preannunciato quello che poi abbiamo avuto modo di vedere durante il concerto: i Voina vogliono godersela col pubblico, perché la musica è una festa. Se è vero che fare schifo è un dovere morale, come ricorda Ivo sul palco a concerto iniziato, è anche vero che farlo tutti assieme è qualcosa di unico: assistere a un live di questo tipo, così energico e intenso, ci ricorda che la musica è prima di tutto comunione, unione d’intenti fra artisti e pubblico che, nello spazio dell’evento, lasciano tutto fuori, per uscirne, probabilmente, un po’ più in pace con se stessi.
E il live dei Voina, per quanto evento sicuramente festoso nel suo aspetto più intrattenitivo, nel suo modo di essere così rabbiosamente scherzoso, è un live carico, di suoni, di corpi, di contenuti. Abbiamo già approfondito, infatti, quanto Kintsugi sia anche un disco politico, un album che non ha paura di tirare fuori anche l’anima più intima e impegnata dei suoi interpreti, ma sul palco tutto diventa più evidente, in tripudio punk/hardcore di chitarre, sudore e spallate che altro non sono il manifesto della voglia di essere altro, anche se solo per due ore, per perdersi in un mondo che ci prende a schiaffi ma che, soprattutto in momenti come questi, ci dà nuova linfa e nuova carica.
In un Wishlist al limite del saturo quindi, i Voina suonano praticamente tutto Kintsugi, con un’energia e una precisione tecnica sorprendente, non che avessimo dubbi, ma dimostrando che essere punk, avere uno spirito rock, non significa per forza avere un approccio sufficiente ma anzi, significa concedere completamente se stessi alla musica e alla folla, ora correndo e lanciandosi sul pubblico, ora urlando e suonando il tutto addosso alla folla che, adorante, accoglie la band di Lanciano come clan di profeti per il tempo che vorrà esserlo.
Il concerto scava anche nel passato del gruppo abruzzese, dando vita ancora una volta a quei brani con cui i Voina li avevamo imparati a conoscere ed amare nel corso degli anni, come Bere, Io non ho quel non so che, Calma apparente e, soprattutto, Ossa, con la quale chiudono, è il caso di dirlo, in bellezza.
Questo live report è un commento che si fa elogio nel ricordo delle quasi due ore sul palco dei Voina, che hanno saputo portare un live aderente a quanto sentito sui dischi (e non è scontato), un live con delle dinamiche interessanti, che vive di momenti vari e dosati a seconda del tono dei brani, ben suonato da chi si diverte nel fare ciò che fa e che, soprattutto, ha voglia di divertire e sa bene come farlo.