Nel suo primo EP dal titolo Shamballa, Il Sentiero di Flavia unisce atmosfere di anima rock a sfumature elettroniche, insenature new age e vene celtiche. Ne fuoriesce un risultato interessante, anche se qualche dettaglio rimane grezzo. Nel primo pezzo dell’EP ad esempio, Le parole dette di notte, il contesto polistrumentale riempie molto, mentre la voce al confronto risulta poco d’impatto. Un effetto sfumato avrebbe funzionato e sarebbe stato più adatto nel brevissimo brano Last voices from Himalaya, in cui la voce è nuda e cruda, naturale, senza alcun effetto. Ascoltando la canzone ci si immagina davvero di trovarsi sull’Himalaya, luogo dove il sonoro si disperde nel vento tra una vetta e l’altra. In questi casi è meglio dare corda all’immaginazione per permettere all’ascoltatore di essere completamente inglobato nel mondo finzionale. Ma l’importante è che ci sia la materia prima, dopodiché basta continuare a migliorarsi e perfezionarsi.
Molto apprezzabili sono gli esperimenti musicali resi da un pot-pourri di strumenti. Non esistono pause vuote senza alcun motivo, il ritmo accresce intensificandosi al punto giusto, seguendo l’armonia delle composizioni. Complimenti alla band per gli arrangiamenti assolutamente ben riusciti, che lasciano intendere di poter risultare ancor più coinvolgenti se ascoltati dal vivo.
Li vedrei benissimo nella colonna sonora di un film!
Alice Sbroggiò