– di Anna Rescigno –
Dopo un tour estivo caldissimo, ANNA, rapper ligure e artista donna più ascoltata in Italia nel 2023 e nel 2024, è tornata a deliziarci con un folle giro dei club della penisola per scaldare questo inverno. Il Fabrique di Milano l’ha ospitata ben cinque volte e noi siamo andati a sentirla alla seconda data, ma saremmo voluti tornare anche alla terza, alla quarta, alla quinta…
Cinque Fabrique, cinque sold out. A pensarci è incredibile ma in realtà sembra tutto naturale e ovvio, semplicemente il normale flusso delle cose se pensiamo all’anno che ha avuto ANNA. Se all’inizio del 2024 era un’artista già molto conosciuta e rispettata nel rap game italiano, adesso, dopo l’uscita di VERA BADDIE, il suo primo disco, e un tour estivo senza pause, è diventata un vero e proprio idolo delle masse.
ANNA non è più “Anna di Bando“, questo è chiaro. Le hit continua a sfornarle ma, se prima era una sedicenne con tanta voglia di sfondare ma ancora molto attaccata ai canoni del rap italiano, dettati per di più da una rappresentanza quasi esclusivamente maschile, adesso è diventata un unicum nell’industria, con numeri ma soprattutto impatto mediatico difficilmente raggiungibili da altri artisti. ANNA ha un vero e proprio impero di ragazzi e ragazze che parlano come lei, si vestono come lei e cantano i suoi pezzi. Ma, se la sua immagine e la sua musica sicuramente aiutano nel discorso generale, il game changer è sicuramente uno, e cioè l’attitude che la giovane rapper porta in scena. Ed è anche forse il motivo per cui il suo live è così elettrizzante e lo si vorrebbe rivivere in loop.
ANNA entra sul palco con VIENI DALLA BADDIE ed è difficile staccarle gli occhi di dosso. È perfettamente consapevole della presa che riesce ad avere sullo spettatore e questa sua sicurezza diventa ammaliante. Porta in scena un personaggio che dà al pubblico contemporaneamente la possibilità di idolatrare e di sentirsi rispecchiati. L’ironia che utilizza per regolare il rapporto tra lei, Anna Pepe, e questo personaggio, la baddie, è la chiave di volta che le permette di fare un po’ tutto: in primis, le garantisce un pubblico con un range di età vastissimo, dalle giovanissime preadolescenti che prendono molto sul serio la sua figura, quasi mitizzandola, alle ventenni che si divertono con lei a interpretare questo personaggio, incanalando questa attitude nella vita di tutti i giorni. Ma un’altra cosa le concede l’ironia, ed è il motivo per cui gli ascoltatori più attenti la amano così profondamente: ANNA, tramite questi escamotage di frivolezza, e forse anche un po’ inconsapevolmente, gioca con le dinamiche di potere e di genere della sua industria, in una maniera che, in Italia, non si era mai vista prima. Rappa e porta avanti il suo discorso senza scomodare troppo la retorica dell’importanza della sua presenza nell’industria (presenza che è, senza ombra di dubbio, estremamente importante e significativa ma, non venendo sottolineata, è come se acquisisse ancora più valore). Rende propri i canoni linguistici e tematici della scena rap a lei contemporanea, ma intanto li ribalta, con delicatezza. In MULAN, ad esempio, prende una tematica che è sempre stata ricorrente nel rap e nella trap italiana, quella della prostituzione, ma da una prospettiva inedita, ossia quella femminile, e la priva della tipica aggressività con cui ne si parla di solito:
Non voglio un rapper, manco un attore
Voglio quello che fa il muratore Baby, ho saputo [che] ti pagano ad ore Se vuoi lo faccio per fare l’amore, let’s go
Forse, ipotizzo, è proprio questo il modo per incrinare il sistema: addentrandocisi piano piano.
Un altro brano interessante per il discorso è TT LE GIRLZ: diventato un anthem su TikTok e nei club, il pezzo abbandona la retorica dominante di solidarietà femminile per ammettere, con inusitata franchezza, che i sentimenti che a volte prevalgono nell’amicizia tra ragazze, soprattutto se c’è di mezzo la fama, sono quelli di invidia e competizione («Ho provato ad avere amiche ma tutte le girlz infamano»). Ma soprattutto, in altre parti della canzone, sottolinea come la linea di demarcazione tra invidia ed attrazione sia veramente sottile:
Girl, puoi dirmi che cosa guardi?
E non capisco se mi odi oppure vuoi baciarmi (muah) Sei l’unica dentro il party Che mi sta guardando come mi guardano i maschi
La prima parte del concerto è riservata alle canzoni più dure e “rappate”, poi c’è un momento dedicato ai (pochi) brani più introspettivi, in cui addirittura viene accompagnata da un’arpista e da una pianista. In conclusione porta le hit (che poi alla fine sono tutte hit). Il tutto è condito da un corpo di ballo: le coreografia sono carine ma forse è l’unica parte che stona nel quadro generale, perché si prende un po’ troppo sul serio rispetto a tutto il resto. Il live è una continua glorificazione della cultura hip hop, trash e kitsch: dal sagging di Artie 5ive ai pupazzetti di HELLO KITTY lanciati per aria durante il duetto con Sillyelly, all’outfit iconico durante FASHION: ANNA sale sul palco con stivali cinghiati e frange giallo fluo, polsini pelosi, occhiali da sole specchiati e canottiera acid washed.
È veramente difficile capire quanto di tutto questo venga direttamente da lei e quanto invece dal progetto che c’è dietro, ma forse alla fine non è così importante. Il 2025 la vedrà nei palazzetti, lo ha annunciato settimana scorsa. È così che doveva andare e noi non possiamo far altro che continuare a tifare per lei.