– di Martina Rossato –
Se per la stragrande maggioranza delle persone, “il primo amore non si scorda mai”, per Matteo Molinari, giovane cantautore di Anzio, “Il primo amore non esiste più”. Questo è infatti il titolo del suo primo singolo, un titolo curioso, che attira subito l’attenzione, per un brano dai suoni molto estivi. Ho fatto due chiacchiere con lui, per cercare di capire meglio in che senso non esiste più il primo amore.
Ciao Matteo, come stai?
Bene, sono in studio a produrre, quindi bene!
Ho visto che sei di Anzio, io sono di tutt’altra zona, vicino a Milano (come sentirai dall’accento). Volevo chiederti com’è la tua città.
C’è un ambiente abbastanza attivo, poi essendo turistico, soprattutto d’estate, è un posto dove ci sono tanti locali e pub sul lungomare e sulla riviera che organizzano live e piccoli festival. Non so ancora come andrà quest’estate, per il Covid, ma prima della pandemia è sempre stata una zona trafficata a livello musicale.
È in questi pub che hai fatto i tuoi primi concerti?
Sì, ho cominciato a suonare ad Anzio, Lavinio, ho fatto anche qualche concertino a Roma in forma acustica. Ho cominciato a suonare con la mia band tempo fa, quando scrivevo le mie prime canzoni. In forma acustica perché in inverno spesso e volentieri suonavamo in posti più piccoli e con tutta la band non era possibile. Abbiamo fatto così le prime esperienze… bei ricordi!
Quindi questo è il tuo primo singolo da solista, ma hai delle esperienze precedenti. Cosa cambia lavorare da soli rispetto all’avere una band?
A livello lavorativo per me è cambiato molto poco, perché suono ancora con i ragazzi con cui ho sempre suonato. Poi io ho un mio studio di produzione, che ho aperto insieme ai ragazzi. In questo studio di registrazione passiamo le giornate intere. Magari porto canzoni scritte da me, ma poi le riarrangiamo insieme e le produciamo. Quindi più o meno è rimasto tutto uguale. Poi ciò che riguarda il nome, la facciata e tutto quello che arriva al pubblico, è diverso. Capitano occasioni in cui magari devo fare un’apertura ed essendo Molinari, adesso sono solista e quindi vado voce e chitarra. Un’altra cosa che è cambiata è che sento di avere più responsabilità rispetto a prima.
Certo, poi quando si è abituati a qualcosa è difficile non sentire la differenza. Da quanto suoni?
Ho cominciato a suonare abbastanza tardi, se così si può dire. Ho ventisette anni e ne avevo più o meno diciotto quando ho cominciato. Non ho mai studiato, e questo me lo rimproverò ancora adesso. O comunque, sono anni che mi dico che vorrei cominciare a studiare seriamente. All’inizio cantavo e suonavo la chitarra, poi ho aggiunto anche un po’ altri strumenti da autodidatta.
Nella tua famiglia qualcuno suona?
No, in famiglia non suona nessuno. Anzi, mi sono sempre sentito un po’ il “reietto”. Non mi hanno mai dato contro, ma forse non mi hanno mai capito fino in fondo. Già è difficile capire una persona, figuriamoci una persona che fa tutt’altro. Sono visto come quello che scrive le canzoni e sta un po’ in disparte.
Parlando del tuo singolo, in che senso “Il primo amore non esiste più”?
In questo caso parlo di un’esperienza che ho passato e credo sia la parte un po’ difficile dell’artista. Questa esperienza di cui io parlo l’hanno vissuta tutti quanti sulla faccia della terra, ma la difficoltà e la pecca dell’artista è che ne parlo in prima persona. Quando scrivo è perché o ho vissuto qualche esperienza o visto qualcosa che mi ha fatto prendere in mano carta e penna, in questo caso parla di un amore che per me è stata importante, che è finito e digerito. Adesso si guarda avanti, in questo senso il primo amore non esiste più.
Che rapporto hai con questo primo amore? Perché comunque dici “Il primo sbaglio non lo faccio più”, quindi influenza anche nel futuro, non soltanto nel ricordo.
Più che altro quella parola, detta in quel momento, è una protesta in generale. Come dire che nella vita non voglio più sbagliare, non voglio più soffrire. Non è per forza legata al discorso dell’amore. Scrivere una canzone è una cosa strana, tante volte non c’è un discorso logico che inizia, finisce e rimane quello. Man mano che scrivo mi vengono in mente cose diverse. Se dovessi “recensire” la mia canzone, spiegare di cosa parla, direi che parla di una protesta nei confronti di me stesso e di quelle parti di me che voglio migliorare. Non voglio più guardare al passato ma al futuro.
A proposito di futuro, nel futuro immediato sta arrivando l’estate, e la tua è una canzone molto estiva. L’estate è la tua stagione? O è una stagione che leghi più al pezzo che alla tua persona?
Io mi sento estivo. Sono nato e cresciuto al mare, non posso non sentirmi estivo. Quando abbiamo fatto l’arrangiamento con il mio produttore musicale, Gianfranco Bernacchia, che è sempre con me in studio, volevamo che fosse lineare, diretto e leggero. La canzone poteva sembrare “pesante” a livello di testi in alcuni punti, quindi creare questo arrangiamento “leggero” era voluto.
Quando scrivi canzoni nasce prima il testo e poi la musica?
Dipende, in questo caso sono nati insieme; è una canzone che è nata nel giro di pochi minuti. Mi succede spesso di prendere la chitarra e cominciare a suonare qualche accordo e che il testo venga subito lineare. Non è sempre così, ci sono tante altre canzoni per le quali scrivo prima la melodia e gli accordi e poi ci vogliono settimane o mesi prima di avere la canzone.
Molto interessante questa cosa: c’è dietro sicuramente tutto un percorso tuo interiore ma poi è in un momento che realizzi e metti su carta.
Sì, e penso che sia un momento abbastanza magico perché poi nella vita privata ci sono dei periodi in cui non riesco a scrivere nulla: prendo la chitarra, provo a scrivere qualcosa e non mi viene niente. Invece, ci sono periodi in cui nel giro di pochissimo tempo scrivo più canzoni insieme che non si sa da dove arrivano [ride, ndr]. Quando so che arriva quel momento lo accolgo a braccia aperte. Mi isolo un attimo e scrivo.
Avendo intervistato vari artisti, alcuni mi dicono che il periodo di lockdown è stato super produttivo, altri invece si sono fermati. Tu come l’hai vissuto?
A livello musicale non c’è stato un blocco, anche perché ho lo studio a due passi da dove abito. È la mia seconda casa, se non addirittura la prima. Anche prima del lockdown stavo praticamente sempre qui, quindi non mi è cambiato tanto. Però c’è da dire che è stato un periodo di disagio per tutti, più per chi abita in città forse. Io vivo in un paese di mare, dove in inverno c’è molta libertà. Non l’ho vissuto come un periodo di reclusione.
Progetti per il futuro?
Ho molte altre canzoni su cui continuo a lavorare con l’etichetta e coi ragazzi. Ora continuiamo a lavorare su questo singolo, ma ci sono tanti altri progetti in cantiere che presto prenderanno vita.