• Di Giacomo Daneluzzo
30 gennaio 2019. Marian Trapassi e la sua band si preparano a suonare sul piccolo palco del Garage Moulinski, ex-autorimessa a Milano, dove tra grandi librerie e soffitti altissimi da cui pendono lampade un po’ vecchio stile, stanno per presentare il quinto album della cantautrice palermitana, “Bianco”, con attorno una miriade di tavolini, occupati tanto dagli interessati che sono arrivati fin qui apposta quanto da semplici consumatori del bistrò.
L’ambiente è un po’ rétro, perciò la scelta di Marian e del gruppo di vestirsi interamente di nero contribuisce a creare un’atmosfera particolare.
La scaletta non è altro che la tracklist dell’album e tra una traccia e l’altra vengono spese poche parole; i pezzi, eseguiti strizzando un occhio (o anche due) al jazz, sono suonati con grande cura e frequenti sono i passaggi tra un pezzo e l’altro dal pianoforte alla tastiera e dalla chitarra acustica a quella elettrica (e viceversa), mentre un trombettista, per la maggior parte del tempo seduto a un tavolo tra il pubblico, s’inserisce a sorpresa nei pezzi, tornando a più riprese sul palco.
Le canzoni trasmettono un senso di ordine e precisione tecnica, ma ciò che appare evidente è che Marian e il gruppo si stiano davvero divertendo a suonare insieme su quel palco: il coinvolgimento della cantautrice è tangibile, specialmente nell’esecuzione di pezzi intimi e personali come quelli dedicati ai suoi genitori. A ogni pezzo seguono lunghi applausi da parte del pubblico, compresi gli avventori del locale, ormai trascinati anch’essi nel mood dell’album.
Nonostante il raffreddore, a cui mi accennava prima del concerto, Marian non solo arriva senza intoppi in fondo alla scaletta, ma propone anche due bis alla fine, cantando ancora “Futuro” e “Blu”, quest’ultima richiesta a gran voce dal pubblico sul finire del concerto.
In sintesi, si tratta di una serata all’insegna della buona musica, che ne è la componente principale: un’esibizione curatissima per sonorità e strumentazione, ma che senza alcun distacco tenta con successo di dialogare col pubblico e di presentargli il “mondo” di Marian Trapassi attraverso la sua musica e i suoi testi.