IlMatteo è un cantautore. Ahia. “Cantautore”, parolaccia che qui da noi assume una veste semantica scivolosa e da usare con cautela. No, non troverete in Presunte attitudini locomotive lanciate a bomba contro l’ingiustizia, né l’Italia viva del 12 dicembre o qualche maggio che ha fatto a meno del vostro coraggio. Bensì potreste trovarvi cumuli di polvere e foglie di te e strade degli aranci, vaghe e minimali.
Questo primo EP si mostra innanzitutto per la grafica e il packaging stellare, in tutti i sensi, un oggetto da collezionare prima ancora che da ascoltare (in un mondo sempre più digitale). Poi, ovvio viene la musica. Sono quattro canzoni, quattro “ballate” si potrebbe dire, se ancora si può usare un termine così. Cantautore sì, dicevamo, ma con stile, con ritmo, con gusto. Non fai in tempo a premere play che il fiume di parole ti sommerge e ti sprofonda nel gioco metrico di “Cumuli di polvere”, dove se provi ad inseguire il flusso lirico finisci per perderti, per ritrovarti solo nella splendida apertura del ritornello, come un salto nel vuoto alla fine di una lunga corsa. Un brano scritto e costruito in maniera impeccabile, in tensione costante risolta solo nel crescendo conclusivo. Ascoltatelo, una volta e ancora, di nuovo, e non ve lo scorderete più.
E non è facile riuscire ad unire testi brillanti con melodie catchy (come piace dire a noi giovani), memorizzabili e cantabili, di fresco sapore pop, nell’accezione più positiva possibile. Certo, se una critica si può muovere è quella della varietà, perché se “Vaga e minimale” è un piccolo gioiello di versi, calembour, ironia e melodia, “Foglie di te” riprende la formula, seppur rivestendola di un diverso romanticismo soffuso e autunnale, ma non la varia, “difettando in armonia”. Il piglio malinconico perdura anche nell’ultima traccia, “La capricciosa strada degli aranci” che aggiunge qualche spunto melodico con un bell’hook vocale nel ritornello. Quattro canzoni agrodolci, molto personali e ben scritte, con una cura particolare nei laboriosi arrangiamenti, capaci di fondere power chords con violini, vibrafoni, fiati; arrangiamenti che a volte osano troppo, superando di quando in quando la sottile linea del buon gusto (a mio avviso superflui gli interventi di lead synth). Quattro canzoni, più una ghost track, la versione acustica di “Cumuli di polvere” in duetto con Valentina Lupi, la cantautrice veliterna che ha supervisionato la produzione artistica dell’EP; e questa ulteriore versione acustica dimostra come un brano splendido rimanga splendido in (quasi) qualsiasi veste.
Essere “cantautore” a volte è una condanna, una maledizione, un insulto, colpa di un retaggio culturale esclusivo della penisola difficile da sopportare. IlMatteo scappa da qualsiasi pulsione nostalgica e ci ricorda come si possano fare splendide canzoni senza scivolare nel banale. Vi pare poco?
Riccardo De Stefano