Rock Alternative. Ecco la ricetta per l’esordio de Il Grido che si presentano in scena con un disco rude, forte e decisamente ricco di acidi. “Il Grido” un album che dalla copertina sinceramente lascia pensare ad una saga a fumetti ma sono le prime note di “Zero” che non lasciano scampo…e se il primo impatto acustico è quello di un crossover americano, la successiva “Amsterdam (hai una cura per me?)” riposiziona l’indice della bilancia sul peso giusto. Un bel disco di rock acido, italiano e periferico, sociale e ambizioso di rivalsa. La scena italiana è in pieno fermento e dischi come questo segnano il ponte di comunicazione tra la plastica di chi si adegua alle mode e la trasgressione stilistica di chi le mode la rifiuta completamente. In rete il video ufficiale:
Rock Alternativo. Ma oggi secondo voi che significa Rock Alternativo? Chissà quanti vi hanno fatto questa domanda…
Meglio, così si torna a parlarne! Scherzi a parte, oggi forse è un genere più di nicchia, non è sulla cresta dell’ onda come è stato in passato. Per noi questo non è un problema, ci sentiamo assolutamente liberi di esprimerci nella maniera che riteniamo più giusta, senza pensare a quello che va più di moda. Forse ora il rock è veramente alternativo. Per noi fare musica significa unire energia e impatto, che esprimiamo al meglio nei live, alla ricerca sonora, che è un discorso legato più alla studio di registrazione. Questi sono i due ambienti che fanno parte della vita di una band, cerchiamo di essere estremi in tutti e due i casi.
Con una giovane band il discorso si fa sempre interessante: musica e attenzione. Quanto valore pensiate si dia alla musica come cultura e bellezza? E alla vostra musica in particolare?
La musica sta passando un periodo strano. Sembra virare verso una leggerezza a tutti i costi. Tutti i gruppi che cercano di veicolare un messaggio impegnato o quantomeno un pò più intenso, hanno già parecchi anni di carriera alle spalle. La nuova musica sembra un modo per cercare di distogliere l’attenzione. Non che sia necessariamente sbagliato, se sta accadendo questo un motivo c’è. Forse non si crede più nella musica come colonna sonora di una rivoluzione culturale. Semplicemente noi non ci sentiamo parte di questa cosa, a costo di sembrare antiquati, o meglio vintage, o meglio demodé. Sappiamo benissimo che la nostra musica costringe a darle attenzione, ed è per questo che riceviamo pareri senza compromessi. O ci ami o ci odi.
E ancora su questo tema: l’esplosione di rabbia di questo disco in qualche modo deriva anche da questo?
In parte sì. Alcuni dei nostri pezzi sono riflessioni (decisamente urlate, ma pur sempre riflessioni) sull’indifferenza delle persone. Sono espressi a voce alta proprio per richiamare l’ attenzione, per scuotere. Cerchiamo di colpire forte col suono, e di lasciare che le parole e gli argomenti entrino invece lentamente nelle teste di chi ci ascolta. D’altra parte invece, ci riallacciamo a quello che dicevamo prima: è comunque il modo di esprimersi di questa band, poco importa se la musica rabbiosa va di moda o no, probabilmente avremmo suonato così anche se l’ alternative fosse stato il pop del 2000. È un dato di fatto per noi, diamo il massimo a livello creativo quando siamo incazzati.
Un disco di suoni decisamente ruvidi e ostinati. Reali prima di tutto. Ma di digitale? Quanto ne avete usato?
Il giusto! nel senso che una componente digitale c’è, ma solo in alcuni effetti di chitarra e basso, che vengono comunque mescolati all’ analogico e in ogni caso passano sempre attraverso le nostre mani. Siamo noi a controllare la componente digitale, non c’è nulla di aggiunto al computer. Abbiamo approcciato alcuni pezzi come fossero elettronici, cercando le atmosfere di quel genere, ma comunque suonati in tutto e per tutto da noi quattro. È stato interessante questo modo di scrivere, sul prossimo disco potremmo esagerare di più e spingere in questa direzione. Chissà…
Spettacolare questo nuovo video. Siete coscienti che “Amsterdam (hai una cura per me?)” è davvero quello che si dice “un pezzo”?
Siamo contenti che ti sia piaciuto! È’ stato girato dai ragazzi dei Videns Studios che sono riusciti a ricreare perfettamente l’atmosfera che avevamo in mente per il pezzo. Ci piacciono i colori un pò estremi che hanno dato al video, sono un pò spietati come il sound, gli elementi si legano bene fra di loro. L’idea era di ricreare i Red Lights di Amsterdam, non era facile farci sembrare 4 prostitute credibili e professionali ma ci sono riusciti alla grande.
Quale cura in fondo chiedete alla vostra musica?
Una cura per la magrezza dei nostri portafogli! La cura per il lato un pò inquieto e maledetto che fa parte di noi. E lo è davvero, chiudere nelle canzoni i nostri fantasmi è la migliore terapia.