– Introduzione di Riccardo De Stefano
Intervista del Cantautore Misterioso –
Il Cantautore Misterioso. Un personaggio romantico, d’altri tempi: velato dall’anonimato, inizia suonando cover, come quella geniale di Calcutta in latino (“Pesto” che diventa “Paestum”).
Oltre alle cover ha il suo Podcast, “Broncio”, su Spotify. Poi inizia a fare le proprie canzoni, sobbalzando sull’ironia, la meta-ironia, la meta-musica, la meta-meta musica, la post-ironia, il disagismo, il citazionismo nostalgico e tutto quello che si può pensare. Un brano emblematico è “Aimone e Camihawke”.
Qualche giorno fa è uscito il suo primo Ep, “Scrivere canzoni potrebbe non funzionare”. E su Facebook pubblica una vera e propria richiesta, dove fa il mio nome! Pensate l’insolenza!
“Triggerato” (come dicono i giovani) dal messaggio, non mi rimaneva altro da fare che dirgli “ok”. Come ok? Ok cosa?
Vai, Cantautore Misterioso, intervistati da solo. Io te la pubblico. E così è stato. Che dirà sui Pinguini Tattici Nucleari? Lo faranno aprire il loro concerto al Forum a Milano? E l’Universal sbloccherà la sua cover su YouTube? Lo avrà mai questo pass per il il Concerto del Primo Maggio? E Maciste lo accoglierà alla fine? Non lo sappiamo, sappiamo solo che continuerà a provarci.
Ed ecco a voi, la prima intervista meta, post, ironica, indie, disagista, autoriferita: il Cantautore Misterioso che intervista se stesso.
Ehi piano con le parole. Non lo so se ho smesso. Diciamo che io e le cover ci siamo presi un momento di riflessione. Di solito il “motore immobile” che muove le mie scelte sono i likes. I numeri delle mie cover sono piuttosto scesi nell’ultimo anno. La colpa è di YouTube Music, ora quando esce una canzone su Spotify viene generato un video automatico. Il 90% dei miei sforzi era diretto a far uscire le cover prima del video ufficiale, in modo da intercettare furbescamente le ricerche degli utenti. Ora non ha più senso. Parafrasando il celebre meme del mio alter ego mascherato Milord: “Il mio lavoro qui è finito”.
Come mai hai finalmente deciso di diventare cantautore?
Ho sempre scritto canzoni, con altri progetti. Ho addirittura iniziato quando ancora non andava di moda l’italiano, ma finché c’è stata l’università di mezzo non sono mai riuscito a concludere molto. Come regalo di Laurea un giovane cantautore romano mi regalò un microfono a condensatore e una scheda audio. Mi disse “ti serviranno quando vorrai raggiungere il LOVE”. Quel cantautore era Tommaso Paradiso.
Diciamo che le cover sono state un modo di esercitarmi nell’attesa di una fantomatica ispirazione. Un giorno del 2019, dopo aver incontrato per la prima volta la bellissima ragazza che sta leggendo questa intervista, qualcosa è cambiato, e ho finalmente ripreso a scrivere. Ma si tratta ancora di esperimenti, tentativi di emulazione. Ho letto da poco un bel libro sugli ultimi 10 anni di storia della musica Italiana: “Era Indie”. Quasi tutti gli intervistati sostengono di aver scelto questo “genere” perché era quello che sentivano intimamente nel proprio cuore. Io no, io l’ho scelto per i likes, e perché a forza di fare cover, ho finito per appropriarmi dei vari trucchi del mestiere. Giochi di parole, citazioni letterarie, lessico social e riferimenti alla cultura generale.
Cosa ne pensi della scena musicale attuale?
Scusa ma non ho voglia di rispondere in modo esaustivo. So che sei piuttosto informato sull’argomento quindi dovrei impegnarmi troppo per cercare di elaborare un pensiero intelligente. Ti dico solo che stiamo arrivando alla terza/quarta generazione dei cloni di Calcutta, e alcune nuove proposte cominciano a risultare davvero intollerabili. Te ne accorgi perché durante l’ascolto ti viene un desiderio intollerabile di picchiare il cantante. Io una volta l’ho fatto. Cioè non drammatizziamo gli ho dato solo una cinquina. Ma se l’era meritato.
Come nascono le tue canzoni
Ti svelo il mio trucco, che poi è modus operandi di tutta la scena. Tommaso mi aveva chiesto di tenere il segreto, ma anche io gli avevo chiesto di non lasciare i Thegiornalisti. Ora siamo Pari. Insomma abbiamo delle note sul nostro smartphone. Ci segniamo tutte le frasi argute che pensiamo/ascoltiamo durante la giornata. Ti scrivo l’ultima che mi sono appuntato:
“tu che come lo zucchero, non hai data di scadenza /
tu chiamala Francesca io la chiamo indifferenza”
Quando il file diventa sufficientemente lungo chiami Dario Faini e gli chiedi di fischiettarti una melodia al volo su Whatsapp.
Di cosa parla “Scrivere canzoni potrebbe non funzionare”
Si tratta di un “concept ep”. Raccoglierà tutte le canzoni che ho scritto per chiedere qualcosa a qualcuno. Il titolo è un’amara considerazione a posteriori. Spesso se vuoi ottenere qualcosa, scrivere una canzone per palesare la richiesta non è una strategia vincente. In effetti il “potrebbe” sembra lasciare uno spiraglio aperto, ma è una pura finzione commerciale. La prima versione recitava lapidaria “scrivere canzoni non funziona”. Il mio manager mi ha consigliato di edulcorarlo.
Davvero nessuna canzone ha mai ottenuto l’effetto che desideravi?
Maciste dischi mi ha mai fatto aprire un concerto di Galeffi? Ho mai ricevuto il pass per il concertone del Primo Maggio? Te lo dico io: NO. E allora ho cominciato a interrogarmi su questo tema, troppo spesso sottovalutato. Le canzoni raggiungono mai il loro scopo originario? Realizzano la finalità per cui sono state concepite? Oggi milioni di persone cantano “non mi ricordi nessuna guagliona”, ma nessuno sa cosa abbia pensato questa fantomatica “donna Favela” la prima volta che ha ascoltato Oroscopo alla radio.
Qualche mese fa ho pubblicato la cover di “Non avere paura”. Il video è stato bloccato per violazione di copyright. Non potevo rimanere in silenzio e “Buongiorno Universal Italia” è sgorgata di getto. Quando la segnalazione è sparita non ci potevo credere. Merito della canzone? Non lo saprò mai, e forse non voglio neppure mai saperlo. Le canzoni servono solo in quanto canzoni, non sono mai meri strumenti, noi siamo gli strumenti delle canzoni.
È una riflessione davvero profonda, complimenti.
Lo so, infatti l’ho appena trascritta nel famoso file di cui parlavamo qualche domanda sopra.
E questa storia di aprire il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari? Non ti sembra una pretesa eccessiva? Si tratta pur sempre di uno dei palchi più importanti d’Italia.
Il 22 aprile del 2017 Lo Stato Sociale si esibiva al Mediolanum forum. In apertura c’erano tre giovani cover girls, ma nessun cover boys. Quella sera ero nel pubblico. Quella sera è nato il “Cantautore Misterioso”. Avevo capito che nel mondo delle cover c’era una forte polarizzazione che andava equilibrata, io ci avrei provato.
Oggi il gruppo da molti considerato erede dello Stato Sociale si esibisce su quello stesso palco. Quel gruppo ha la possibilità di ribaltare le sorti della storia, di chiudere un cerchio. Forse l’indie non è davvero morto, forse sta per tornare. Scusa, mi serviva una chiusura ad effetto.
A chi consiglieresti il tuo EP?
In realtà a nessuno. È il mio primo lavoro, quindi non ero obbligato a farlo bello. Il mondo è pieno di canzoni che dobbiamo assolutamente ascoltare, libri che non possiamo non leggere. Serve creare altro materiale indispensabile? Non credo. Anzi, in questo modo i miei fan sono sollevati da qualsiasi responsabilità. Se mi ascoltano sono ovviamente contento, in caso contrario non si saranno persi nulla.