Collisioni di intenti e contaminazioni di dialoghi, di parole e di teatrale musicalità. La Bazee Records ci presenta un disco che non ammette compromessi e si presenta con un linguaggio tutto suo, dalla prima all’ultima traccia. Loro sono Il Boom, commistione di generi e di ecosistemi musicali forse lontani. L’ecosistema della parola di Eugenio Ciuccetti – autore, cantautore, produttore – e l’ecosistema di Raffaele Rinciari, pianista jazz da club raffinati, di suoni eleganti da intenditori e di band in abiti gessati. Un singolo fuori ormai da tempo accompagnato da un video che realizza a pieno questo dipinto in una sola pennellata. Il singolo di lancio è “Jazz Club” ma a seguire anche tracce di riflessione e di rabbia, di denuncia e di rassegnazione. Vita sociale, amori, ironia e tanto gusto per il mestiere.
Scena Indie italiana. Di certo Il Boom non rispecchia niente di quello che troviamo, almeno parlando di questa tipo di scena. Voi invece che habitat state inseguendo per la vostra musica?
Noi veniamo da tanti anni di musica jazz, questo è il mondo in cui ci siamo formati e che più ci rappresenta. Ma grazie all’incontro con i testi di Eugenio Ciuccetti (che è anche il produttore del progetto Il Boom) è nata la possibilità di sperimentare una sintesi con la canzone d’autore. Il risultato ci appaga totalmente perché è un risultato innanzitutto genuino. Che spazio riusciremo a trovare? Speriamo quello della qualità.
Secondo voi il pubblico di oggi è ancora curioso e attento verso certe sfumature musicali e culturali?
Il pubblico ha fame di cose vere. E noi siamo veri. È vera la gavetta che abbiamo fatto, è vera la musica che suoniamo, sono vere le storie che raccontiamo. Siamo sicuri che in tanti là fuori stanno cercando quello che noi abbiamo da proporre.
Domanda tipica, forse banale, ma essendo diversa la penna e la mano forse risulta interessante: prima il testo di Ciuccetti o prima la musica di Rinciari?
Tutti i brani del nostro album (intitolato Così come ci viene) sono nati prima dal testo. Cosa inusuale ma che in questo caso ha funzionato benissimo.
Quanta America c’è? Quanta Italia? Quanto resto del mondo?
Nelle nostre vene si mescolano tante influenze diverse. C’è il jazz, c’è lo swing, ma anche il cantautorato italiano. C’è Fred Buscaglione, c’è Paolo Conte ma anche Giorgio Gaber. Ognuno di noi porta il proprio contributo di esperienze e sensibilità. E il mix ci pare credibile e vincente.
Un genere così ricco di particolari e sfumature, come vive la scena live di oggi che vive di certo un momento di grande depressione?
Noi siamo animali da palco. Abbiamo sempre suonato tra la gente e cerchiamo sempre più occasioni per poterlo fare. La crisi c’è, è inutile negarlo. Ma la musica alla fine è più forte di tutto.
Sempre riferendomi ad un’attualità discografica molto precaria, dar vita ad una label discografica – la Bazee Records che cura anche altri progetti oltre il vostro – che obiettivi e che ambizioni ha?
Bazee è nata senza troppi calcoli per dare ai suoi fondatori e componenti una possibilità che altrove non trovavano. Uno spazio libero e di qualità dove dare corpo alle proprie idee e alla propria musica. Ovviamente abbiamo i piedi ben piantati per terra e guardiamo con realismo alle dinamiche del mercato. Ma non credo che sarà mai il profitto a determinare da solo le sorti del nostro lavoro. Piuttosto andremo avanti finché avremo qualcosa da dire e progetti di cui andare orgogliosi.
Angelo Rattenni