Demenza pre-senile, intelligenza e follia mista a demenzialità raffinata ma forse ancora un poco troppo poco, come dire appena un filo sotto quella maturità che eleva la battuta in cinica denuncia, sottile ma neanche tanto… sempre ridendo sia chiaro. Primo disco di inediti dal titolo “Burro – I grandi successi de I Vendrame” per la formazione abruzzese che dedica il suo moniker proprio a Ezio Vendrame quale bandiera dei grandi ma troppo illuminati dal grande riflettore del main stream. Così questo primo disco è fatto di canzoni pop dai contorni rigidamente plastificati e umanamente istintivi, lasciando che sia l’estro l’unico capace di mettervi bocca, mano e corde di chitarra. Canzone che ovviamente riprende la grande scuola, di grandi nomi, di fantasmi forse troppo grandi da non farci caso dietro ogni nota di questo disco. Ma da qualche parte si deve pur cominciare…
Beati gli ultimi perché saranno i primi. Non vogliamo essere dissacranti ne mancare di rispetto. Citiamo soltanto per parafrasare un poco il leitmotiv di questo nome dedicato ad Ezio Vendrame e alla scena di chi non è stato illuminato come avrebbe forse meritato. Ma alla fine, arriveranno per davvero in prima posizione?
Bisognerebbe capire “Oggi” cosa vuol dire essere primi o ultimi… a noi essere ultimi ci fa stare di un bene! Anche perché, parlando di Beati, il nostro mentore e Sassofonista il Dottor Palmito, è di fatti Beato (in senso prettamente religioso). Comunque, per essere più concreti, diciamo che in quest’epoca musicale moderna, manca soprattutto la possibilità di essere ascoltati, così come è cambiato negativamente il modo di ascoltare musica, nonostante le moltissime possibilità che le nuove tecnologie mettono a disposizione.
“Burro” ha davvero tanti “successi” secondo voi? Con questo vi chiedo, al di là dell’ironia del titolo: avete selezionato il meglio della vostra prima produzione oppure dentro ci sono anche canzoni di seconda classe, per così dire?
No no assolutamente, sono 8 “Grandi Successi”, volume UNO. Tieni conto che è già in preparazione “i Grandi Successi” volume DUE. Immagino che ascoltandolo tu mi darai sicuramente ragione! Oppure lo hai già fatto e mi volevi spingere ad enfatizzare BURRO? Ho finito per risponderti facendoti una domanda… (sorriso di circostanza).
Ecco, parliamo di ironia: cos’è per voi? Si scade in un attimo nella comicità… ma quella è un’altra storia.
Noi scadiamo con estrema costanza, anzi… ormai la nostra età avanza e per molti “giovani” siamo già scaduti, ma per noi dissacrare, giocare sui paradossi, sulle dinamiche del mondo discografico e non, è sicuramente un modo di esprimere un malessere, un punto di vista differente per raccontare il quotidiano. Infatti, spesso raccontiamo personaggi improbabili (o probabili) nei nostri capolavori.
E questo disco, anche figlio di un certo teatro canzone milanese, arriva davvero fuori da tutti i canoni previsti dalle mode indie. Da cosa viene ispirato?
Direi che lo hai “collocato” abbastanza correttamente. Spesso, l’accostamento che ci fanno con gli “Elio e le storie tese”, cosa che ci fa molto onore, ci spiazza (ride). ln genere lo fanno solo per comodità, perché è facile accostare l’ironia e la demenzialità con il nostro genere. Tra l’altro, il noto gruppo milanese degli “Elii” ha una formazione musicale spaventosa, quindi sarebbe un accostamento esagerato e fuori luogo. Noi cerchiamo di utilizzare la musica come “cornice” per le nostre storie, come un “vestito” per i nostri personaggi, come “maschera” per i malesseri che cerchiamo di raccontare.
Il nostro disco, comunque, ha molteplici influenze derivanti dalle diverse formazioni dei componenti del gruppo. Sicuramente c’è del Gaber, Jannacci, ma ci sono anche sentori di Squallor, Skiantos, Rino Gaetano, Graziani, Califano per poi viaggiare dai Dream Teather a Frank Zappa (senza zappa)… insomma, sull’album troverete una “Incoerenza di genere” che vi condurrà in un “percorso onirico” che parte dal Metal progressive e arriva a Raul Casadei.