Si intitola “Supereroi” l’ultimo album, quarto in studio, del duo palermitano Il Pan del Diavolo. Energico, rock, tipicamente folk e co-prodotto da Piero Pelù è uscito il 17 febbraio per La Tempesta Dischi. Abbiamo incontrato Piero Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo per parlare delle nuove canzoni, della musica italiana, della Sicilia e, ovviamente, di superpoteri.
Partiamo dalla prima impressione avuta ascoltando “Supereroi”, il vostro ultimo album. Dopo tre anni di distanza da FolkRockaBoom siete tornati con un sound decisamente più rock. Le chitarre elettriche svettano come mai avevano fatto prima nei vostri lavori. Siete d’accordo ?
A: Assolutamente, è cambiato sia il sound che il ruolo delle chitarre elettriche. In passato, il riff principale era quasi sempre affidato a strumenti acustici più tipicamente folk come il banjo o la dodici corde. In “Supereroi”, invece, è quasi sempre l’elettrica ad occuparsene
G: Negli altri album le chitarre elettriche creavano giusto il sapore rock. Però, in fondo, noi siamo sempre stati dei rockettari. E questa volta, di tutte le mille influenze che ci attraversano è uscita quella più rock; anche un po’ garage se vogliamo
Nonostante il ciuffo rockabilly sia sempre lì ben visibile !
G: Quello sempre
Ma c’è anche lo zampino del diabolico Piero Pelù in quest’album. Come ha influenzato sulla produzione la sua esperienza e che tipo di collaborazione è stata ?
A: Piero lo conosciamo da anni e tra noi si è creata sin da subito una grande intesa. Per quello che suoniamo non poteva andare altrimenti. Il suo è stato un contributo fondamentale, era il terzo osservatore, vigile, critico ed esterno alle nostre dinamiche. Un po’ come Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori in passato
G: Si il confronto con una terza persona per noi è costruttivo e anche divertente direi
Parlando, invece, della canzone “Supereroi”, nella strofa cantate: “cos’hai di diverso dagli altri ?”. Ecco, credo che ad oggi sia una domanda interessante. Specialmente nel nostro mondo, in cui alla fine ci assomigliamo un po’ tutti e, ahimè, sempre di più. Cos’ha il supereroe che lo rende diverso dagli altri ?
A: Si, ci assomigliamo tutti e ci vogliamo distinguere tutti. Il supereroe ha una super-capacità che lo contraddistingue. Però vedi, questo è un invito a trovare il lampo nel buio. Noi, piccoli bruchi, che usciamo da una mela all’apparenza perfetta. Sviscerare le nostre capacità che ci rendono unici, qualsiasi capacità intendo. Se pensi di dover fare musica, prendi una chitarra e suona. Sarai un supereroe
E Il Pan del Diavolo cos’ha di “diverso dagli altri” ?
A: Il nostro è un progetto unico. Siamo atipici per composizione e credo che quello che si trova nel nostro sound non si trova da altre parti. Diciamo che è questa la capacità che abbiamo coltivato
E il mondo della musica ha bisogno di supereroi o ce ne sono già ?
G: Ce ne sono eccome ! Noi nel nostro disco ne abbiamo buttati dentro un po’, da Vincenzo Vasi ai TARM. I supereroi ci sono, quello che manca, a volte, è un cielo dove farli volare
Che intendi ?
G: Manca un paesaggio più ampio rispetto al mondo musicale italiano in cui viviamo adesso che chiede spazio e molto spesso non lo trova. Dal mondo professionale a quello di condivisione. Quello che possiamo continuare a fare è insistere, ma questo ci viene piuttosto bene
Vedete, da grande appassionato di supereroi, mi piace pensare “La Tempesta” come la Justice League della musica italiana
G: Vero !
Cosa significa fare parte di una realtà così importante ?
G: La Tempesta è una grande famiglia e c’è un confronto costante tra tutti i suoi membri. Ma la sua vera forza è la voglia di lasciare autonomia alle intuizioni dei suoi artisti. Questa è la caratteristica fondamentale.
Quando si parla di musica indipendente…
G: Questo rende giustizia al termine indipendente ! Non ha nulla a che vedere col genere, è uno status. Il nostro disco è indipendente, ma nel senso che non dipende da nessun altro se non da coloro che ci hanno messo il cuore, il tempo e tutto il loro impegno
Parlando della vostra terra, la Sicilia, ricordo una sera a Torino una band che si presentò dicendo “noi facciamo musica triste perché veniamo da Asti, non poteva essere altrimenti”. Ecco, mi chiedevo, quanto ha influenzato Palermo il vostro universo sonoro ?
A: La nostra origine è formante e anche noi non possiamo farne a meno. La Sicilia è un mondo parallelo, ovunque c’è calore, dal cielo sopra le nostre teste alle persone. Vivere a Palermo crea un legame con la storia che è palpabile. Quando cresci in un ambiente del genere ti influenza per forza. Poi c’è sempre una parte di questa città non proprio allegra e anche questo sentimento, tra nostalgia ed amarezza, si sente nel nostro sound
G: Se parliamo dell’aspetto professionale può essere difficile però. O meglio, credo che partire da città come Milano o Bologna risulti più semplice. Devi lavorare molto di più per superare lo stretto. Pensa solo che l’80% delle nostre date è da Roma in su
Come d’altronde l’80% dei tour in generale
G: Esatto. Eppure, quanto sarebbe bello farsi tutta l’Italia ?
Siamo giunti al termine e non posso non chiedervi che cosa farete da qui in avanti ?
G: Adesso tour, poi si vedrà. Siamo come il rinoceronte bianco, bisogna stare attenti, ma finché siamo io ed Ale ci sarà sempre Il Pan del Diavolo
Lunga vita al Pan del Diavolo
Gianluca Grasselli