– di Michela Moramarco –
I Riva sono una realtà musicale napoletana. I tre componenti provengono da esperienza artistiche diverse. Eppure, scelgono di unire e far convergere le forze nella circostanza di un viaggio a Berlino nel 2018 in cui iniziano a creare musica propria, arrivando alla pubblicazione dell’EP “Buona fortuna così”. Ed è a giugno 2021 che i Riva pubblicano l’EP dal titolo “Ho fatto un po’ di cose”, composto da sette tracce. Si tratta di brani piuttosto intimisti, introspettivi ma fruibili. Con sonorità pop cantautorali, i Riva propongono un EP fresco ma riflessivo, che lascia ila possibilità di prendersi del tempo per pensare. Inoltre il singolo “Tu vedevi pioggia io vedevo solo fulmini” potrebbe essere considerato il manifesto di queste attitudini e stili che caratterizzano complessivamente il disco.
Ne abbiamo parlato con il trio Riva.
I Riva sono un trio che con il nuovo EP dal titolo “Ho fatto un po’ di cose” prende coscienza del proprio essere una piccola parte dell’universo. Come è avvenuto questo processo graduale verso la suddetta consapevolezza?
Credo che sia un percorso naturale di crescita: una volta, credo almeno dieci anni fa sentii un’intervista in cui Samuele Bersani diceva che più cresceva e più diventava insicuro, anche quando faceva un disco. Forse perché cambia il metro di giudizio e inizi a confrontarti con l’immensità e l’ineluttabilità delle cose del mondo. Insomma, anche se fai “un po’ di cose”, resti un granello in mezzo a tanta sabbia, come diciamo nel brano “Ghiacciai”.
“Vorrei fermare quel ricordo prima che scappa”. In qualche modo la musica è d’aiuto nel bloccare i ricordi?
Quando riascolto musica alla quale ero interessato in passato mi ritornano in mente tutte le sensazioni dell’epoca, le canzoni sono una macchina del tempo, come i profumi.
Cosa significa vedere solo fulmini, tra la pioggia?
Nella canzone era un modo per spiegare punti di vista differenti: può capitare che una situazione possa essere letta in maniera diversa in relazione ai trascorsi di ciascuna persona. Non mi piace spiegare troppo, vorrei che ognuno la pensasse un po’ come vuole.
La circostanza pandemica è stata determinante nella creazione e nella sottostante scelta di proporre un EP così introspettivo?
Sì, tutto influenza la scrittura, ogni minima cosa che succede sposta gli equilibri, modifica concetti e sfumature: il 2020 è stato per tutti un grande momento di riflessione.
Dopo un periodo così particolare, non è rischioso, a vostro parere, presentare un progetto così intimista? Confidate nella condivisibilità?
Non ci abbiamo proprio pensato onestamente, non ragioniamo molto su quello che potranno pensare gli altri mentre lavoriamo alle canzoni; sarebbe come snaturare tutto.
Domanda quasi banale, ma necessaria: quali sono i vostri progetti per il futuro?
Stiamo mettendo su un tour con il grande appoggio di Futura Dischi, speriamo parta dopo l’estate; per quanto riguarda le nostre vite private stiamo cercando la serenità, purtroppo – o per fortuna – non è esclusivamente una faccenda solo musicale.