Quando si decide di andare a vedere un concerto de I Ministri, si deve tener presente che sudare è il minimo sindacale (a marzo, al Blackout, hanno “sudato” anche i muri; sul serio, non metaforicamente parlando). Se poi il gruppo di apertura si chiama Fast Animals and Slow Kids (anche detti Fask) allora, quasi sicuramente, l’effetto sarà quello di un immenso rave party, in cui chi si ferma è perduto.
L’Atlantico Live è gremito di gente venerdì sera, 6 dicembre, data che inizialmente è sold out, ma poi vengono messi a disposizione altri biglietti al botteghino. Gente a perdita d’occhio che (come hanno sottolineato I Ministri sulla loro pagina Facebook) dal palco sembra un oceano “atlantico”, appunto. L’acustica, in realtà, potrebbe essere migliore ma la grandezza del locale, in questo senso, non aiuta. Comunque la riuscita del concerto è indubbia.
Già i Fask incendiano l’atmosfera e, assistendo ad un loro live, ti rendi conto del fatto che il termine “animals” nel loro nome non è proprio casuale e che di “slow” hanno veramente ben poco. La band nasce a Perugia nel 2007 ed è formata da Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti. La loro performance non lascia un attimo di respiro e i primi a dare il sangue sono loro, sul palco. Dal loro live, inoltre, trapela un grande amore per la musica, quella vecchio stampo, basata tutta sul contatto con il pubblico, sul sentirlo vivo.
Quei gruppi che non vendono musica, la fanno.
La differenza consiste principalmente nel fatto che ti impegni per portare la tua musica in giro non tanto per un ritorno di immagine (che alla fine resta comunque una delle esigenze legittime di una band), quanto perché senza il palco proprio non riesci a stare. Lo dimostra la decisione della band di permettere al proprio pubblico di acquistare il loro album, HYBRIS, sia durante i concerti sia di trovarlo in release su internet, scelta adottata da molte band contemporanee. Un gruppo di apertura che vale quanto un intero concerto, con tanto di stage diving del frontman, Aimone Romizi; e adesso la curiosità di vederli in una loro data è davvero molta.
Cambio palco e arrivano I Ministri, un gruppo che nasce a Milano e formato da Davide “Divi” Autelitano (voce e basso), Michele Esposito (batteria) e Federico Dragogna (chitarra e cori) ma che è anche l’autore dei testi delle canzoni. La band poi si avvale della collaborazione di un altro componente, Filippo Cecconi (chitarra e tastiere), detto F punto, che per i fan è un membro a tutti gli effetti del gruppo.
Il concerto si apre con Il futuro è una trappola, dall’album Tempi Bui, del 2009 che sicuramente è fra i più conosciuti ed apprezzati del gruppo. Continua con tre brani, Le nostre condizioni, Comunque e I giorni che restano, tratti tutti dal nuovo album Per un passato migliore. Brani storici della band si alternano a pezzi del nuovo disco, lasciando spazio anche a pezzi che forse sono stati suonati più raramente live (come La casa brucia da Tempi Bui o La petroliera da Fuori). Una scelta che probabilmente deriva dal fatto che questa di Roma era una delle ultime date di un tour che li ha visti impegnati per più di un anno e che ha contato 3 date solo a Roma (più un’esibizione al Concerto del Primo Maggio).
La band, infatti, ha già annunciato da molto (e poi ha ribadito anche alla fine del concerto) che dopo queste ultime date ci sarà un periodo di pausa, neanche troppo breve in realtà. Un anno che per I Ministri è stato ricco di soddisfazioni e che di sicuro ha segnato una crescita della band in termini di notorietà; che li ha consacrati ad un pubblico più vasto, meno di nicchia.
La prima parte del concerto si chiude, come di consueto, con Il bel canto, sempre da Tempi Bui, eseguito in versione acustica e su cui Divi fa stage diving. Un brano a cui il pubblico è ormai affezionato e tutti aspettano impazientemente; uno di quei pezzi che ti fa innamorare per come la band lo suona live.
Una breve pausa e I Ministri tornano sul palco; proprio perché è l’ultimo concerto a Roma per un po’ di tempo lo chiudono col botto. Eseguono Tempi Bui, Mammut (dal nuovo album) e Diritto al tetto (sempre da Tempi Bui). Il pubblico è carico come poche altre volte, altro stage diving del cantante e poi anche di Dragogna, che salta giù dal palco con la chitarra in mano. All’ultimo pezzo Abituarsi alla fine da I soldi sono finiti,l’odore di adrenalina è quasi percepibile nell’aria. Un gruppo, insomma, i cui live non deludono mai, caratterizzato da una forza che fa impallidire, che non è solo tipica del frontman, ma è propria di ogni singolo membro. Vedere Federico Dragogna che suona la chitarra è un piacere perché la grinta e la determinazione caratterizzano ogni suo movimento. Altrettanto si può dire di Michele Esposito, un batterista che raramente rimane nell’ombra (come spesso accade purtroppo). Un concerto pensato per salutare come si deve Roma e per dare una scarica di energia che possa bastare a coprire i mesi di assenza dalle scene del gruppo.
Durante il concerto I Ministri salutano F Punto dato che la fine del tour coincide anche con il termine della collaborazione con quest’ultimo. Anche Roma non si risparmia e fa sentire il proprio calore e la propria energia. Di sicuro un bell’arrivederci, che non lascia dubbi sul fatto che questo gruppo continuerà a far parlare di sé.
Testi arguti e pungenti, che interpretano un’epoca; un sound energico e live adrenalinici; iniziative distintive e volte a promuovere la buona musica (vedi l’idea di diffondere il primo album, I soldi sono finiti, con una moneta da un euro in copertina per sensibilizzare sulla crisi discografica): ecco a voi la ricetta per ottenere un gruppo autentico, appassionato e che, di sicuro, non passa inosservato.
Si ringrazia l’Atlantico Live, GodzillaMarket e Ausgang per la gentile ospitalità
Di seguito i brani eseguiti durante il concerto:
Il futuro è una trappola
Le nostre condizioni
Comunque
I giorni che restano
Gli alberi
Spingere
La faccia di Briatore
La casa brucia
La petroliera
Il Sole (è importante che non ci sia)
Noi fuori
Una palude
Il bel canto
Tempi bui
Mammut
Diritto al tetto
Abituarsi alla fine
Federica Ponza
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